Le proteste per l’arresto di Zuma in Sudafrica
Le notizie sull'ex presidente hanno provocato manifestazioni e saccheggi, ci sono state diverse morti ma il governo sembra indeciso
In alcune grosse città del Sudafrica da una settimana vanno avanti manifestazioni di protesta e saccheggi in seguito all’arresto dell’ex presidente Jacob Zuma, finito in carcere dove dovrà scontare una pena di 15 mesi per oltraggio alla corte. Secondo il governo nelle proteste sono morte almeno 26 persone, anche se circolano stime più alte, mentre varie decine sono state arrestate.
Zuma è ancora molto amato da un pezzo della popolazione sudafricana, e il processo per corruzione da cui ha origine la condanna per oltraggio alla corte è stato definito dai suoi alleati un processo politico. Ma le proteste violente si sono innestate su una situazione economica e sociale già molto precaria, causata dai problemi sistemici del Sudafrica e dalla pandemia da coronavirus.
Zuma, che ha 79 anni ed è stato presidente dal 2009 al 2018, è stato condannato per non essersi presentato alle udienze di un processo a suo carico per corruzione (si è presentato una sola volta, e si è sempre rifiutato di testimoniare). Il processo riguarda l’acquisto di una partita di armi dell’azienda francese Thales da parte del governo sudafricano nel 1999, quando era vicepresidente. Zuma è accusato di avere accettato delle tangenti da Thales attraverso un suo ex consulente finanziario.
Dopo l’ennesimo rifiuto a rendere testimonianza, lo scorso febbraio era stato avviato un procedimento contro di lui per oltraggio alla corte. Anche in questo caso Zuma non aveva partecipato alle udienze: circa una settimana fa si era consegnato spontaneamente alla polizia per essere portato in carcere.
Inizialmente le proteste e i saccheggi sono iniziati nella provincia orientale del Kwa-Zulu-Natal, da cui proviene Zuma e dove è ancora molto influente, ma poi si sono espanse a quella del Gauteng, dove fra l’altro è situata la popolosa città di Johannesburg. Il Guardian scrive che in varie città negozi e centri commerciali hanno chiuso per precauzione, mentre i danni ai negozi già colpiti, secondo il New York Times, sono di diverse decine di milioni di dollari. Il governo sudafricano ha fatto sapere invece che la maggior parte delle morti è stata causata dall’eccessiva calca che si è formata durante alcuni saccheggi.
Sia domenica sia lunedì sera l’attuale presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha tenuto un discorso televisivo per calmare e rassicurare i sudafricani, promettendo al contempo un maggiore impiego dell’esercito per gestire le violenze. Ma il Financial Times scrive che nella giornata di martedì i rinforzi promessi da Ramaphosa non si sono praticamente visti, e che il governo sta ricevendo ulteriori critiche per non avere garantito a sufficienza la sicurezza dei sudafricani.
Secondo alcuni funzionari sentiti dal New York Times l’arresto di Zuma è stato solo un cinico pretesto per saccheggiare i negozi in un momento di difficoltà a livello nazionale, mentre per altri sono il sintomo di disagi più profondi nella società sudafricana.
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Nonostante il sistema dell’apartheid sia finito da quasi trent’anni, il Sudafrica è considerato uno dei paesi con le maggiori diseguaglianze sociali ed economiche al mondo. La pandemia da coronavirus ha peggiorato una situazione già critica. Secondo i dati della Banca Mondiale nel 2020 l’economia si è contratta del 7 per cento e circa 2 milioni di persone sono finite sotto la soglia di povertà. Nei primi mesi del 2021 il tasso di disoccupazione ha sfiorato il 33 per cento (in Italia attualmente si aggira intorno al 10 per cento).
Nel primo dei suoi discorsi televisivi Ramaphosa ha detto inoltre che le violenze hanno rallentato la campagna vaccinale contro il coronavirus, che peraltro non stava procedendo rapidamente. In Sudafrica ha ricevuto almeno una dose di vaccino circa il 6,5 per cento della popolazione: un dato molto alto per gli standard africani, ma nettamente inferiore a quello dei paesi occidentali.
Non è chiaro cosa potrà fare Ramaphosa per calmare le tensioni. Il suo partito, il Congresso Nazionale Africano (ANC), è lo stesso di Zuma: Ramaphosa dunque si trova nella scomoda posizione di non poter condannare o gestire con maggiore severità le proteste violente, dato che rischierebbe di alienare i consensi all’interno del suo partito. E a meno di decisioni radicali, anche nel futuro più immediato il Sudafrica continuerà ad avere enormi problemi economici e sociali.