I favoriti al Tour de France sono due sloveni
Anche se nessuno dei due fa parte della squadra più forte: breve guida della più importante corsa ciclistica al mondo, che inizia oggi
I favoriti a vincere l’edizione di quest’anno del Tour de France – la più importante corsa ciclistica al mondo, che parte oggi da Brest, in Bretagna, e arriva sugli Champs Élysées di Parigi il 18 luglio – sono due sloveni: Tadej Pogacar e Primoz Roglic.
Pogacar, che ha 22 anni, è favorito perché il Tour l’ha vinto l’anno scorso, e perché vince buona parte delle corse a tappe a cui partecipa. Roglic, che di anni ne ha 31, è considerato il suo principale sfidante. Lo scorso anno arrivò secondo dopo aver indossato per diversi giorni la maglia gialla, simbolo del primato al Tour; inoltre, sebbene Pogacar sia ritenuto più forte in salita, Roglic potrebbe andare meglio a cronometro, in un’edizione in cui i chilometri a cronometro sono molti e le salite non tantissime.
Non è detto comunque che a giocarsi la vittoria finale saranno solo loro due, anche perché la squadra considerata più forte non è né quella di Roglic né quella di Pogacar.
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Il Tour di quest’anno, diviso in 21 tappe, parte un po’ prima del solito, in modo da non sovrapporsi con le Olimpiadi. Inizierà subito con un paio di tappe ondulate, non per velocisti. Poi si scenderà verso le Alpi e si andrà in Provenza, dove nella stessa tappa si arriverà per due volte in cima al Mont Ventoux. Ci si sposterà verso i Pirenei, dove ci sarà la maggior parte delle tappe di montagna. Da lì, dopo una cronometro tra i vigneti vicino a Bordeaux, i corridori risaliranno verso Parigi.
Il percorso – che attraversa 9 regioni e 31 dipartimenti – prevede sei tappe considerate di montagna (tre delle quali con arrivo in salita) e cinque collinari. Le cronometro individuali saranno due, per un totale di 58 chilometri. Rispetto alla tendenza di molte grandi corse a tappe degli ultimi anni, ci sarà quindi relativamente poca salita, e invece tanta strada da fare a cronometro (tanta quanta non se ne vedeva dal 2013, al Tour). Nonostante le tappe di montagna siano perlopiù concentrate negli ultimi giorni, non è detto che la classifica generale non si muova prima, con le tappe ondulate.
Diversi commentatori hanno parlato di questo Tour come di un ritorno alla tradizione: con tanti chilometri a cronometro per provare a far avanzare in classifica chi è più forte in questa specialità, e la giusta dose di salite per far sì che chi, volendo recuperare quanto perso a cronometro, possa provare ad attaccare per recuperare.
Sia per Pogacar che per Roglic, il Tour de France di quest’anno è il principale obiettivo stagionale: fin qui entrambi hanno corso piuttosto poco. Pogacar comunque ha vinto l’UAE Tour a febbraio, la Tirreno-Adriatico a marzo, la Liegi-Bastogne-Liegi ad aprile e il Tour of Slovenia a inizio giugno.
Per prepararsi al Tour, in particolare a un Tour in cui ancora più del solito potrebbe essere determinante la forma fisica nella terza e ultima settimana, Roglic ha corso ancora meno: è dal 25 aprile che non si presenta al via di una corsa.
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Pogacar – fortissimo in salita e niente male a cronometro – è più favorito di Roglic, anche se c’è chi pensa che per lui questo Tour potrebbe essere più difficile rispetto all’anno scorso, quando in pochi lo consideravano l’avversario da battere. Roglic – fortissimo a cronometro e niente male in salita – dovrà provare a guadagnare secondi su Pogacar nelle tappe a cronometro, senza però perderne troppi in montagna.
Le squadre di Roglic e Pogacar, rispettivamente la Jumbo Visma e la UAE Team Emirates sono piuttosto forti, con corridori in grado di aiutare i rispettivi capitani in salita ma anche in pianura, ma non sono la più forte.
