In Groenlandia non si potrà più cercare petrolio
Lo ha deciso il nuovo governo di sinistra, citando i rischi per l'ambiente
Il nuovo governo di sinistra della Groenlandia ha deciso di sospendere la ricerca di petrolio nel territorio e nei mari dell’isola, che si trova all’estremo Nord dell’oceano Atlantico, tra il Canada e l’Islanda. Finora non erano state fatte scoperte significative, ma la US Geological Survey, un’agenzia scientifica del governo americano, aveva stimato che potesse esserci una quantità di petrolio pari a 17,5 miliardi di barili. La decisione è stata presa il 24 giugno ma è stata resa nota giovedì 15 luglio.
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Il governo ha definito la scelta un «passo naturale» e indispensabile per affrontare il cambiamento climatico. «Il futuro non è nel petrolio», ha scritto il governo in una nota, «ma appartiene all’energia rinnovabile e in questo senso abbiamo molto di più da guadagnare».
La possibile scoperta di un giacimento di petrolio era stata considerata dal governo groenlandese un modo per rendersi indipendente dalla Danimarca, che ha ancora il controllo su finanze, politica estera e militare, e garantisce a un sussidio annuale di 3,4 miliardi di corone danesi, circa 450 milioni di euro.
Il territorio della Groenlandia è ricco di preziose materie prime: i suoi ricchi giacimenti di metalli rari, per esempio, attirano l’interesse di diverse compagnie minerarie straniere. Comunità Inuit, il partito indipendentista che ha vinto le ultime elezioni, non è contrario allo sfruttamento delle risorse minerarie in generale ma durante la campagna elettorale ha insistito molto sul fatto che debbano risultare sostenibili per l’ambiente.