Abiy Ahmed ha vinto con una maggioranza larghissima le elezioni in Etiopia, che secondo l’opposizione non sono state libere
Il partito del primo ministro etiope Abiy Ahmed ha vinto le elezioni per il rinnovo del parlamento in Etiopia con una maggioranza larghissima, che gli permetterà di rimanere in carica per altri cinque anni: secondo la Commissione elettorale etiope ha ottenuto 410 dei 436 seggi. Ahmed ha commentato le elezioni definendole «storiche e inclusive», anche se un quinto dei distretti non ha potuto organizzare le votazioni per problemi logistici o di sicurezza. Tra questi il Tigrè, a nord del paese, dove per mesi si è combattuto una guerra tra le milizie del Fronte di liberazione del Tigrè (TPLF) e il governo e dove di recente le forze separatiste hanno ripreso la capitale Macallé.
Le elezioni si erano tenute il 21 giugno ed erano state posticipate per via della pandemia. A detta del governo, avrebbero dovuto essere le prime davvero libere dopo decenni di dittatura, e un grande successo democratico per il paese. Ma la maggior parte degli osservatori internazionali le ha giudicate in modo diverso per via atteggiamento sempre più autoritario di Ahmed, che in alcuni distretti non ha permesso il voto, in altri ha usato tecniche di repressione e intimidazione dell’opposizione. Il suo partito era largamente favorito, e l’esito ha confermato le previsioni.
Per alcuni dei distretti dove la situazione non ha permesso l’organizzazione del voto si dovrebbe votare il 6 settembre. Per il Tigrè, invece, non è stata fissata nessuna data e non è chiaro come come saranno attribuiti i 38 seggi parlamentari che spettano alla regione. Attualmente, secondo l’ONU, nel Tigrè centinaia di migliaia di persone si trovano in una situazione umanitaria drammatica e rischiano di essere vittime di una carestia devastante.
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