Grillo e Conte si sono messi d’accordo
Dopo giorni di scontri hanno deciso che il fondatore del M5S rimarrà il “garante” e l'ex presidente del Consiglio deciderà la linea politica del partito
Dopo giorni di tensioni, scontri e poi trattative, il leader di fatto del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e il fondatore Beppe Grillo hanno trovato un accordo per governare il partito: il primo sarà responsabile dell’azione politica e presidente, il secondo “garante e custode dei principi”. È un assetto dai contorni ancora poco chiari, e la convivenza tra i due si definirà probabilmente meglio nelle prossime settimane e mesi, ma sembra che per il momento il partito si sia ricompattato.
L’annuncio dell’accordo è arrivato domenica pomeriggio: in un comunicato comune, Grillo e Conte hanno detto che nei prossimi giorni verranno avviate le procedure per votare il nuovo statuto, la “carta dei valori” e i nuovi organi sui quali si dovrebbe basare la “ristrutturazione” del Movimento 5 Stelle, fortemente voluta da Conte che aveva chiesto che Grillo si facesse da parte, limitando i suoi poteri e concedendo più autonomia al leader politico (cioè Conte stesso). Grillo inizialmente l’aveva presa malissimo, rifiutandosi categoricamente e dando praticamente a Conte dell’incapace: poi la prospettiva di una divisione aveva portato i due a trattare.
Per capire chi abbia vinto e ottenuto di più dai negoziati servirà probabilmente capire meglio come si definirà la leadership del partito, il cui assetto per il momento non è così diverso dal precedente, con Grillo ancora a ricoprire il ruolo di “garante”. Ma la richiesta di autonomia di Conte dovrebbe essere stata almeno in parte accontentata: potrà scegliere la segreteria politica del partito, che dovrà poi essere ratificata dall’assemblea, e in teoria potrà decidere la linea politica e comunicativa. A Grillo spetterà invece la nomina del Consiglio di garanzia e il Collegio dei probiviri, altri due organi dirigenti del partito. Come “garante”, dovrebbe inoltre mantenere il diritto di esprimersi sulle scelte del partito, che era uno dei problemi principali legati al suo ruolo e di cui si lamentava Conte.
Tutti si aspettano che la gestione del potere tra Conte e Grillo sarà comunque complicata. C’è già stato un caso di scontro, ancor prima che venisse ufficializzato il nuovo assetto. Venerdì il consiglio dei Ministri ha approvato la proposta di legge sulla riforma della giustizia elaborata da Marta Cartabia, con l’assenso dei ministri del M5S, nonostante un grande malcontento nel resto del partito. La riforma infatti smantella parte della riforma del ministro precedente Alfonso Bonafede (M5S) e in particolare interviene sulla prescrizione, ripristinandola dopo la sentenza di primo grado. Il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva telefonato a Grillo per parlargli e trattare l’assenso del M5S, cosa che sembra aver fatto arrabbiare parecchio Conte, che si è sentito scavalcato.
Proprio sulla riforma della giustizia sembra che il M5S imposterà la sua prima campagna politica di questo nuovo corso. Il 23 luglio la proposta di legge arriverà in Parlamento, e Conte ha già detto che il partito si muoverà per cambiarla presentando degli emendamenti. Questo provocherà con ogni probabilità dei problemi alla maggioranza, e delle tensioni con Draghi che vorrebbe approvare il testo così com’è.