Il governo prenderà una decisione sul “Green pass”
Ne sta discutendo con le regioni e i partiti della maggioranza, ci si aspetta un aumento delle restrizioni per chi non sarà vaccinato
In questi giorni il governo sta discutendo con le regioni e i partiti che lo sostengono ulteriori restrizioni ai movimenti delle persone per via della progressiva diffusione della variante delta del coronavirus, su modello di quelle appena entrate in vigore in Francia e in discussione in diversi altri paesi europei. Al centro delle discussioni c’è il cosiddetto certificato “Green pass”, che potrebbe diventare obbligatorio per accedere a diversi luoghi e attività: l’obiettivo è quello di incentivare la vaccinazione e rendere più sicuri possibili i potenziali luoghi di assembramento.
Cos’è, a cosa serve
Al momento il Green pass, chiamato anche “certificato COVID-19”, è in vigore dal primo luglio in Italia e in tutta l’Unione Europea, anche se ogni paese conserva la libertà di decidere i parametri con cui assegnarlo. Attesta che la persona che lo possiede è stata vaccinata (in realtà in Italia per riceverlo è sufficiente la prima dose del vaccino), che è guarita dall’infezione, oppure che è risultata negativa al virus tramite un test molecolare o antigenico. Oltre a permettere gli spostamenti fra i paesi dell’Unione, in Italia consente di muoversi liberamente fra regioni in zona arancione e rossa (al momento, nessuna), di accedere alle residenze socio-assistenziali (RSA) e di partecipare a feste, cerimonie ed eventi sportivi.
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Su cosa si sta discutendo
Il governo dovrà prendere varie decisioni riguardo al “Green pass”. La prima, per esempio, riguarda il numero di dosi necessarie per ottenerlo: secondo i giornali il Comitato tecnico-scientifico avrebbe consigliato al governo di rilasciarlo soltanto dopo due dosi, come avviene peraltro in diversi paesi europei. Non è chiaro che decisione prenderà a riguardo il governo.
Sembra però che nelle ultime ore la discussione si stia concentrando soprattutto sul vincolare l’accesso ad alcuni luoghi e attività al possesso del Green pass. Il Corriere della Sera scrive che le regioni, riunite martedì nella conferenza Stato-regioni, abbiano chiesto di richiederlo all’ingresso di stadi, discoteche, fiere e congressi, ma anche di treni, navi e aerei a lunga percorrenza. In discussione c’è anche la possibilità di chiederlo per accedere nei ristoranti al chiuso, al cinema e ai teatri.
Repubblica dà conto dell’ipotesi che a partire da settembre siano mantenute le stesse norme, ma che il Green pass sarà rilasciato soltanto dopo la seconda dose del vaccino. Sempre secondo Repubblica il governo sta valutando l’ipotesi di rendere obbligatorio il Green pass anche per accedere al trasporto pubblico locale a partire da settembre: nel caso sarebbe probabilmente un grosso incentivo per insegnanti e studenti che ancora non hanno prenotato il vaccino.
Nei giorni scorsi il governo aveva previsto di aggiornare le norme sul Green pass già mercoledì con un decreto legge in vigore da lunedì 26, ma tutti i giornali sono concordi sul fatto che l’approvazione avverrà domani. La Stampa spiega infatti che il governo sta ancora discutendo con la Lega, il partito di estrema destra che sostiene il governo e dall’inizio della pandemia ha sempre tenuto le posizioni più minimizzatrici all’interno della maggioranza. Il segretario della Lega Matteo Salvini «vorrebbe limitare l’uso del passaporto solo agli stadi e agli eventi affollati», aggiunge la Stampa.
Il colore delle regioni
Come ha anticipato nel weekend il ministro della Salute Roberto Speranza, nel prossimo decreto legge sulle restrizioni verranno cambiati anche i criteri che determinano il colore delle regioni, cioè il livello delle restrizioni a seconda della diffusione del contagio.
Speranza ha spiegato che verrà data più importanza ai ricoveri negli ospedali piuttosto che agli altri indicatori usati finora, come il numero di contagi in rapporto alla popolazione. «In una fase caratterizzata da un livello importante di vaccinazione è ragionevole che nei cambi di colore e nelle conseguenti misure di contenimento pesi di più il tasso di ospedalizzazione rispetto agli altri indicatori», ha spiegato Speranza a margine della riunione organizzata dalla presidenza semestrale slovena del Consiglio dell’Unione europea con i ministri di Germania, Portogallo e Slovenia.
Nella conferenza Stato-regioni di martedì le regioni hanno chiesto di dare molta più rilevanza al criterio dell’occupazione dei letti negli ospedali, suggerendo di stabilire l’asticella per l’ingresso in zona gialla al 20 per cento di letti occupati nelle terapie intensive e 30 per cento nei reparti ordinari. Secondo i giornali Speranza vorrebbe conservare un criterio che tenga conto dei casi degli ultimi giorni, anche se con un peso minore, e introdurre soglie più basse per l’ingresso in zona gialla (si parla del 5 per cento dei letti occupati in terapia intensiva e 10 per cento nei reparti ordinari).