• Sport
  • Martedì 6 luglio 2021

Le finali di basket NBA e un vecchio conto in sospeso

Iniziano stanotte tra Milwaukee Bucks e Phoenix Suns, che 52 anni fa si trovarono al lancio di una monetina che cambiò la loro storia

Da questa notte Milwaukee Bucks e Phoenix Suns giocheranno le finali di basket NBA, uno dei grandi appuntamenti dello sport nordamericano. Sarà una finale inedita, e decisamente inaspettata. Milwaukee ha vinto un solo titolo nella sua storia, esattamente cinquant’anni fa, e le ultime finali le ha disputate tre anni dopo: da allora più nulla. Phoenix invece non ha mai vinto, e ha perso le uniche due finali che ha giocato: nel 1976 contro Boston e nel 1993 contro i Chicago Bulls di Michael Jordan.

Nel primo turno dei playoff, Phoenix e Milwaukee hanno eliminato le due finaliste della passata stagione: rispettivamente i Los Angeles Lakers – che però non erano al massimo – e i Miami Heat, che lo scorso anno erano arrivati in fondo un po’ a sorpresa. Nei turni successivi, sia Phoenix che Milwaukee hanno convinto parecchio, eliminando squadre sulla carta favorite.

Milwaukee ha eliminato in sette gare i Brooklyn Nets in una delle serie più spettacolari di questi playoff, e poi gli Atlanta Hawks, sorpresa di questa stagione, in sei gare. Le ultime due le ha giocate senza il suo giocatore più forte, Giannis Antetokounmpo, due volte MVP del campionato, infortunatosi al ginocchio contro Atlanta e ancora in dubbio per la prima gara delle finali.

Phoenix invece non è mai arrivata a giocare sette gare in questi playoff. Dopo il 4-2 ai Lakers ha eliminato i Denver Nuggets dell’MVP Nikola Jokic in sole quattro gare, e poi i Los Angeles Clippers in sei, nonostante avesse iniziato la serie senza il suo giocatore più incisivo, Chris Paul, arrivato alle finali per la prima volta in carriera, a 36 anni. I Clippers di Kawhi Leonard e Paul George erano inoltre considerati tra i grandi favoriti per il titolo finale, nonostante i risultati deludenti della passata stagione.

Molte storie su queste finali ruotano attorno a Chris Paul, uno dei giocatori che potrebbero vincere il premio di MVP delle finali insieme ad Antetokounmpo e ai loro due partner di gioco principali: per Phoenix è Devin Booker (terzo miglior realizzatore ai playoff), per Milwaukee è Khris Middleton (secondo giocatore per palle rubate), decisivo con i 66 punti segnati nelle due gare giocate contro Atlanta senza Antetokounmpo. Paul è considerato uno dei più forti playmaker nella storia della NBA, e a Phoenix sembra essersi integrato alla perfezione, in una squadra molto talentuosa ma anche molto giovane e inesperta. La vittoria di un titolo NBA potrebbe anche cambiare il modo in cui Paul è stato spesso raccontato: cioè un giocatore forte ma non vincente.

Milwaukee e Phoenix rappresentano due cosiddetti mercati minori in NBA. La prima ha meno di 600mila abitanti, la seconda ne ha poco più di un milione e mezzo. Entrambe pagano la vicinanza a centri più grandi e conosciuti come Chicago e Los Angeles. Hanno però una storia in comune. Furono infatti le due squadre ammesse in NBA nel 1968. Alla loro prima stagione arrivarono ultime, e così dovettero giocarsi la prima scelta al draft del 1969 con il lancio della monetina: vinsero i Bucks, che così ebbero l’opportunità di scegliere un giovane lungo di nome Lewis Alcindor, poi conosciuto da tutto il mondo come Kareem Abdul-Jabbar, con il quale vinsero l’unico titolo della loro storia.

Cinquantadue anni dopo, Phoenix potrebbe prendersi una rivincita. La squadra dell’Arizona è infatti leggermente favorita nei pronostici, perché ha avuto un percorso più netto ai playoff e il miglior andamento nella stagione regolare. Proprio alla stagione regolare risalgono gli ultimi due confronti tra le due finaliste, entrambi spettacolari ed entrambi vinti di un punto da Phoenix. Per questi risultati, e per come la sua squadra è passata dalla bassa classifica ai playoff in soli due anni, lo scorso maggio Monty Williams, allenatore di Phoenix, è stato eletto dai suoi colleghi come miglior allenatore della stagione.