Quando la Camorra si fa sentire a Caivano
Lo ha fatto sparando in aria in una “stesa”, e ha costretto padre Maurizio Patriciello a sospendere i campi estivi nella città vicino a Napoli
A Caivano, 37mila abitanti della città metropolitana di Napoli, quest’anno non ci saranno i campi estivi per i bambini. A deciderlo è stato padre Maurizio Patriciello, prete della chiesa di san Paolo Apostolo che si trova all’interno del Parco Verde, un agglomerato di case dove il verde è solo quello dei palazzoni, sbiadito dal tempo e dall’incuria.
Padre Patriciello ha sospeso i campi estivi dopo che la sera del 9 luglio nelle vie del quartiere c’era stata una “stesa”. Avviene quando le giovani manovalanze della camorra corrono in moto lungo le strade sparando in aria. “Stesa”, appunto, perché bisogna sdraiarsi per non essere colpiti. Così ha raccontato Patriciello in una lettera aperta pubblicata dall’Avvenire: «Ero in chiesa, all’improvviso si sono sentiti colpi di arma da fuoco. Tanti, troppi. Solo per un attimo abbiamo pensato che fossero fuochi d’artificio; l’esperienza accumulata in questi anni ci ha fatto comprendere che cosa stesse accadendo. Era in atto una stesa, la solita, orribile, stupida stesa per affermare l’autorità del clan vincente. Si spara all’impazzata, il terrore prende il sopravvento, la gente cerca riparo. In pochi minuti sul quartiere piomba il silenzio».
La mattina dopo i carabinieri hanno raccolto 26 bossoli, sparati da armi diverse. Chi ha visto la scena dal balcone e l’ha poi raccontata ha descritto ragazzi giovanissimi. «C’era un ragazzo, a torso nudo, che sparava con un kalashnikov», dice al Post Patriciello, «sembrava una scena di Gomorra. Quello che fa più paura è proprio la giovane età di questa manovalanza di camorra. Sono ragazzini che non sanno nemmeno maneggiare le armi e anche se non vogliono uccidere rischiano di farlo».
Secondo le autorità che stanno indagando, quello che sta avvenendo al Parco Verde è uno scontro per il controllo delle piazze dello spaccio. Patriciello ha raccontato che «a maggio c’è stata un’importante retata contro i clan della zona. In carcere sono finiti anche molti capi. E ora ci sono posti vacanti. La stesa rientra in questa dinamica: è una banale, elementare, dimostrazione di forza. Sparando per le vie della zona i giovani camorristi dicono: qui comandiamo noi. La stesa deve impaurire gli onesti che volessero sporgere denuncia e umiliare agli occhi di tutti il clan perdente. I vecchi equilibri sono saltati, le giovani leve vogliono soldi e potere».
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Il Parco Verde venne edificato con i soldi stanziati dopo il terremoto dell’Irpinia, con la legge 219, la “post terremoto”, che stanziò 1.500 miliardi di lire fuori bilancio dando il via anche a una delle peggiori speculazioni edilizie che la storia d’Italia ricordi.
Come le Vele di Scampia, il Parco Verde doveva essere una zona modello per dare abitazioni dignitose a una parte degli oltre 280.000 sfollati. Oggi al Parco Verde vivono circa 6.000 persone e, secondo le stime delle forze dell’ordine, circa 800 lavorano per le organizzazioni criminali. Due anni fa furono eseguite perquisizioni nelle case e negli uffici di ex amministratori, funzionari e tecnici del Comune di Caivano. La Procura regionale presso la Sezione Giurisdizionale per la Campania della Corte dei Conti ipotizzava infatti un danno erariale alle finanze del Comune dovuto alla cattiva gestione del rione. L’unica persona, tra i residenti, che risultò in regola era la sorella di un boss locale. Nessuno pagava l’affitto e la stessa assegnazione degli appartamenti era gestita dal clan camorristico.
Non solo. Il clan dominante si occupa tutt’ora anche della pulizia delle aiuole che il Comune invece non fa. A pagare le spese era fino a poco tempo fa Pasquale Fucito, narcotrafficante detto “il Marziano” che, dice la gente del Parco Verde, essendo il più ricco paga tutte le spese, compresa la pulizia delle aiuole. La Camorra si comporta come se il quartiere fosse di sua proprietà. Si sostituisce alle amministrazioni locali e ha reso da tempo il Parco Verde uno dei luoghi di spaccio più attivi d’Europa, “il supermercato di qualsiasi sostanza”, come venne definito dalle autorità dopo la retata di maggio.
Come nelle serie televisive, il fortino è presidiato dalle vedette, sui tetti e sui balconi. Ma sono attivi anche sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso. Durante la retata di maggio, le squadre dei vigili del fuoco tolsero grate, porte blindate e “gabbie” in ferro, installate per favorire l’attività di spaccio, soprattutto la fuga in caso di arrivo delle forze dell’ordine. Ma vennero rimosse anche recinzioni e statuette in legno che erano state posizionate proprio per abbellire le aiuole.
Patriciello ha detto: «Oggi le strade sono deserte, dopo la grande sbornia dei festeggiamenti per la vittoria dell’Italia all’Europeo. I bambini non scendono a giocare in strada e io voglio ridurre al minimo i rischi, non me la sento di farli venire per i campi estivi».
Patriciello è stato più volte minacciato soprattutto per il suo impegno contro le discariche abusive della “Terra dei fuochi” e cioè l’ampio territorio che comprende 90 comuni tra Napoli e Caserta dove negli anni sono stati sversati cumuli di rifiuti pericolosi provenienti soprattutto dalle industrie del Nord Italia. Ancora a marzo a Caivano venne scoperta una montagna di rifiuti speciali pericolosi, più di 18.000 metri cubi di immondizia. «Questa zona», dice ancora Patriciello, «è l’anticamera dell’inferno. È una di quelle zone franche, e ce ne sono altre in Italia, dove comanda la criminalità organizzata. Ma qui c’è anche gente che con la camorra non c’entra nulla, che non vuole averci nulla a che fare. Chi si farà carico di questa gente, umiliata e discriminata?».