Conte dice che se Grillo non si fa da parte lui si sfila
Il leader annunciato del M5S dice che con le attuali «ambiguità e criticità» del ruolo del fondatore del partito non può accettare l'incarico
L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, da mesi annunciato come futuro leader del Movimento 5 Stelle, ha detto in una conferenza stampa tenuta lunedì pomeriggio che o il fondatore e “garante” Beppe Grillo si farà da parte, e gli ampi e indefiniti poteri di cui gode oggi saranno ridotti e circoscritti, oppure rinuncerà al ruolo di guidare il partito. «Io non riesco a impegnarmi in un progetto in cui non credo», sostenendo che attualmente il ruolo di Grillo sia caratterizzato da «ambiguità e criticità» che impediscono una leadership davvero autonoma del M5S. Queste condizioni sono «imprescindibili» per il suo impegno politico, ha detto.
La conferenza era attesa perché da giorni era emerso il duro scontro in corso tra Conte e Grillo, di fatto una trattativa per decidere chi comanderà nel M5S dopo la ristrutturazione da tempo annunciata per risolvere la crisi di consensi e di identità degli ultimi mesi. Conte ha detto che con Grillo «sono emerse alcune diversità di vedute su aspetti fondamentali» su come occorra riformare il M5S: lui vorrebbe «ristrutturare», Grillo invece vorrebbe solo «moderati aggiustamenti».
Conte è stato piuttosto esplicito nel dire che Grillo non è disposto a cedere il suo potere di parlare a nome del partito e di intervenire nelle decisioni, accusandolo di voler fare il «padre-padrone» e sostenendo che senza delimitare più chiaramente il suo ruolo rimarrà «un’ombra», e il leader ufficiale «un prestanome». «Una diarchia non sarebbe funzionale», ha detto, aggiungendo che per Grillo «c’è sempre la funzione di garante». Conte ha citato e ringraziato più volte Vito Crimi, dirigente del partito e leader politico uscente, facendo intendere che sia dalla sua parte.
Domani Conte manderà la sua proposta per un nuovo statuto e la sua “carta dei valori” a Grillo e la diffonderà agli iscritti: dicendo chiaramente che le mediazioni sono finite e o la sua proposta viene accettata, oppure rinuncerà al ruolo di leader politico. Ha smentito di avere già progetti pronti per fondare un partito personale in caso di rifiuto di Grillo.
Sono mesi che le cronache politiche raccontano le difficoltà di Conte nell’insediarsi ufficialmente come leader del partito: prima però le questioni erano state soprattutto tecniche e legate alla scissione con la piattaforma online Rousseau, il suo gestore Davide Casaleggio e la frangia di parlamentari più radicali che era stata contraria all’appoggio al governo a Draghi. Negli ultimi giorni è diventato evidente che c’era un’altra grana da risolvere, quella del ruolo di Grillo e dell’indisponibilità di Conte a mantenere lo status attuale, che aveva consentito al fondatore del M5S di esprimersi autonomamente e frequentemente sulle vicende politiche e del partito. Queste «ambiguità e criticità» secondo Conte spiegano «la delusione di alcuni elettori», ha detto riferendosi ai netti cali nei sondaggi del M5S, che nonostante sia il primo partito in Parlamento è oggi dietro agli altri principali partiti.