Il futuro visto dall’Economist
Che cosa accadrebbe se colonizzassimo la Luna con le scimmie? Se un'intelligenza artificiale vincesse il premio Nobel? Se l'mRNA ci rendesse più intelligenti e atletici?
Anche quest’anno il settimanale britannico Economist ha pubblicato “What if?” (“Cosa accadrebbe se?”), un’apprezzata serie di articoli in cui i redattori della rivista provano a immaginare come sarà il futuro, basandosi sulle conoscenze attuali dei fatti e dei loro andamenti in diversi campi. Quest’anno le ipotesi sono concentrate sui temi legati alla salute, con elementi fantasiosi e altri più rigorosi e basati sulle evidenze scientifiche attualmente disponibili. Tra gli articoli pubblicati si toccano i temi del riscaldamento globale, il potenziale dei farmaci basati su RNA messaggero e la possibilità di selezionare e allevare scimmie sulla Luna.
Caldo (2041)
Nell’estate del 2041 una persistente ondata di caldo sta interessando parte dell’India da tre settimane, con temperature fino a 50 °C e centinaia di morti. Nella città di Chennai affacciata sul Golfo del Bengala quasi 18mila persone sono morte a causa delle alte temperature e dell’umidità, mentre più a nord a Hyderabad i morti sono stati appena 26, grazie alle lungimiranti politiche seguite negli anni precedenti per mantenere più freschi palazzi e infrastrutture.
Un primo programma era stato avviato nel 2017, quando l’amministrazione di Hyderabad aveva sperimentato l’installazione di rivestimenti per aumentare l’albedo degli edifici, cioè la loro capacità di riflettere il più possibile i raggi solari. Nelle abitazioni sottoposte al trattamento, in media si era ottenuta una riduzione di 2 °C rispetto a case di dimensioni simili, ma prive di sistemi per migliorare l’albedo. Negli anni successivi il programma era stato esteso, coprendo migliaia di edifici, anche grazie ad alcune iniziative a livello statale.
Per anni a Hyderabad si è contrastata la disoccupazione affidando alle persone in cerca di lavoro l’adeguamento degli edifici per renderli più efficienti dal punto di vista energetico. La città ha inoltre piantato 2,5 milioni di alberi, che hanno contribuito a ridurre le superfici come l’asfalto, che tendono ad assorbire molto calore per poi rilasciarlo lentamente. Secondo l’Università di Hyderabad, questi e altri accorgimenti hanno consentito di ridurre di quasi 1 °C la temperatura media della città negli ultimi 20 anni e la differenza con altre città come Chennai è evidente. Strategie simili possono essere ancora adottate per ridurre la temperatura e al tempo stesso migliorare l’efficienza energetica, riducendo il ricorso ai condizionatori e agli altri sistemi che impiegano energia elettrica per rinfrescare gli ambienti.
Smartphone e salute (2028)
Nel settembre del 2028 Apple ha presentato iPhone XX (si pronuncia “iPhone venti”), l’ultima versione del suo famoso smartphone e per come la mette sempre l’azienda «il miglior iPhone di sempre». Fa ancora tutte le cose cui siamo abituati, a cominciare dalle foto, ma ha fatto enormi passi in avanti nei sistemi per tenere sotto controllo la salute dei suoi proprietari. Tim Cook, il CEO di Apple, lo aveva del resto anticipato già nel 2019 che «il più grande contributo all’umanità» della sua azienda sarebbe stato nel campo della salute.
Grazie a una quantità crescente di accessori, sviluppati da società che Apple ha acquisito negli ultimi anni, attraverso un iPhone XX ed Apple Watch si possono tenere sotto controllo la pressione arteriosa, le condizioni del proprio apparato respiratorio con un ossimetro e uno spirometro, la propria fertilità e sistemi per aiutare i celiaci a vivere meglio e a consumare pasti con meno rischi e imprevisti.
Apple ha anche avviato l’offerta di servizi in abbonamento per la salute. Il pacchetto per i diabetici, per esempio, consente di tenere traccia della glicemia e del contenuto di zuccheri e altri nutrienti nei cibi, inquadrandoli con la fotocamera dello smartphone. L’app impara dalle abitudini di chi la utilizza e consiglia come migliorare la dieta, rendendola più salutare per tenere sotto controllo il diabete alimentare. Come spesso accade, buona parte dei servizi e accessori funziona solamente con il modello più recente di iPhone, anche se alcune opzioni sono disponibili anche per chi è rimasto fermo ai modelli dell’ultimo paio di anni, grosso modo fino al 2026.
