La Francia ha reso meno stringenti le nuove restrizioni
Dopo il parere del Consiglio di Stato, il governo ha ripensato ad alcune contestate regole sull'uso del “certificato COVID-19”
Mercoledì 21 luglio sono entrate in vigore in Francia le nuove severe restrizioni decise dal governo la scorsa settimana per contrastare la diffusione della variante delta del coronavirus. Le restrizioni prevedono che l’ingresso in diversi luoghi pubblici e privati sia riservato alle persone che possiedono un “certificato COVID-19”, cioè che siano completamente vaccinate o risultate negative al virus. Martedì pomeriggio però il governo ha fatto sapere che ha reso e renderà meno stringenti alcune di queste misure in seguito alle valutazioni del Consiglio di Stato, un organo consultivo che fornisce pareri giuridici sugli atti del governo. Fra sabato 17 e domenica 18, fra l’altro, decine di migliaia di persone avevano manifestato in piazza contro la durezza delle nuove restrizioni.
Il Consiglio di Stato aveva consigliato al governo di ridurre le multe per i responsabili di ristoranti e negozi che non controlleranno accuratamente il “certificato COVID-19” all’ingresso. In origine le multe erano di 45mila euro: il governo ha accolto la valutazione del Consiglio di Stato e stabilito che la multa sarà di almeno 1.500 euro per le persone fisiche e almeno 7.500 per gli enti e le associazioni. La misura fra l’altro era stata definita «eccessiva» dal ministro dell’Economia, Bruno Le Maire.
Era stato previsto inoltre che il “certificato COVID-19” fosse obbligatorio per entrare in tutti i centri commerciali di superficie superiore a 20mila metri quadri. Dopo il parere del Consiglio di Stato, Le Monde scrive che il governo sta considerando di rendere la norma più flessibile, e inserire una clausola che permetta l’ingresso anche ai non vaccinati se in zona non ci sono altri negozi dove acquistare beni essenziali.
Sembra che sarà ammorbidita anche la regola che impone il “certificato COVID-19” ai ragazzi fra 12 e 17 anni. In teoria sarà richiesto dal 30 agosto, ma martedì la Camera ha votato per estendere il termine al 30 settembre durante la discussione sulle nuove restrizioni, e il dibattito potrebbe durare diversi altri giorni.
Macron aveva giustificato le nuove restrizioni spiegando che si sono rese necessarie per via della progressiva diffusione della cosiddetta variante delta, ma anche per il tasso di persone vaccinate piuttosto basso e inferiore a diversi altri paesi europei. «Più ci vacciniamo e meno spazio lasciamo al virus», aveva detto.
La Francia è considerata uno dei paesi più scettici al mondo sull’efficacia dei vaccini. Al momento è stato completamente vaccinato circa il 42 per cento della popolazione complessiva. Il 56 per cento ha invece ricevuto una dose singola del vaccino. In Italia sono state vaccinate il 47 per cento delle persone, mentre si stima che più del 60 per cento abbiano ricevuto almeno una dose. Anche Germania, Spagna e Belgio hanno dati migliori rispetto a quelli della Francia.
Nel frattempo, martedì il portavoce del governo Gabriel Attal ha spiegato che negli ultimi giorni è stato registrato un aumento dei casi «senza precedenti» dall’inizio della pandemia, e che al momento la variante delta rappresenta circa l’80 per cento delle infezioni.