Kim Jong-un ha detto che in Corea del Nord c’è stato un “grave incidente” legato al coronavirus

(KCNA/AP)
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L’agenzia di stampa nordcoreana KCNA ha scritto che mercoledì durante una riunione del Comitato centrale del Partito dei Lavoratori, l’unico partito ammesso in Corea del Nord, il dittatore Kim Jong-un ha denunciato un “grave incidente” non meglio specificato legato alla pandemia da coronavirus.

L’incidente avrebbe causato «una grande crisi» per la sicurezza della popolazione, e Kim ha accusato alcuni funzionari di «incapacità e irresponsabilità» e di aver trascurato i loro doveri nel mettere in pratica le contromisure necessarie per combattere la pandemia.

È possibile che l’incidente di cui ha parlato Kim sia un grave focolaio di coronavirus, e sarebbe la prima volta che la Corea del Nord ammette l’esistenza di contagi nel paese. Finora infatti ha sempre detto di non aver registrato alcun caso di contagio, su circa 30mila persone testate: è comunque altamente improbabile che questi numeri siano realistici.

È la seconda volta in pochi giorni che il Kim Jong-un parla pubblicamente delle difficoltà del paese, un fatto insolito in una dittatura dove per anni la comunicazione pubblica ha sempre cercato di dimostrare come in Corea del Nord non ci fossero problemi. Il 15 giugno aveva infatti fatto un appello al Comitato centrale per risolvere il problema della scarsità di cibo provocata dalla limitata produzione agricola e dal blocco delle importazioni a causa della pandemia. Anche se Kim Jong-un non aveva fatto esplicito riferimento a una possibile carestia, in passato discorsi simili erano stati pronunciati soltanto prima di grosse crisi alimentari.

La carestia potrebbe essere legata proprio alle decisioni prese per contrastare la pandemia: per evitare la diffusione dei contagi il regime un anno fa aveva deciso di chiudere i confini nordcoreani e di rinunciare di fatto allo scambio di beni con la Cina, l’unica grande economia che mantiene buoni rapporti con la Corea del Nord. Quella chiusura non aveva bloccato soltanto le importazioni di cibo, ma anche quelle di carburante e fertilizzanti essenziali per l’agricoltura, esacerbando i problemi.

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