La Bielorussia sta creando una crisi migratoria in Lituania?
L'Europa ha accusato il governo bielorusso di avere aperto una nuova rotta migratoria per mettere in difficoltà il governo lituano
Da due settimane si è aperta una nuova rotta di migranti verso l’Europa: parte dalla Bielorussia e arriva in Lituania, uno dei paesi più a est dell’Unione Europea. Secondo i dati della guardia di frontiera europea (Frontex), nella prima settimana di luglio è stata percorsa da almeno 800 persone, contro le 74 di tutto il 2020. I funzionari europei ritengono che non si sia aperta per caso, ma che sia stata creata dal regime bielorusso di Alexander Lukashenko per mettere in difficoltà la Lituania – cioè uno dei paesi europei più piccoli e meno attrezzati per accogliere migranti e richiedenti asilo – e per estensione l’intera Unione Europea.
Bielorussia e Lituania sono in pessimi rapporti da mesi: il governo lituano ospita alcune importanti figure dell’opposizione bielorussa e proprio in Lituania era diretto il volo Ryanair che a fine maggio la Bielorussia dirottò per arrestare l’oppositore Roman Protesevich.
Per ritorsione nei confronti del governo lituano, secondo l’Unione Europea, la Bielorussia avrebbe quindi fatto arrivare centinaia di persone in aereo dalla Turchia e dall’Iraq, promettendo loro che non sarebbero state fermate alla frontiera con la Lituania, che dista circa 150 chilometri da Minsk, la capitale bielorussa. Secondo le norme europee, chiunque metta piede in uno stato europeo ha diritto a chiedere asilo in quel paese. È per questa ragione che da anni l’Unione Europea ha cercato di rinforzare le proprie frontiere esterne pagando paesi come Turchia e Libia per impedire l’arrivo di migranti e richiedenti asilo nei propri territori.
Il sospetto che dietro l’arrivo di migranti ci sia il regime bielorusso è stato in qualche modo confermato dal fatto che Lukashenko ha detto sarcasticamente che la Bielorussia «non fermerà nessuno. Non siamo la loro destinazione finale: loro vogliono andare nell’illuminata, calda e accogliente Europa».
La guardia di frontiera lituana ha fatto sapere a Politico che dall’1 all’11 luglio ha fermato circa un migliaio di persone che cercavano di entrare irregolarmente in Lituania: circa uno su tre proveniva dall’Iraq, 194 dalla Repubblica Democratica del Congo, 118 dal Camerun, 67 dalla Guinea, 23 dall’Afghanistan, e così via. Nonostante siano numeri piuttosto contenuti, sono bastati per mettere al centro del dibattito politico il tema dei migranti provenienti dalla Bielorussia.
Martedì 13 luglio il parlamento lituano ha approvato una legge che restringe moltissimo il diritto all’asilo, permettendo alle autorità lituane di trattenere migranti e richiedenti asilo per sei mesi dopo il loro arrivo e di espellerli subito in caso di respingimento della richiesta, senza aspettare il processo di appello. La ministra dell’Interno lituana, Agnė Bilotaitė, del partito di centrodestra TS–LKD, ha detto che le persone arrivate nelle ultime settimane nel paese «non sono veri richiedenti asilo», ma «strumenti usati contro la Lituania».
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Gli attivisti per i diritti umani e diverse ong hanno criticato l’approvazione della legge. Egle Samuchovaite, capa della Croce Rossa lituana, ha detto a Reuters che le nuove misure «contengono potenziali violazioni dei diritti umani e non sono conformi alle norme europee». Alcune testimonianze sembrano confermare ciò che dice Samuchovaite. Alcuni migranti fermati in una ex scuola trasformata in un centro di detenzione temporaneo hanno raccontato a Reuters che a nove giorni dal loro arrivo nessuno ha dato loro la possibilità di chiedere asilo né ha fornito loro un traduttore o informazioni sul proprio status; un comportamento che in effetti viola le norme europee sul diritto d’asilo.
Non è ancora chiaro se l’Unione Europea intenda redistribuire al proprio interno i richiedenti asilo che oggi si trovano nei centri di detenzioni lituani. È invece piuttosto evidente cosa farà per evitare nuovi arrivi. L’alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione, Josep Borrell, ha detto che spetta a Frontex aiutare la Lituania a gestire il nuovo flusso di migranti. Fonti interne all’Unione Europea hanno detto a Politico che nei prossimi giorni arriveranno in Lituania almeno 60 agenti di Frontex, controversa agenzia europea nota per usare qualsiasi mezzo per impedire a migranti di entrare in Europa.
La settimana scorsa inoltre il governo lituano ha iniziato a costruire una recinzione su alcuni tratti del confine da circa 550 chilometri che condivide con la Bielorussia.