Il settore dei dispositivi elettronici per la salute continua a essere in grande espansione e gli analisti confidano che altre aziende, come Google e Samsung, traggano ispirazione da Apple anche per lo sviluppo di questi nuovi servizi che contribuiscono in generale a migliorare la salute di tutti, riducendo i costi per i servizi sanitari. A una decina di anni dalle dichiarazioni di Cook, rimangono comunque ancora molti aspetti da chiarire sulla tutela della privacy degli utenti, che affidano a dispositivi e servizi online i loro dati sanitari.
Scimmie lunari (2055)
Nel 2055 il Polo Sud della Luna è abitato da una colonia di scimmie che fa compagnia agli astronauti che vivono su una base lunare, nell’ambito di alcune sperimentazioni di lunga permanenza. Le scimmie sono tra i primi animali a essere nati direttamente sulla Luna, dopo un impegnativo lavoro di ricerca che ha previsto, tra le altre cose, la selezione dei geni più adatti per fare in modo che i nuovi nati abbiano un’ossatura più densa e una muscolatura più forte, in modo da contrastare gli effetti della minore gravità (circa un sesto rispetto a quella terrestre).
Gli astronauti traggono beneficio dalla presenza delle scimmie, non solo per la compagnia che offrono, ma anche perché con le loro lunghe code contribuiscono a rimuovere almeno in parte la finissima polvere lunare, che si infila dappertutto e può causare problemi respiratori. Ma forse su questo l’Economist si spinge un po’ troppo avanti con la fantasia, offrendo più un racconto alla Asimov che un’ipotesi credibile su che cosa potrebbe accadere sulla Luna tra 30 anni.
Dopo la nascita sulla base lunare, diverse scimmie sviluppano una sindrome alla vista che le porta a diventare cieche prima del raggiungimento dell’età adulta. I ricercatori ipotizzano che la causa sia la selezione genetica effettuata per rinforzare le loro ossa, ma non si può escludere che la loro cecità sia un effetto estremo dei problemi riscontrati dagli astronauti nel corso delle loro missioni di lunga durata sulla Stazione Spaziale Internazionale. L’analisi del fenomeno potrebbe rivelarsi preziosa per comprendere meglio gli effetti dello Spazio sul nostro organismo, anche per valutare la possibilità di condurre una gravidanza in condizioni di gravità diverse da quelle terrestri.
AI (2036)
La vincitrice del premio Nobel per la medicina del 2036 è YULYA, un’intelligenza artificiale che ha contribuito a salvare almeno 4 milioni di vite, riuscendo a trovare la giusta combinazione di antibiotici per superare l’antibiotico-resistenza. Nei decenni precedenti, il ricorso massiccio agli antibiotici ha fatto emergere versioni di batteri in grado di resistere meglio a questi tipi di farmaci, rendendo sempre più difficile il trattamento di alcune malattie.
Inizialmente YULYA era stata programmata per sviluppare nuovi trattamenti contro i tumori, analizzando enormi quantità di dati sui malati e fondendo queste conoscenze con quelle derivanti da migliaia di ricerche scientifiche sul cancro. Nel 2034 per errore fu data a YULYA la possibilità di accedere anche agli studi scientifici sui farmaci, facendo sì che autonomamente l’intelligenza artificiale affinasse le proprie abilità nel trattare i casi di antibiotico-resistenza.
La scelta del comitato dei Nobel di assegnare il premio a un’intelligenza artificiale non è però piaciuta a tutti, ha raccolto forti critiche da parte di alcuni ricercatori e degli attivisti contro la diffusione senza controllo delle intelligenze artificiali. Il giorno della cerimonia per assegnare i Nobel a Stoccolma ha visto la presenza di numerosi manifestanti e proteste, con alcuni scontri con la polizia.
mRNA (2029)
Dopo avere dimostrato le proprie potenzialità con i vaccini durante la pandemia da coronavirus del 2020, le tecnologie a RNA messaggero (mRNA) nel 2029 sono diventate una preziosa risorsa e non solo in ambito prettamente medico. Vengono utilizzate per indurre il nostro organismo a produrre un’ampia varietà di sostanze e in modo piuttosto libero, soprattutto grazie ad alcuni gruppi di attivisti che si battono per mantenere libero e il meno regolamentato possibile questo nuovo ambito delle biotecnologie.
Si era tornati a parlare di RNA messaggero nel corso delle Olimpiadi di Parigi del 2024, quando alcuni atleti avevano impiegato farmaci a base di mRNA per aumentare la quantità di eritropoietina (EPO), un ormone che regola la produzione di globuli rossi e che consente di avere migliori prestazioni fisiche. A differenza di altre sostanze dopanti che permettono di ottenere lo stesso obiettivo, quelle impiegate a Parigi erano talmente di nuova generazione da non potere essere identificate attraverso i classici test antidoping.