La squadra più forte tra le 23 alla partenza sembra essere la Ineos Grenadiers, che (seppur con un nome diverso) ha vinto sette delle ultime nove edizioni del Tour de France. Al via di questa edizione, la Ineos Grenadiers si presenta tra gli altri con Geraint Thomas, Richard Carapaz e Tao Geoghegan Hart, ovvero tre corridori che hanno già vinto un grande giro in carriera (Thomas il Tour del 2018, Carapaz e Geoghegan Hart il Giro d’Italia, nel 2019 e nel 2020); nella squadra c’è anche Richie Porte, che non è più giovanissimo ma che al Tour dell’anno scorso arrivò terzo.
Per come stanno le cose ora, nessuno tra i corridori della Ineos Grenadiers sembra essere più forte, diciamo nell’uno-contro-uno, di Pogacar o Roglic. La Ineos potrebbe però provare a beneficiare delle tante possibilità che le dà la varietà dei suoi corridori: per esempio con attacchi ripetuti, combinati e magari da lontano, per provare a scombussolare la corsa. Tutto questo dopo che per diversi anni, avendo in squadra Chris Froome, il più forte al via, la Ineos correva in un modo ritenuto più conservativo: il suo principale obiettivo era evitare a Froome ogni possibile minaccia, per lasciare che poi fosse lui, spesso negli ultimi chilometri delle salite, ad attaccare in prima persona.
Dave Brailsford, il “team principal” della Ineos Grenadiers, ha detto: «In questa stagione abbiamo cambiato la nostra filosofia di corsa, siamo diventati più aperti e arrembanti […]. Questo approccio più avventuroso ha cambiato il nostro modo di correre, e faremo così anche al Tour. Cercheremo ogni momento, in ogni tappa, per provare a sfruttare le cose a nostro vantaggio. Non vinceremo questo Tour stando a ruota. Aspettatevi l’inaspettato».
Froome – che ha 36 anni e non sembra essersi ripreso del tutto da un brutto incidente di due anni fa – sarà al via del Tour, però con la sua nuova squadra, la Israel Start-Up Nation, e, per quanto visto finora, senza ambizioni di classifica generale.
A parte i due sloveni e i quattro della Ineos, tra i più forti corridori al via ci saranno, tra gli altri, Rigoberto Uran, Richie Porte, Miguel Angel Lopez e, seppur non sia propriamente uno scalatore, anche il francese Julian Alaphilippe. Visto però che la prova in linea di ciclismo delle Olimpiadi di Tokyo potrebbe adattarsi alle caratteristiche di molti di loro, qualcuno potrebbe anche decidere, strada facendo, di puntare a quella gara, magari dopo aver visto sfumare le possibilità di vincere il Tour.
Un discorso simile vale per l’olandese Mathieu van der Poel, che sarà al Tour per provare a vincere qualche tappa, ma che potrebbe a un certo punto scegliere di risparmiare le sue forze in vista della gara olimpica: nel suo caso, però, quella di mountain bike. Come diversi altri corridori della sua generazione, infatti, Van der Poel alterna con gran disinvoltura – ed eccellenti risultati – diverse discipline ciclistiche: la strada, il ciclocross e la mountain bike.
Il corridore italiano da cui si aspetta di più, ma non molto, è Vincenzo Nibali, che ha corso l’ultimo Giro d’Italia (diciottesimo nella generale) dopo la frattura di una mano. Il suo obiettivo è una vittoria di tappa, ma punterà soprattutto a ritornare in forma. Ci sono poi altri otto italiani al via: dopo Nibali i risultati migliori potrebbero arrivare da Davide Formolo e Sonny Colbrelli.
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Intanto, e infine, iniziano anche ad arrivare un po’ di informazioni sul Tour de France femminile che si correrà dal 2022, dopo che per anni la “versione femminile” del Tour de France è stata (così come sarà anche quest’anno) una corsa di un solo giorno, contro i 21 – per oltre tremila chilometri totali – del Tour de Franche maschile.