Decine di persone sono state uccise durante le proteste in favore della democrazia in eSwatini, l’ex Swaziland
Secondo alcuni attivisti e partiti dell’opposizione, le forze militari dello eSwatini – l’ultima monarchia assoluta dell’Africa, conosciuta fino a pochi anni fa come Swaziland – hanno ucciso decine di manifestanti durante le proteste pro-democrazia delle ultime settimane. Pochi giorni fa il re Mswati III aveva mobilitato l’esercito per contenere le proteste, che sono le più ampie e violente dalle manifestazioni del 2019: centinaia di persone avevano iniziato a manifestare il mese scorso dopo la scomparsa in circostanze misteriose di uno studente, che secondo attivisti e oppositori era stata insabbiata dalle autorità.
Il segretario del Fronte Democratico Unito dello Swaziland (SUDF), Wandile Dludlu, ha detto al Financial Times che circa 40 persone sono state uccise e più di 400 sono state ferite durante gli scontri, anche armati; Dludlu ha aggiunto che gli ospedali sono sotto pressione, anche se non ci sono stime ufficiali precise.
Lo eSwatini è grande più o meno come l’Abruzzo, ha 1,3 milioni di abitanti ed è uno stato molto povero, dove proteste e manifestazioni contro il governo sono rarissime: i partiti politici e i gruppi che chiedono la democrazia sono vietati dal 1973 e Mswati regna in maniera autoritaria dal 1986 mantenendo il totale controllo del parlamento. In seguito alle recenti proteste, il governo ha imposto un coprifuoco nazionale a partire dalle 18, ufficialmente per cause legate alla pandemia da coronavirus. Tra il coprifuoco e la grande presenza di polizia e soldati nelle strade, secondo Dludlu si può di fatto parlare di legge marziale, anche se un portavoce del governo ha negato queste misure.