Cosa succederà al M5S?
L'attacco di Grillo a Conte sembra aver portato a una divisione definitiva, ora bisogna capire chi andrà con chi
Dopo il post con il quale il fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo ha scaricato l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, attaccandolo duramente e annunciando una consultazione online per eleggere un nuovo organo direttivo del partito in modo da estrometterlo dalla dirigenza, la domanda è cosa succederà ora alla prima forza politica nell’attuale Parlamento, da mesi in crisi di consensi e di identità politica. Lo scontro tra Grillo e Conte, andato avanti per alcuni giorni e che in molti nel partito speravano si risolvesse con un compromesso, sembra aver portato a una divisione definitiva: e quindi l’ipotesi principale è una scissione, con un M5S più simile a quello precedente alle esperienze di governo da una parte, sempre guidato da Grillo e forse da Luigi Di Maio, e dall’altra un nuovo partito fondato da Conte.
Conte era stato scelto dallo stesso Grillo come futuro leader del M5S mesi fa. Quando è arrivato il momento di definire la struttura dirigenziale del partito, però, Conte ha chiesto esplicitamente al fondatore e “garante” di farsi da parte. Conte ha detto che se il leader politico del M5S avesse continuato a essere affiancato dalla sua ambigua e ingombrante figura, libera di parlare a piacimento a nome del partito e di intromettersi nelle questioni interne, lui non avrebbe potuto lavorare autonomamente ed efficacemente.
Grillo si è arrabbiato moltissimo, e ha rifiutato categoricamente di rinunciare al suo potere e alla sua influenza: ha detto che Conte, che è stato il presidente del Consiglio direttamente espresso dal M5S per oltre due anni e mezzo, «non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione».
Secondo le cronache politiche di oggi, i parlamentari del M5S sono rimasti assai sorpresi e spiazzati dal post di Grillo, molto duro nei toni e categorico nell’annunciare la separazione da Conte. E ha provocato agitazioni anche la decisione di Grillo di tenere la consultazione per il nuovo organo direttivo – che dovrebbe sostituire Conte alla guida del partito – su Rousseau, la piattaforma online a cui storicamente si è affidato il M5S ma da cui il partito si era separato alcune settimane fa, al termine di un lungo contenzioso con il suo amministratore Davide Casaleggio, considerato vicino ai parlamentari che hanno lasciato il partito dopo il sostegno al governo Draghi.
Grillo insomma ha riportato il M5S da Casaleggio, da cui il partito – sotto la guida di Conte – si era faticosamente separato per avviare una nuova fase. Adesso la questione è con chi stare, tra i due: per mercoledì sera è prevista una riunione dei parlamentari in cui si potrebbero delineare le due fazioni nel M5S.
C’è tutta una serie di deputati, senatori, ministri ed ex ministri molto vicini a Conte, come Vito Crimi, Stefano Patuanelli, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro e Federico D’Incà. Peraltro quelli al secondo mandato in Parlamento, con le regole attuali del M5S, dovrebbero rinunciare a ricandidarsi nel 2023, quando sono previste le prossime elezioni: Conte voleva abolire questa regola. Per Conte non sembrano esserci molte alternative al fare un partito personale portandosi dietro un pezzo di M5S e probabilmente alleandosi poi con il Partito Democratico.
L’altra fazione è quella dei deputati e senatori più critici verso Conte e più storicamente legati a Grillo, che in parte avevano malvisto il sostegno al governo Draghi. Potrebbero unirsi a loro anche i parlamentari espulsi in quell’occasione, come Barbara Lezzi e Nicola Morra. Secondo Annalisa Cuzzocrea, che segue il M5S per Repubblica, a guidare il M5S dopo la separazione con Conte potrebbe essere il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che è riuscito a mantenersi sempre vicino a Grillo, ed è probabilmente la figura a cui sono riconosciute più capacità politiche e di leadership dentro al M5S, dopo Conte.
In tarda mattinata Crimi ha scritto su Facebook di non essere d’accordo con la decisione di Grillo, e ha aggiunto che il voto non potrà avvenire sulla piattaforma Rousseau perché «questa è inibita al trattamento dei dati degli iscritti al Movimento. Inoltre, consentire ciò violerebbe quanto disposto dal Garante della Privacy». Tra le altre cose, Crimi ha detto di aver avviato «una profonda riflessione» sul suo ruolo nel Comitato di Garanzia e sulla sua permanenza nel Movimento a causa degli ultimi eventi all’interno del partito.