Negli anni seguenti sono emerse diverse altre molecole di mRNA per migliorare le capacità cognitive o per modulare meglio la presenza di particolari ormoni, come quelli tiroidei, durante la gravidanza in modo da assicurare un migliore sviluppo cerebrale dei feti.
Molte di queste iniziative sono sostenute dai Testimoni della libertà bioinformatica, un gruppo di attivisti che chiede che ogni individuo mantenga il diritto di intervenire come meglio desidera sul proprio organismo, tramite l’impiego di soluzioni a mRNA verificate dalla comunità scientifica. Iniziative di questo tipo non piacciono alle aziende farmaceutiche, che temono di perdere grandi possibilità di ricavo e accusano gli attivisti di avere sottratto alcuni dei loro brevetti, così come non piacciono ai governi che vorrebbero intervenire per regolamentare meglio il settore, se possibile con un accordo internazionale.
Nutrizione (2035)
Nel 2019 sulla rivista scientifica medica Lancet fu pubblicato un articolo sulla necessità di sviluppare una “dieta per la salute planetaria”, attraverso il dimezzamento del consumo di carne rossa e di zucchero, insieme al raddoppio del consumo di frutta secca, verdura e legumi tra il 2020 e il 2050. L’obiettivo non è stato ancora raggiunto nel 2035, ma grazie alla diffusione della “nutrizione personalizzata” inizia a essere praticabile, anche se i paesi più poveri faticano ad avere accesso ai sistemi e alle risorse per renderlo possibile.
Nell’ultima ventina di anni è diventato evidente come ognuno di noi reagisca in modo diverso agli alimenti che consuma, rendendo necessario un ripensamento del classico sistema delle diete uguali per grandi categorie di persone. La “nutrizione personalizzata” è stata resa possibile dalle analisi sempre più accurate, ed economiche, del patrimonio genetico di ciascuno e dalla disponibilità di applicazioni e sistemi di intelligenza artificiale per tenere traccia delle proprie abitudini alimentari.
L’approccio altamente personalizzato migliora la salute della popolazione in generale, riducendo soprattutto il rischio di diventare sovrappeso e obesi. Nel 2031, per esempio, per la prima volta in più di 20 anni sono iniziati a diminuire gli obesi negli Stati Uniti, mentre il tasso di malati di diabete è sceso per tre anni di fila, dopo essere rimasto a lungo intorno al 22 per cento.
Il problema è che test genetici, applicazioni e altre risorse sono facilmente accessibili in Occidente e più in generale nei paesi ricchi, mentre il resto del mondo in via di sviluppo è quasi totalmente tagliato fuori. Il progressivo ridursi dei costi delle tecnologie e delle altre soluzioni dovrebbe rendere più accessibile la “nutrizione personalizzata” anche alle economie meno sviluppate, rendendo per esempio possibile un impegno diretto da parte dei sistemi sanitari nazionali. La promozione di stili di vita più sani attraverso un’alimentazione più corretta consente infatti di risparmiare enormi quantità di denaro pubblico, grazie a un attento lavoro di prevenzione, come si è visto nei paesi del nord Europa dove si è seguita la strada del libero accesso per ogni cittadino, attraverso i loro sistemi sanitari nazionali.
Demenza (2050)
Raggiunta la metà del secolo, per la prima volta dopo decenni, i casi di demenza senile hanno iniziato a ridursi sensibilmente rispetto a un tempo, nonostante l’aumento dell’età media in molti paesi del mondo. I primi segnali di una riduzione si erano registrati nel 2030, con risultati non indifferenti non solo per la qualità della vita degli anziani, ma anche per la riduzione della spesa sanitaria per una malattia che nelle sue varie forme continua a essere estremamente difficile da trattare.
La riduzione dei casi di demenza senile sembra essere legata soprattutto a stili di vita più sani adottati dalla popolazione, a una minore esposizione a sostanze potenzialmente tossiche e a una maggiore attenzione per la salute durante l’invecchiamento. Test più affidabili per calcolare il rischio di soffrire di demenza in età avanzata hanno inoltre reso possibile il ricorso ad alcuni farmaci, che avevano mostrato qualche risultato incoraggiante se assunti il più precocemente possibile, per rallentare le forme di demenza che comportano danni cognitivi irreversibili.
Già nel 2020, un anno in cui la pandemia da coronavirus aveva monopolizzato buona parte dell’informazione e della ricerca medica, erano emersi i primi indizi circa una riduzione nella diffusione della demenza. In quell’anno uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Neurology aveva seguito 50mila individui tra Stati Uniti ed Europa dal 1988 al 2015. I ricercatori avevano rilevato che l’8,6 per cento aveva sviluppato una forma di demenza, ma che il rischio di ammalarsi si era ridotto del 13 per cento al passare di ogni decennio.