Il rapimento di Milena Sutter
La storia di uno dei casi di cronaca nera più noti degli anni Settanta, che portò alla condanna di Lorenzo Bozano, morto ieri mentre nuotava all'isola d'Elba
Lorenzo Bozano è morto ieri a Bagnaia, sull’isola d’Elba, mentre era in acqua e stava nuotando. Aveva 76 anni e fu il protagonista di uno dei fatti di cronaca più famosi e raccontati degli anni Settanta, una storia che occupò a lungo le prime pagine dei giornali e lo spazio del telegiornale (ne esisteva uno solo, “il Primo” si diceva allora). Da quando lo arrestarono divenne famoso come “il biondino della spider rossa”.
Accadde 50 anni fa a Genova. Alle 17 del 6 maggio 1971 Milena Sutter, tredicenne figlia di un industriale svizzero trasferito a Genova, famoso nel campo dei detersivi (ancora oggi esistono i prodotti Sutter), uscì dalla scuola che frequentava avviandosi verso casa, nel quartiere di Albaro. Alle 17.30 aveva appuntamento a casa con una professoressa, per un’ora di ripetizione di storia. Non tornò a casa, e quattro ore dopo i genitori avvertirono la polizia e sporsero denuncia. La prima telefonata dei presunti rapitori arrivò la mattina dopo, verso le 9.30: “Se volete rivedere Milena viva portate 50 milioni nella prima aiuola di Corso Italia”.
In quegli anni i rapimenti in Italia erano frequenti, e si parlava vagamente di un’organizzazione chiamata Anonima Sequestri. La telefonata venne giudicata poco credibile: 50 milioni erano pochi rispetto al patrimonio dei Sutter. Gli investigatori decisero di aspettare: i compagni di scuola di Milena Sutter, alla scuola svizzera, avevano visto lì fuori, quel giorno, un ragazzo biondo, più grande di loro, a bordo di una spider rossa. Quello stesso ragazzo era stato notato nei giorni precedenti alla scomparsa della ragazza nei pressi di casa Sutter.
La polizia individuò presto un sospettato. Si chiamava Lorenzo Bozano, aveva 25 anni e un’Alfa Romeo decappottabile rossa. Era un sub dilettante, parente degli armatori Costa. Due anni prima il padre si era presentato in Questura a Genova per denunciarlo, definendolo «uno psicopatico capace di qualsiasi delitto».
Il 20 maggio il cadavere di Milena Sutter venne individuato in mare da due pescatori, a circa 300 metri dalla spiaggia di Priaruggia, a Quarto dei Mille, un quartiere di Genova. Il corpo era stato appesantito da sei piombi da un chilo l’uno, addosso aveva parte di una tuta Cressi sub. Indossava ancora camicia e maglione del giorno della scomparsa, mentre era svestita dalla vita in giù.
Il giorno stesso del ritrovamento Lorenzo Bozano venne arrestato. L’autopsia stabilì che Milena Sutter era morta per strangolamento, probabilmente il giorno stesso del rapimento, il 6 maggio, e che prima di essere gettata in mare era stata sepolta da qualche parte. Bozano si dichiarò innocente. Non aveva un alibi per il 6 maggio ma contro di lui non c’erano prove consistenti, solamente una serie di indizi tra cui un foglietto in cui aveva scritto “affondare, seppellire, murare”.
Trenta ragazzi della scuola svizzera dissero che sì, il ragazzo visto il 6 maggio a bordo della spider rossa poteva essere lui, ma nessuna delle compagne di classe di Milena Sutter lo riconobbe. Alcuni conoscenti dissero di averlo sentito parlare, il giorno prima della scomparsa della ragazza, di un rapimento. Lui disse che si stava riferendo al sequestro di Sergio Gadolla, avvenuto a Genova nel 1970 a opera del gruppo terrorista XXII Ottobre.
Al processo per il sequestro e l’omicidio di Milena Sutter, nel 1973, Lorenzo Bozano fu assolto con la formula della mancanza di prove. Due anni dopo, il processo d’appello cambiò la sentenza e arrivò la condanna all’ergastolo per rapimento a scopo di estorsione, omicidio con azione di strozzamento e soppressione di cadavere. Nel frattempo Bozano aveva lasciato l’Italia. Era in Francia, da lì scappò in Africa, poi tornò in Francia. Lo arrestarono nel 1979 come avviene spesso, per una banalità: guidava senza cinture di sicurezza, già allora obbligatorie in Francia. Dalla Francia venne estradato in Svizzera e poi in Italia. Scontò tutta la pena nel carcere di Porto Azzurro, all’isola d’Elba. Nel 1989 ottenne la semilibertà. Aprì un allevamento di polli e finì nei guai per non aver dichiarato al fisco mezzo miliardo di lire.
Nel 1997 a Livorno fu fermato perché spacciandosi per poliziotto aveva molestato una ragazza. Fu condannato a due anni e tutti i benefici di legge furono sospesi. Solo nel 2019 tornò in regime di semilibertà. In tutti i 50 anni di vita dal giorno del suo primo arresto, Lorenzo Bozano si è sempre dichiarato innocente.