Alle elezioni regionali francesi l’estrema destra è andata peggio del previsto
Secondo i primi exit poll il Rassemblement National di Marine Le Pen ha deluso le aspettative, come anche il partito di Macron
Secondo gli exit poll del primo turno delle elezioni regionali in Francia di domenica 20 giugno, sia il partito di estrema destra di Marine Le Pen Rassemblement National (RN) sia il partito centrista del presidente francese Emmanuel Macron La République En Marche (LREM) sono andati molto peggio rispetto a quanto previsto dai sondaggi fatti prima del voto. I loro candidati alla presidenza regionale sono arrivati primi al voto in pochissime regioni, a scapito dei candidati dei Républicains e del Partito Socialista, gli storici partiti del centrodestra e del centrosinistra francese.
Domenica gli elettori hanno votato per scegliere i presidenti e i consiglieri delle regioni francesi (12 nella Francia continentale, più la Corsica e quattro territori d’oltremare) oltre che i consiglieri dei dipartimenti (che sono una suddivisione territoriale di secondo livello, dopo le regioni, e sono 101). Le elezioni erano considerate un momento significativo per diversi partiti a livello nazionale soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del 2022, dove ci si aspetta che Macron e Le Pen saranno i primi due candidati a sfidarsi.
Il risultato è particolarmente deludente per il RN di Le Pen, che per la prima volta nella sua storia sperava di ottenere almeno una presidenza di regione: secondo i sondaggi i candidati frontisti avrebbero dovuto ottenere il primo posto in sei delle 12 regioni della Francia continentale, ma alla fine ce l’hanno fatta in una sola, la Provence-Alpes-Côte-d’Azur, dove comunque rischia di perdere al secondo turno, che si svolgerà il 27 giugno.
Anche i risultati dei candidati di LREM sono stati molto sotto le aspettative: non hanno ottenuto il primo posto in nessuna regione, e soltanto in otto regioni hanno superato la soglia del 10 per cento dei voti, necessaria per prendere parte al secondo turno.
Non sono buone notizie per Le Pen, che si pensava sarebbe andata molto meglio per come si stava spostando l’elettorato e per le difficoltà degli avversari, e che soprattutto puntava alle elezioni regionali per consolidare la propria posizione in vista delle presidenziali dell’anno prossimo. Non sono risultati incoraggianti nemmeno per il partito di Macron, che si presenta per la prima volta alle elezioni regionali, e che ha ottenuto risultati deludenti, in linea col calo di popolarità dell’attuale presidente.
Hanno approfittato di questa situazione i Républicains e il Partito Socialista, i cui candidati sono arrivati al primo posto in tutte le regioni della Francia continentale tranne la Provence-Alpes-Côte-d’Azur. Una delle sfide più importanti era quella della Hauts-de-France, nel nord del paese, dove nel 2015 al primo turno Le Pen aveva superato il 40 per cento dei voti, staccando di 15 punti il candidato del centrodestra Xavier Bertrand, che poi aveva vinto al secondo turno. Secondo le stime del canale di notizie BFM TV, ora Bertrand sarebbe avanti col 41 per cento dei voti contro il 24,4 per cento del candidato del partito di Le Pen, Sébastien Chenu.
LR sarebbe avanti anche nel Grand Est, nel nord-est del paese, in Auvergne-Rhône-Alpes, nel sud-est, e all’Île-de-France, la regione attorno a Parigi, mentre i Socialisti dovrebbero mantenere il loro vantaggio in Occitania e Bretagna.
Le medie di voto nazionali danno un’idea della situazione: secondo un exit poll di IPSOS citato da BBC, per il momento RN avrebbe ottenuto il 19 per cento dei voti, seguito dai Socialisti col 16 per cento, dai Verdi col 13 per cento e da LREM all’11 per cento. Il partito più votato in assoluto sarebbe però Les Républicains (LR), di destra, che per ora sarebbe in testa col 29 per cento delle preferenze.
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Tra le altre cose, come previsto, l’affluenza al primo turno è stata molto bassa, con un’astensione stimata attorno al 66 per cento, un record storico. In un breve discorso tenuto dopo che avevano cominciato a essere diffusi i primi dati, Le Pen ha descritto la scarsa affluenza come un «disastro civico», che dava un’idea distorta della situazione politica del paese.
Il sistema elettorale per le regionali prevede che se nessuna lista ottiene la maggioranza assoluta si vada al ballottaggio, al quale sono ammesse tutte le liste che hanno ottenuto almeno il 10 per cento dei voti. Tra i due turni le liste possono essere modificate e possono fondersi con altre che hanno ottenuto almeno il 5 per cento dei voti.