I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia
I nuovi casi sono stati meno di diecimila e in quattro regioni non ci sono più pazienti ricoverati in terapia intensiva
Nell’ultima settimana i nuovi casi di coronavirus sono stati meno di diecimila, il numero dei nuovi ingressi nelle terapie intensive è stato il più basso dalla metà di dicembre, quando è iniziato il monitoraggio di questo dato, ed è calato sensibilmente anche il numero dei morti. I dati che servono a monitorare l’epidemia hanno avuto un andamento molto chiaro: la situazione epidemiologica è sempre più sotto controllo e il merito è soprattutto della campagna vaccinale, di cui si vedono gli effetti.
Nell’ultima settimana sono stati trovati 7.004 nuovi casi di coronavirus, il 34,2 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti: è un dato in costante calo dopo la cosiddetta terza ondata.
Nelle prossime settimane sarà importante monitorare i nuovi casi soprattutto per capire la prevalenza della variante delta, più contagiosa rispetto alle altre in circolazione. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha previsto che la variante delta rappresenterà il 90 per cento delle infezioni da coronavirus entro la fine di agosto.
Al momento in Italia non esistono dati aggiornati che mostrano la prevalenza della variante delta. Nell’ultima indagine rapida realizzata il 18 maggio dall’Istituto superiore di sanità, la variante delta era stata trovata nell’1 per cento dei tamponi sequenziati a campione, mentre la variante alfa aveva una prevalenza dell’88,1 per cento. Secondo una stima del Financial Times basata sui dati della piattaforma internazionale GISAID, in Italia la prevalenza della variante delta sarebbe al 26 per cento. Martedì 22 giugno sono stati sequenziati 777 tamponi per una nuova indagine rapida: i risultati saranno pubblicati all’inizio di luglio.
Negli ultimi sette giorni è diminuito anche il numero dei morti: sono stati 199, il 48,4 per cento in meno rispetto alla settimana precedente.
Dopo il calo delle ultime settimane, il numero di tamponi è tornato a crescere: sono stati eseguiti 1,2 milioni di tamponi, mentre sono state testate per la prima volta 314 mila persone, mentre nei sette giorni precedenti erano state 335mila.
È stato confermato anche l’andamento in calo del tasso di positività dei tamponi, un indicatore utile per capire l’efficacia delle strategie di individuazione dei nuovi casi e del tracciamento. Il tasso di positività dei tamponi molecolari è vicino all’1 per cento, al di sotto della soglia di allerta del 5 per cento.
L’unica regione italiana rimasta in zona gialla è la Valle d’Aosta, che tre settimane fa era stata l’unica regione a superare seppur di poco la soglia d’allerta dell’incidenza e ha dovuto aspettare un’altra settimana prima di capire se entrerà in zona bianca. I dati dicono che anche negli ultimi giorni in Valle d’Aosta la situazione è stata sotto controllo. Alle regioni che erano già in zona bianca, lunedì 21 giugno si sono aggiunte Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Sicilia, Toscana e la provincia autonoma di Bolzano.
Le uniche due province che hanno superato la soglia di 50 casi settimanali ogni 100mila abitanti sono state Enna e Caltanissetta, in Sicilia, dove sono stati trovati rispettivamente 56 e 57 nuovi casi ogni 100mila abitanti. Nella provincia di Enna l’incidenza è stata in calo rispetto ai sette giorni precedenti.
Oltre a Molise, Valle d’Aosta e Basilicata, nell’ultima settimana anche in Friuli Venezia Giulia si sono svuotati i reparti di terapia intensiva: in queste quattro regioni non ci sono più ricoverati in gravi condizioni. La percentuale dei posti letto in terapia intensiva occupati da malati di COVID-19 sul totale dei posti disponibili è bassa in tutte le regioni.
Il numero di nuovi ingressi in terapia intensiva è stato contenuto: sono stati 71, mentre nei sette giorni precedenti erano stati 142. Anche l’andamento di questo indicatore è piuttosto chiaro, come si può vedere dal grafico.
Al momento in Italia poco più di 32 milioni di persone hanno ricevuto almeno la prima dose del vaccino contro il coronavirus, e di queste 16,6 milioni sono completamente vaccinate. Il 54,4 per cento della popolazione quindi ha ricevuto almeno una dose e il 28,1 per cento ha completato il ciclo vaccinale.
Negli ultimi giorni il ritmo delle somministrazioni è stato piuttosto stabile anche se in calo rispetto all’inizio di giugno, probabilmente per effetto dell’incertezza legata all’utilizzo del vaccino AstraZeneca.
Nelle ultime due settimane sono cambiate ancora molte cose, come era già successo più volte negli ultimi mesi: venerdì 11 giugno il comitato tecnico scientifico (CTS) aveva raccomandato la somministrazione delle prime dosi con AstraZeneca esclusivamente alle persone con più di 60 anni, mentre per le fasce d’età inferiori era stata prevista la somministrazione di altri vaccini. Ma venerdì 18 giugno il presidente del Consiglio Mario Draghi ha chiarito che le persone con meno di 60 anni avrebbero avuto la possibilità di ricevere la seconda dose con il vaccino AstraZeneca.
In questo grafico si può notare l’andamento della somministrazione delle prime dosi di AstraZeneca, che è calato in modo significativo nell’ultima settimana. Questo è dovuto al fatto che la somministrazione delle prime dosi con AstraZeneca è stata limitata esclusivamente alle persone con più di 60 anni, una fascia della popolazione che ha già una percentuale di copertura vaccinale piuttosto alta.
Questo grafico mostra l’andamento delle somministrazioni totali del vaccino AstraZeneca tra le persone con meno e più di 60 anni. Come si può vedere, dopo il chiarimento del presidente del Consiglio Mario Draghi sono riprese le somministrazioni delle seconde dosi di AstraZeneca anche tra le persone con meno di 60 anni.
La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia: all’interno di ogni regione si trova la percentuale di persone che hanno ricevuto almeno una dose, mentre il colore indica la percentuale di persone che hanno completato il ciclo vaccinale.
In questo grafico si può osservare l’andamento delle somministrazioni nei vari stati del mondo.