Una canzone di Matt Berninger
Quante cose meravigliose intorno agli incontri mancati
Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
A settembre esce un disco dei Low, rock band del Minnesota di lugubri dolcezze che fu di gran culto negli anni Novanta ed è tuttora composta dai due coniugi fondatori Alan Sparhawk e Mimi Parker: c’è una canzone nuova che ha una sua confusa bellezza.
Invece, due settimane fa ha annunciato il nuovo disco Damon Albarn, per novembre: per ora ci sono due canzoni, molto belle, una e due, un po’ Mark Hollis dei Talk Talk in quella fase finale geniale della sua carriera (più geniale ancora della precedente, intendo), un po’ Radiohead.
(poi non so come mai queste e altre canzoni nuove stavano su un canale di YouTube dall’estate scorsa, direi)
Un anno fa era morto Ennio Morricone, uomo di musiche da film ma anche di canzoni.
Invece Louis Armstrong morì 50 anni fa e Stefano Vizio ne ha scritto sul Post con sapienza.
Take me out of town
Matt Berninger
Take me out of town su Spotify
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Quello che è passato è stato un anno eccezionale al punto che dirlo è una banalità: eppure la sensazione, magari solo mia, è di non averlo registrato abbastanza nella memoria, e che anzi la sua eccezionalità abbia incentivato soprattutto un’inclinazione a dimenticarlo, superarlo, rimuoverlo. Non temo equivoci, dicendolo di un anno di tragedie e sofferenze enormi per molti, ma ci sono state straordinarietà memorabili e di cui col tempo vivremo isolate forme di sindrome di Stoccolma e nostalgia della prigionia. Lockstalgia.
Perché sto dicendo tutto questo, che siamo qui a parlare di canzoni? Per divagazione sui pensieri che stavo iniziando rispetto alla musica uscita l’anno scorso, alle canzoni di cui abbiamo parlato qui, a come è stata. Ci sono stati – nello strano anno anche del mercato discografico – pochi dischi molto belli: in questa newsletter rivendichiamo l’identità delle singole canzoni, ma se parliamo di dischi-dischi, di raccolte di canzoni in cui è tutto ottimo dall’inizio alla fine, io alla casella 2020 ne assocerei due. Uno è quello dei Foreign Fields, l’altro, meglio ancora, di Matt Berninger.
Di lui parlammo diverse volte, senza mai scegliere una canzone del suo primo e unico disco per la newsletter: è stato, fino all’anno scorso, “il cantante dei National“, ma con una voce fascinosa, una presenza scenica e un desiderio di prendere il posto lasciato libero da Michael Stipe (anche in tutta un’estetica e mimica) per cui si era già fatto abbondantemente riconoscere. Poi ad autunno è uscito questo suo disco da solo, appunto.
Where are you?
You said you’d be here by now
You said you’d be here any minute
Swear to god
I’ve never been so burned out
Gonna lose it any minute
È un inizio che fa venire in mente la storia di Misunderstanding, gran pezzo di quella band britannica in cui lui aspetta sotto la pioggia e lei non arriva (un po’ come Cesare, perduto nella pioggia): “Well I’d been waiting for this weekend, I thought that maybe we could see a show”. Che poi è quello che dice il povero disgraziato che aveva appuntamento con Faye Dunaway, nei Tre giorni del Condor: «Goddamn it, I’m just disappointed, that’s all. I really, uh– I really wanted to be with you here, tonight, babe, you know?». Poi dice anche, sempre Misunderstanding: “Since then I’ve been running around trying to find you, I went to the places you always go”. Come Battisti in Prendila così, al contrario: “Cerca di evitare tutti i posti che frequento e che conosci anche tu”.
Quante cose meravigliose intorno agli incontri mancati, volenti o nolenti: e non attacchiamo lo stesso percorso sul titolo della canzone, che ci mettiamo un attimo a finire sotto un bus a due piani.
Torniamo a Berninger, cinquantenne quest’anno, solo linkare il disco intero su Spotify e per ricordare che questa canzone l’ha scritta con Hayden, di cui vi ricorderete o no.
Wake me
Take me out of town to the end
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