Beppe Grillo dice che i militanti dell’ISIS «sono meno pericolosi dei grillini più agguerriti»
Con queste parole ha tranquillizzato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, scherzando sulla caotica situazione del M5S
Il fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo ha scritto su Facebook una battuta a proposito della grave crisi interna al partito, facendo leva sul fatto che sabato i giornali italiani hanno scritto in maniera molto allarmata che Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e uno degli esponenti più noti del M5S, sarebbe stato minacciato dallo Stato Islamico.
La crisi, che nelle ultime settimane è stata molto intensa, domenica sera è apparsa vicina a una soluzione, dopo che i due leader coinvolti, Grillo e l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, hanno reso pubblico un comunicato comune in cui hanno annunciato che discuteranno insieme sulle votazioni per la nuova leadership.
Lo Stato Islamico non ha minacciato esplicitamente Di Maio – che aveva da poco presieduto una conferenza contro la diffusione del terrorismo islamico in Africa – ma l’ha citato in una frase comunque minacciosa contenuta in un articolo su Al Naba, una rivista legata al gruppo, in cui sono ribadite note minacce contro Roma e in cui si dice che presto la città sarà conquistata dai combattenti islamisti. La promessa di conquistare Roma fa parte da tempo della propaganda dello Stato Islamico, ed è stata ripetuta più volte nel corso degli anni.
In ogni caso, sabato numerosi esponenti politici, compreso il presidente del Consiglio Mario Draghi, hanno espresso la loro solidarietà a Di Maio per le minacce dello Stato Islamico. Grillo su Facebook ha scritto così:
Luigi Di Maio non ti preoccupare. Sono meno pericolosi dei grillini più agguerriti!
Grillo ha alluso agli scontri violenti che nelle ultime settimane hanno coinvolto il Movimento 5 Stelle, e che hanno fatto perfino parlare di una scissione interna e di un’uscita del M5S o di una sua parte dal governo.
Le polemiche più importanti sono principalmente due, ed entrambe vedono contrapposti Grillo, cosiddetto “garante” del movimento, e Giuseppe Conte, considerato come leader di fatto del M5S. La prima riguarda la leadership: Conte vorrebbe far approvare un nuovo statuto che avvicinerebbe la struttura del M5S a quella dei partiti tradizionali e soprattutto che ridimensiona pesantemente i poteri e il ruolo di Grillo, che ha risposto in maniera durissima, dicendo che Conte non ha le qualità necessarie per diventare leader del movimento. Conte sembrava sul punto di lasciare il M5S portandosi dietro un buon numero di parlamentari e alleati, poi Grillo ha annunciato la nomina di un comitato composto da sette persone per cercare di trattare.
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La seconda crisi, più recente, è stata sulla riforma della giustizia proposta questa settimana dal governo, necessaria per ottenere i finanziamenti europei del Recovery Fund. La nuova proposta modifica diversi aspetti importanti della riforma fatta approvare dall’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede durante il primo governo Conte, e per questo è stata duramente criticata dal M5S.
Dopo una lunga contrattazione, soprattutto sulla questione della prescrizione, il governo ha trovato un accordo, ma le polemiche all’interno del M5S sono rimaste: con Beppe Grillo e gli esponenti del movimento all’interno del governo (compreso Di Maio) favorevoli all’accordo, e Conte duramente contrario. Conte, hanno scritto i giornali, si è sentito particolarmente offeso dopo che Draghi ha telefonato a Grillo e non a lui per definire l’accordo sulla riforma. Negli ultimi giorni si è parlato così della possibilità che Conte e i parlamentari del M5S a lui fedeli escano dal governo, anche se questa possibilità per ora sembra rientrata.
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In ogni caso, all’interno del movimento c’è moltissima confusione. Diversi parlamentari hanno già annunciato che non voteranno la riforma della giustizia, altri chiedono l’uscita dal governo di tutto il M5S o solo di una parte, e anche l’elettorato sembra diviso.
In mezzo ai ripetuti e duri scontri tra Grillo e Conte, Di Maio – come diversi altri grossi esponenti del M5S – è rimasto in silenzio. Secondo i giornali, tra i due contendenti il ministro degli Esteri sarebbe più vicino a Grillo, che lo avrebbe voluto di nuovo a capo del movimento dopo aver fatto fuori Conte. Anche sulla riforma della giustizia Di Maio sostiene l’accordo trovato dentro al governo, la stessa posizione adottata da Grillo.
In questi giorni Di Maio, con altri esponenti come il ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D’Incà e l’ex ministro Stefano Patuanelli, è considerato dai giornali come uno dei principali mediatori, e starebbe lavorando per cercare un accordo tra Grillo e Conte. Secondo il Corriere della Sera Grillo sarebbe disposto ad accettare Conte come leader a patto che sia affiancato da una segreteria influente e di peso.