I giornali danesi si sono alleati contro Google e Facebook
Vogliono farsi pagare i diritti d'autore dei propri articoli con un contratto collettivo, superando differenze e divisioni
Nei prossimi giorni una trentina di società editoriali danesi discuteranno se adottare una nuova tattica contrattuale per negoziare collettivamente un accordo con Google e Facebook che preveda il pagamento dei diritti d’autore degli articoli prodotti dai propri giornali, un tema di cui le società editoriali di tutto il mondo discutono ormai da anni.
La cosa interessante è che finora in situazioni simili Google e Facebook hanno cercato accordi con i singoli editori per negoziare da posizioni di favore, facendo leva sulla scarsa collaborazione fra editori in competizione fra loro. Molto probabilmente l’esperimento danese verrà tenuto d’occhio da diverse società editoriali in tutta Europa, ancora alla ricerca di un punto di equilibrio nel proprio rapporto con i social network.
Il primo incontro avverrà venerdì e includerà la maggior parte dei gruppi editoriali in Danimarca, tra cui l’emittente radiotelevisiva statale DR e la sua principale rivale privata TV2, oltre ai giornali più importanti del paese, come Berlingske e JP Politikens Hus. L’unico grande gruppo che non parteciperà è l’editore di riviste Egmont. L’iniziativa si basa sulle nuove norme sul copyright dell’Unione Europea approvate nel marzo del 2019, che consentono agli editori di richiedere una commissione ai social network che mostrano estratti delle loro notizie. Secondo il Financial Times in caso di successo sarebbe la prima volta che i giornali riescono a portare avanti una contrattazione collettiva con Google e Facebook.
Qualcosa di simile è stato fatto di recente anche in Francia, dove Google ha firmato un accordo per la protezione del copyright con l’Alleanza della stampa d’informazione generalista francese, un sindacato che rappresenta 300 tra giornali e riviste d’informazione politica e generalista in Francia.
L’accordo raggiunto in Francia, arrivato dopo che nell’aprile del 2020 l’Antitrust francese aveva ordinato a Google di pagare gli editori di giornali per aver pubblicato contenuti protetti da copyright, è però di tipo diverso da quello che gli editori danesi hanno in mente: nonostante sia stato sottoscritto collettivamente, infatti, prevede che i pagamenti vengano concordati da Google con ogni singolo editore, e che siano basati sull’audience online mensile delle testate, il loro contributo all’informazione politica e generalista e la quantità di contenuti pubblicati.
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I giornali danesi vogliono invece che Facebook e Google negozino un contratto collettivo, e che siano poi i singoli editori a ripartirsi i soldi tra di loro. Anders Krab-Johansen, amministratore delegato di Berlingske Media, ha detto al Financial Times che «quello che si vede nella maggior parte dei paesi è che Google o Facebook negoziano accordi singoli con una o poche società di media dominanti e stabiliscono lo standard, e il mercato deve adattarsi. Noi preferiamo avere un potere contrattuale collettivo, che ci ponga in una posizione rilevante».
Il modello di contrattazione collettiva è estremamente diffuso nei paesi del Nord Europa, tanto che spesso se ne parla come di “modello scandinavo”. Ha le proprie radici nella tradizione socialdemocratica dei paesi nordici, che hanno tassi di sindacalizzazione dei lavoratori fra i più alti al mondo. Google ha detto che «rispetterà il modo in cui gli editori danesi decideranno di negoziare» e ha aggiunto di avere «già offerto loro di iniziare a discuterne, con l’obiettivo di raggiungere accordi equi e ragionevoli in linea con la legge».
Il possibile accordo tra gli editori danesi segue di alcuni mesi la presentazione da parte del governo di un disegno di legge in base a cui le grandi società tecnologiche come Facebook e Google sono tenute a pagare i media danesi per l’utilizzo dei loro contenuti. La proposta di legge prevede che Google e Facebook stipulino dei contratti collettivi con i media, proprio come quello che verrà discusso nella riunione di venerdì.
Joy Morgensen, ministra danese della Cultura, ha detto che il governo ha deciso di «andare oltre quanto richiesto dall’Unione Europea», e che più in generale «non devono combattere da sole».
Una legge analoga è stata approvata lo scorso febbraio in Australia: obbliga le piattaforme online come Facebook e Google a pagare gli editori per l’utilizzo dei loro contenuti. Prima dell’approvazione, per protesta, Facebook aveva bloccato la possibilità di accedere ai contenuti giornalistici tramite la sua piattaforma in Australia, e per alcuni giorni gli utenti di Facebook del paese non avevano potuto vedere nessun tipo di contenuto giornalistico. Alla fine Facebook aveva riammesso sulla piattaforma i contenuti giornalistici dopo che il governo aveva accettato di inserire nella legge alcuni emendamenti.
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