Cos’è stato deciso sul blocco dei licenziamenti
Ne è stata confermata la fine dal 1º luglio, ma con alcune eccezioni per i settori più in crisi
Lunedì sera il governo si è riunito per discutere nuovamente del blocco dei licenziamenti, misura che in base al cosiddetto Decreto Sostegni Bis terminerà il 30 giugno. Alla fine della riunione diversi esponenti della maggioranza hanno detto che è stato deciso di confermare la data per la fine del blocco dei licenziamenti, ma con una serie di eccezioni per i settori più in crisi.
La fine del blocco dei licenziamenti riguarda la cosiddetta “cassa integrazione COVID” , uno dei principali strumenti adottati dal governo per attenuare le conseguenze economiche della pandemia, introdotta per evitare che migliaia di persone rimanessero senza lavoro e retribuzione per via della crisi economica. Finora chi vi faceva ricorso era obbligato a non licenziare i propri dipendenti, ma dal 1º luglio le aziende non saranno più soggette a questo divieto.
Dopo molte discussioni interne alla maggioranza, il governo ha deciso quindi di introdurre un “blocco selettivo” dei licenziamenti, come aveva proposto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. La decisione presa lunedì dovrà essere ufficializzata in un decreto legge che andrà approvato entro mercoledì, ultimo giorno utile prima che la misura prevista dal Decreto Sostegni Bis entri in vigore, ma a grandi linee si sa già cosa conterrà.
Il divieto di licenziare sarà prorogato fino alla fine di ottobre per i settori del tessile, del calzaturiero e della moda, le cui aziende dal 1º luglio potranno usufruire ancora di 17 settimane di “cassa integrazione COVID” gratuita. È stato inoltre deciso di introdurre per le aziende in crisi degli altri settori, che abbiano esaurito tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione, altre 13 settimane di cassa integrazione straordinaria, a patto di non licenziare.
Nelle ultime settimane si era discusso molto del blocco dei licenziamenti perché alcuni partiti della maggioranza ritenevano che fosse necessaria una proroga fino a ottobre. In particolare PD, Leu e M5S avevano fatto molta pressione sul governo per non far scattare a luglio il blocco dei licenziamenti, mentre Lega e Italia Viva si erano mostrati decisamente contrari a una proroga. Anche Forza Italia si era detta contraria a una proroga, a eccezione del ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta.
Al termine della riunione di lunedì Brunetta ha commentato l’accordo trovato nella maggioranza dicendo che la fine del blocco dei licenziamenti, con una serie di eccezioni, «denota la nostra volontà di tornare al mercato e alla fisiologia, ma difendendo i settori più in crisi». Il segretario del PD Enrico Letta, che è stato tra i principali sostenitori di una proroga per i settori più in crisi, ha scritto su Twitter che «quando il governo Draghi annunciò che non avrebbe prorogato il blocco dei licenziamenti abbiamo lavorato su quella che ci pareva l’unica opzione ragionevole; la selettività dei sostegni ai lavoratori seguendo il livello di crisi dei settori. E quello di oggi sembra buon compromesso».
Martedì pomeriggio il presidente del Consiglio Draghi incontrerà i rappresentanti dei sindacati per discutere del compromesso sul blocco dei licenziamenti trovato lunedì dalla maggioranza di governo, prima che venga approvato il decreto legge. Il decreto conterrà anche l’estensione di due mesi, fino al 31 agosto, del blocco dell’invio delle cartelle esattoriali, e la sospensione dal 1º luglio del cosiddetto “cashback”, il meccanismo introdotto dal governo Conte per incoraggiare l’utilizzo di carte di debito (bancomat) e carte di credito e premiare con rimborsi – i cosiddetti “cashback” – chi fa un uso frequente dei pagamenti elettronici nei negozi fisici.