I problemi con la torcia e la preparazione delle Olimpiadi
Diverse cerimonie sono state contestate dai giapponesi che protestano contro i rischi della pandemia, con annullamenti e cambi di programma
di Benedetta Cominelli
A inizio luglio le autorità organizzatrici delle Olimpiadi di Tokyo hanno annullato una parte della staffetta della torcia olimpica che si sarebbe dovuta svolgere nella capitale giapponese a causa della pandemia da coronavirus: già nelle settimane precedenti altre tappe della staffetta avevano subìto cancellazioni e ridimensionamenti, e solo metà del tragitto era stato effettivamente percorso. La cancellazione decisa a luglio è stata l’ultimo di una serie di problemi legati alle cerimonie preolimpiche, tra cui intense proteste e atti di violenza contro i tedofori, causati da una forte ostilità da parte della popolazione nei confronti di un’edizione dei Giochi ritenuta pericolosa in tempi di pandemia.
La staffetta della torcia ha da decenni un importante significato simbolico. Il rituale della fiamma nacque nell’Antica Grecia, a Olimpia, dove ebbero origine le Olimpiadi e dove si accendevano fuochi per onorare gli dei Zeus ed Era. La staffetta fu introdotta invece nelle Olimpiadi moderne a partire dal 1928 ad Amsterdam. Ancora oggi la fiamma viene accesa a Hera, in Grecia, per poi essere trasportata fino al braciere, nel luogo in cui si tengono i Giochi, e viene alimentata per tutta la durata delle competizioni.
In Giappone i problemi legati alla cerimonia della torcia sono iniziati a Fukushima, città scelta come prima tappa della staffetta per ricordare i tragici eventi del terremoto e del conseguente disastro nella centrale nucleare di Dai-ichi dell’11 marzo 2011: la promessa del governo giapponese era quella di rilanciare l’economia locale. All’intera staffetta avrebbero dovuto partecipare 10mila tedofori, che avrebbero dovuto coprire un percorso esteso per 47 prefetture: praticamente tutto il territorio del Giappone. Il 25 marzo la staffetta è partita dallo stadio di Hirono, a Fukushima, ma la cerimonia di apertura si è svolta con modalità diverse da quelle previste, in modo più contenuto e senza pubblico, con soli trecento invitati, ed è stata trasmessa via streaming.
I problemi non sono finiti a Fukushima, ma anzi sono proseguiti con l’eliminazione di molte tappe e di eventi significativi. Per esempio è stata cancellata la partecipazione di Kane Tanaka, tedofora ultracentenaria considerata un personaggio di grande valore simbolico per il Giappone.
Kane Tanaka, che ha 118 anni, nacque nel 1903 nel villaggio di Kazuki, in provincia di Fukuoka, nel nord del Giappone. Fino a 103 anni ha gestito il negozio di riso di famiglia. Ha avuto quattro figli e altri 12 tra nipoti e pronipoti. Ha vissuto durante due guerre mondiali, l’epidemia di influenza spagnola, si è ammalata per due volte di cancro ed è guarita. Nel 1964, quando si tennero a Tokyo le ultime Olimpiadi giapponesi, aveva 61 anni. Quest’anno avrebbe dovuto portare la torcia attraverso Shime, città nella sua prefettura nativa, spinta sulla propria sedia a rotelle dai familiari, per consegnare poi la torcia al tedoforo successivo facendo dei passi in autonomia. Le autorità organizzatrici hanno però sospeso la sua partecipazione per tutelarla dal rischio del virus e hanno ridotto la cerimonia a una staffetta senza pubblico.
Malgrado l’organizzazione abbia scelto di semplificare le cerimonie e renderle meno rischiose, numerosi giapponesi hanno continuato a protestare, pacificamente e non, affinché le olimpiadi venissero posticipate o annullate a causa della pandemia.
Lo scorso 4 luglio, durante il passaggio della staffetta a Mito, nella prefettura di Ibaraki, la 53enne Kayoko Takahashi ha “sparato” contro un tedoforo con una pistola ad acqua con l’intento di spegnere il fuoco della torcia, dicendo: «Noi ci opponiamo alle Olimpiadi, fermate le Olimpiadi!». Potrebbe sembrare un’azione piuttosto innocua, ma in un paese come il Giappone, dove manifestare pubblicamente è raro, il video è diventato virale e ha provocato molto clamore.
Nelle ultime settimane ci sono stati altre manifestazioni contrarie alle Olimpiadi, oltre a quella di Takahashi. Il 9 luglio venti manifestanti si sono ritrovati fuori dal parco Komazawa, a Tokyo, durante una cerimonia preolimpica a cui stava partecipando anche il governatore della prefettura. Contemporaneamente, sempre nella capitale, altri quaranta manifestanti si sono riuniti fuori dall’hotel dove alloggiava il presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, gridando: «Niente più Olimpiadi».
Il 26 marzo il quotidiano giapponese Asahi Shimbun, uno dei principali giornali del paese, ha apertamente chiesto al primo ministro Yoshihide Suga di annullare le Olimpiadi, sostenendo che la vita e la salute delle persone debbano venire prima rispetto all’organizzazione di un grande evento sportivo.
L’Asahi Shimbun ha contestato anche il piano messo in piedi dal Comitato olimpico internazionale, il quale ha detto che l’organizzazione dei Giochi sarebbe proseguita nonostante la diffusione delle varianti del coronavirus, che stanno circolando in sempre più paesi del mondo. Il Comitato si è limitato a prevedere misure come controlli, tamponi e isolamenti. Il quotidiano ha però fatto notare che a muoversi saranno oltre 90mila persone tra atleti, allenatori e staff provenienti da tutto il mondo. Nello stesso articolo è stato riportato l’esito di un sondaggio condotto a marzo su cosa pensano i giapponesi delle Olimpiadi: l’86% della popolazione si è detta contraria ai Giochi, mentre solo il 14% ha detto di essere favorevole, anche grazie alle promesse del governo di grandi introiti.
In Giappone l’epidemia non si può certo dire conclusa, anche a causa della maggiore contagiosità delle nuove varianti e della campagna vaccinale che procede a rilento (solo il 20% della popolazione ha completato il ciclo). Dopo la quarta ondata tra aprile e maggio, i contagi hanno ricominciato ad aumentare. Lunedì scorso il primo ministro Yoshihide Suga ha dichiarato un nuovo stato di emergenza a Tokyo che resterà in vigore per tutta la durata dei Giochi, fino al 22 agosto.
Questo e gli altri articoli della sezione Intorno alle Olimpiadi sono un progetto del workshop di giornalismo 2021 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.