Lo stranissimo horror che ha vinto a Cannes

“Titane”, della regista francese Julia Ducournau, contiene sesso, violenza, corpi deformi e automobili, uniti da una trama intricata: non è piaciuto a tutti

Il film Titane, un horror della regista francese Julia Ducournau, ha vinto la Palma d’oro alla 74ª edizione del Festival di Cannes. È la seconda volta nella storia del festival che il premio più importante viene assegnato a un film diretto da una donna (il primo fu Lezioni di piano di Jane Campion, vincitore a pari merito con Addio mia concubina). E sebbene i generi cinematografici siano fluidi e spesso soggettivi, c’è margine per sostenere che Titane sia il primo horror a vincere la Palma d’oro.

Di certo, Titane è un film ben strano. Probabilmente molto di più del cinema a cui il grande pubblico è abituato e interessato, e in ogni caso ci sono critici a cui è piaciuto molto e altri che l’hanno invece trovato pretenzioso, inutilmente esagerato in alcune delle sue scene più horror e pure un po’ sconclusionato.

Nel presentare Titane, il sito del Festival di Cannes parlava di un film su «un padre che, dopo una serie di crimini senza spiegazione, si riunisce con il figlio che era sparito per dieci anni». In realtà, la trama è ben più complicata. Per cominciare, la protagonista è una donna, Alexia: nelle prime scene la si vede da bambina, quando in seguito a un incidente stradale causato dal padre le viene messa una placca di titanio nella testa. Nel resto del film Alexia è adulta, spesso intenta in una danza erotica che ha a che fare con un’automobile.

Succede anche – come fa notare praticamente ogni recensione o commento del film – che Alexia faccia proprio sesso con un’automobile, restando incinta. «Ho visto moltissimi film, ma questo è il primo in cui una Cadillac mette incinta una donna» ha detto Spike Lee, presidente della giuria che ha assegnato la Palma d’oro a Titane: «mi ha fatto uscire di me, ci sono genio e pazzia, due cose che spesso corrispondono».

Ma questo è solo l’inizio. Alexia viene poi accusata di omicidio ed è costretta a scappare e cambiare aspetto. Scappando viene a sapere delle ricerche ancora in corso di Adrien, un ragazzino scomparso dieci anni prima. Alexia si taglia quindi i capelli, si rompe il naso (in una scena parecchio cruda) e finge di essere Adrien agli occhi di Vincent, il padre che ancora lo cerca. Non è ben chiaro quanto Vincent ci creda, ma sceglie comunque di accettarla. Il rapporto tra i due poi si evolve.


Nelle sue vicende Titane ha senza dubbio qualche elemento di fantascienza e nel suo approccio ci sono aspetti da film noir. Ma è stato soprattutto considerato un horror, nello specifico un body horror: una sottocategoria del genere che si concentra perlopiù su certe mutazioni, deformità, aberrazioni o violenze dei corpi o verso i corpi.

Si fa comunque fatica a mettere un solo nome a tutte le stranezze e gli azzardi di Titane, di cui Hollywood Reporter ha scritto che «unisce elementi di body horror, vendetta femminile e film per appassionati di motori» con lo scopo di «scioccare e sorprendere, due cose che molto cinema contemporaneo sembra non essere più in grado di fare». Secondo la recensione di Hollywood Reporter, una delle più elogiative, il grande merito del film sta nel raccontare «la storia stranamente appassionante di due esseri umani incasinatissimi che, contro ogni previsione e senza un patrimonio genetico condiviso, condividono un legame padre-figlio» definito «il vero cuore pulsante della vicenda».

Sempre Hollywood Reporter ha scritto che «tutto il film lavora su un livello allegorico volutamente esagerato» e che è «cinematograficamente ricco oltre che pieno di sfumature e significati».

Titane è piaciuto molto anche a Nicholas Barber, che su BBC lo ha definito «il film più sconvolgente del 2021» per il suo saper essere «una fantasia bellissima, cupa e contorta, una raffica da incubo e al contempo comica di sesso, violenza, illuminazione lurida e musica martellante». Anche secondo Barber il film risulta essere meno spiazzante di come ci si potrebbe aspettare, e questo perché «il racconto è lucido e propulsivo, e si ha sempre chiaro cosa sta succedendo, anche se non è chiaro il perché». Barber ha scritto inoltre che il gore (le scene sanguinolente che a molti creano disgusto e repulsione) c’è, ma che a suo modo di vedere è «bilanciato da umorismo e persino leggerezza, e quindi oltre ad avere conati di vomito, si ride anche». La considerazione finale di Barber è che per Titane Ducournau abbia scelto di «guidare fino ai confini del cinema convenzionale, per poi schiacciare sull’acceleratore».

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Ma ci sono anche diversi critici a cui Titane non è per niente piaciuto. Su Cinematografo, Federico Pontiggia lo ha definito «una sorta di Crash dei poveri» (il riferimento è al Crash del 1996 diretto da David Cronenberg). E che lo ha sintetizzato così: «un rapporto figlio-padre, inzeppato di tutto quel che può venirvi in mente: women’s empowerment, pulp, gore, Nikita, Leon, horror, interazione, anzi, fusione uomo-macchina, transumanesimo, travestitismo e proseguite voi». Secondo Pontiggia Titane non è altro che «un affastellamento di eccessi, tirate, estroversioni, soprattutto tanta confusione e cattivo gusto».

Un’opinione per certi versi simile l’ha espressa sul Guardian Peter Bradshawche ha parlato di un film di «pura stupidità e svettante inutilità» in cui ogni cosa è troppo studiata e lavorata, oltre che «crudelmente diretta», tra l’altro con un finale debole. Bradshaw, tra l’altro, aveva apprezzato Raw – Una cruda verità, il primo film di Ducournau, che parlava di una vegetariana che diventa cannibale, e che nel 2016 aveva fatto parlare perché, tra una serie di buone recensioni, in certi casi aveva fatto letteralmente vomitare e svenire qualche suo spettatore.

«Se esiste una cosa come la sindrome da secondo film body-horror, Ducournau ce l’ha», ha scritto Bradshaw. Hollywood Reporter ha invece messo Raw e Titane in relazione con alcuni altri film (come Jumbo della belga Zoé Wittock e Un couteau dans le cœur del francese Yann Gonzalez) e si è avventurato nel parlare di una «nuova ed eccitante corrente cinematografica francofona, che mette temi queer nel cinema di genere, con un trasgressivo approccio punk». Che propone di chiamare «French Punk Queer Wave».

Titane arriverà in Italia, ancora non si sa quando, distribuito da Wonder Pictures.