Alle Olimpiadi ci sarà anche un altro basket
Ovvero il basket 3x3, nato come sport da campetto e diventato popolarissimo in tutto il mondo specialmente tra i giovani
di Luca Giro
Dopo quasi un decennio di apparizioni in tornei internazionali, il basket 3×3 (si scrive così ma si dice “tre contro tre”) debutterà per la prima volta alle Olimpiadi di Tokyo 2020. È uno sport che si può giocare al chiuso o all’aperto e che è tra i più conosciuti tra gli amanti del basket perché rappresenta un’alternativa più pratica alla pallacanestro tradizionale. Per una partita sono infatti sufficienti metà di un campo normale, un solo canestro e sei giocatori (tre per squadra), quattro in meno di quelli necessari per una partita di basket tradizionale. Da simbolo della cultura di strada dei quartieri americani, il basket 3×3 è stato ammesso alle Olimpiadi con l’obiettivo di allargare la platea degli appassionati di questa disciplina e includere nelle competizioni più importanti paesi che non hanno una radicata tradizione nella pallacanestro.
Cos’è il basket 3×3
Nel basket 3×3 le due squadre formate da tre giocatori e una riserva giocano solo su una metà campo da pallacanestro regolamentare. Le partite durano dieci minuti, oppure terminano appena una squadra raggiunge i 21 punti. Anziché i 24 secondi di tempo per completare un’azione di attacco, come nel basket tradizionale, si hanno solo 12 secondi. Non ci sono tempi morti. Le uniche pause dal gioco vengono concesse con un time out di 30 secondi per squadra, con i cambi a gioco fermo e con i tiri liberi a seguito di un fallo.
Dal momento che entrambe le squadre giocano con un solo canestro, entrambe possono andare a canestro quando sono in possesso di palla se il gioco si svolge fuori dall’arco dei tre punti, mentre se l’azione si trova all’interno, una squadra che sottragga la palla all’altra deve uscire dall’arco prima di tirare a canestro.
A differenza della pallacanestro, i tiri all’interno dell’arco da tre punti valgono uno, all’esterno due. Il pallone ha lo stesso peso ma ha una circonferenza più piccola in modo da agevolare il controllo. Dopo un canestro il gioco prosegue senza interruzioni con la palla che viene recuperata dalla squadra che ha subito il canestro che la rimette immediatamente in azione tornando all’esterno dell’arco.
Questa nuova versione della pallacanestro si ispira allo streetball, il basket da strada inventato dagli afroamericani di Harlem, quartiere di New York. I ruoli, infatti, sono molto diversi rispetto alle squadre con cinque giocatori. «Devi essere versatile: palleggiare, passare, tirare e difendere sul perimetro» spiega Tim Keating, tra i 5 migliori cestisti australiani.
Come ha detto Dusan Bulut (noto come “Mr. Bulletproof”), il giocatore numero uno nel ranking FIBA (Federazione Internazionale Pallacanestro) e tre volte campione del mondo, il basket 3×3 è uno sport dove «serve pensare velocemente. Se vuoi giocare ad alto livello devi migliorare molto la tua tecnica». La frenetica circolazione di palla, senza soluzione di continuità tra attacco e difesa, «è stancante. Dopo solo 3 minuti sono senza energie», ha raccontato Cooper Wilks, giocatore australiano.
La popolarità del basket 3×3
Il basket 3×3 è diventato popolare in Nordamerica negli anni Ottanta con i primi tour promozionali, anche grazie a testimonial d’eccezione come per esempio Magic Johnson, leggendario giocatore di basket che ha creato un torneo di basket 3×3 invitando cantanti, attori ed ex-giocatori NBA. Con il lancio dell’Adidas Streetball Challenge, negli anni Novanta, i tornei di basket 3×3 si sono diffusi in tutto il mondo e lo sport ha acquisito le regole utilizzate anche ai Giochi Olimpici Giovanili di Singapore del 2010, il primo evento sportivo internazionale che prevedeva gare di basket 3×3.
Il successo di questa nuova disciplina ai Giochi di Singapore in termini di partecipazione ha spinto il Comitato Olimpico Internazionale a inserirlo come nuovo sport per le Olimpiadi di Tokyo 2020. «Un nostro studio ha stabilito che la maggioranza del pubblico che partecipa ai nostri eventi non ha mai visto una partita di basket a tutto campo» ha commentato la decisione Alex Sanchez, direttore della FIBA 3X3, a dimostrazione delle capacità di questo sport di attrarre un pubblico nuovo molto più del basket tradizionale.
Cosa aspettarsi dalle Olimpiadi
Il debutto olimpico del basket 3×3 ha modificato i rapporti di forza tra le squadre nazionali di pallacanestro. Non tutti i paesi delle 16 nazionali qualificate alle Olimpiadi di Tokyo 2020 hanno una rilevante tradizione cestistica. Tra questi l’Olanda, che ha inaspettatamente sconfitto la nazionale statunitense, da sempre considerata la più forte nel basket.
Tra le favorite a contendersi la medaglia d’oro per le squadre maschili ci sono la Serbia di Dusan Bulut e la nazionale russa di Anton Ponkrashov, medaglia di bronzo con la nazionale di pallacanestro alle Olimpiadi 2012 (la sua squadra partecipa a queste Olimpiadi come “Comitato Olimpico Russo”, ROC, a seguito dell’esclusione della Federazione Russa dai giochi). Ponkrashov potrebbe diventare il primo atleta a conquistare una medaglia sia nel basket tradizionale, sia nel basket 3×3.
Per il torneo femminile, la Francia di Ana-Maria Filip, Laetitia Guapo e Migna Touré è la favorita alla medaglia d’oro. Filip, nominata miglior giocatrice del campionato europeo 2019, è una delle giocatrici fondamentali della squadra, che è al primo posto nel ranking FIBA. L’altra squadra favorita è quella russa.
La Mongolia di Khulan Onolbaatar, la prima donna a ottenere l’onore di fare da portabandiera per questo paese, è la sorpresa della competizione. La Mongolia è famosa per i successi nelle discipline da combattimento, mentre con questa nazionale ha già fatto la storia qualificandosi per la prima volta a uno sport di squadra olimpico.
Reduci dalla vittoria del Mondiale a Manila nel 2018, l’Italia ha compiuto l’impresa di riportare il basket femminile alle Olimpiadi, interrompendo una serie di mancate qualificazioni che durava sin da Atlanta 1996. La nazionale ha superato la fase del preolimpico battendo l’Ungheria in casa grazie a un “buzzer beater” (un canestro realizzato al suono della sirena) di Rae Lin D’Alie, una delle giocatrici più forti della nazionale.
Questo e gli altri articoli della sezione Intorno alle Olimpiadi sono un progetto del workshop di giornalismo 2021 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.