Le ricerche di superstiti nel palazzo di Miami saranno sospese per demolirlo completamente
In Florida sta arrivando una tempesta tropicale che potrebbe mettere in pericolo i soccorsi: intanto i morti sono 24 e i dispersi 121
Le ricerche di eventuali sopravvissuti tra le macerie del palazzo di Miami che il 24 giugno è parzialmente crollato sono state sospese per procedere con una demolizione controllata della parte dell’edificio ancora in piedi. Si prevede infatti che nei prossimi giorni le coste occidentali della Florida saranno raggiunte da una tempesta tropicale denominata Elsa, e i forti venti che l’accompagnano potrebbero far cadere altre parti del palazzo, mettendo a rischio i soccorritori al lavoro. Finora dalle macerie del palazzo, che si trovava più precisamente a Surfside, vicino a Miami Beach, sono stati recuperati i corpi di 24 persone senza trovare superstiti: ci sono ancora 121 dispersi.
Per completare la demolizione controllata, che dovrebbe iniziare domenica, potrebbe volerci qualche giorno. Le famiglie dei dispersi comunque erano state informate in anticipo della sospensione temporanea delle operazioni di ricerca. La sindaca della contea di Miami-Dade Daniella Cava Levine ha detto che le ricerche riprenderanno non appena il sito del palazzo crollato sarà sicuro. Inizialmente la demolizione era stata programmata per la fine di luglio, ma l’arrivo della tempesta tropicale Elsa ha fatto cambiare i piani.
Intanto stanno proseguendo le indagini per capire se altri palazzi di Surfside abbiano dei problemi strutturali simili a quelli del palazzo crollato e per stabilire le cause del crollo. Le prime ipotesi riguardavano il livello di corrosione e deterioramento della struttura, dovuto principalmente al sale dell’oceano, e una serie di problemi riscontrati nel 2018 durante una perizia sullo stato del palazzo: all’epoca erano emersi sia «importanti danni strutturali» alla lastra di cemento situata sotto la piscina esterna all’edificio, sia «abbondanti» crepe e sgretolamenti nelle colonne, nelle travi e nelle mura del parcheggio sotterraneo. Secondo la perizia sarebbero stati necessari grossi lavori per risolvere questi problemi, ma non sono mai stati conclusi.
A questi fattori, secondo alcuni ingegneri che hanno visitato il palazzo crollato o ne hanno esaminato le fotografie, potrebbe aver contribuito una terza cosa, ha spiegato il New York Times: un possibile difetto di costruzione. Osservando alcuni dei pilastri danneggiati dal crollo ma rimasti in piedi, gli esperti hanno notato che il numero delle barre di acciaio che univano i pilastri al pavimento del piano terra era inferiore rispetto a quello previsto dal progetto dell’edificio, risalente al 1979.
Allyn E. Kilsheimer, un ingegnere che sta indagando sul crollo per conto dell’amministrazione di Surfside, ha detto che è ancora presto per dire con sicurezza se davvero ci fossero dei difetti di costruzione e se questi abbiano contribuito al crollo: per la fine dell’indagine potrebbero volerci dei mesi.
Kilsheimer ha anche detto che può capitare che ci siano differenze lecite tra la realizzazione di un edificio e il suo progetto, perché durante la costruzione possono essere fatte nuove valutazioni. È però probabile che il palazzo di Surfside sia stato realizzato seguendo norme di sicurezza meno rigide rispetto a quelle attuali e anche rispetto a quelle seguite per edifici di poco successivi, dato che negli anni della sua realizzazione la Florida aggiornò questi criteri, aumentando tra l’altro il numero di barre di acciaio necessarie per rinforzare le costruzioni di calcestruzzo.
Il palazzo fu costruito da una società chiusa da vent’anni, la Nattel Construction, il cui titolare morì nel 2014.