Le primarie del centrosinistra a Roma e Bologna
I candidati e le cose utili da sapere sul voto che decreterà chi concorrerà per diventare sindaco alle prossime elezioni comunali
Oggi si terranno le primarie per scegliere i candidati del centrosinistra alle elezioni comunali di Roma e Bologna, che si svolgeranno tra il 15 settembre e il 15 ottobre 2021. A Roma si vota dalle 8 alle 21 nei 190 gazebo allestiti in tutta la città (sul sito tunoiroma.it si può consultare la mappa dei seggi). Anche a Bologna si vota dalle 8 alle 21 in 43 seggi: per conoscere il seggio in cui si può votare bisogna far riferimento alla propria sezione elettorale, che si trova sulla tessera elettorale (qui c’è l’elenco di tutti i seggi e delle sezioni elettorali corrispondenti).
Queste primarie sono molto attese per diversi motivi: da un lato a Roma c’è il timore che il candidato favorito, l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, possa uscirne indebolito e iniziare col piede sbagliato la campagna elettorale, che secondo gli ultimi sondaggi rimane molto aperta; dall’altro a Bologna la situazione è molto incerta e la campagna elettorale è stata finora molto combattuta, dato che vede contrapposti Partito Democratico e Italia Viva con due candidati con idee piuttosto diverse di come amministrare la città nei prossimi anni.
In entrambi i casi uno dei fattori più importanti che andranno analizzati al termine delle votazioni è l’affluenza degli elettori, dopo le deludenti primarie di domenica scorsa a Torino, vinte dal capogruppo del PD al consiglio comunale Stefano Lo Russo. Alle primarie avevano votato solo 11.651 persone, circa un quinto rispetto alle primarie del 2011 vinte da Piero Fassino, e la metà di quelle che nel 2019 parteciparono in città alle elezioni del segretario nazionale del PD. Peraltro Lo Russo aveva superato di appena 300 voti il candidato civico Francesco Tresso.
Le primarie a Roma
I candidati alle primarie di Roma sono Imma Battaglia, Giovanni Caudo, Paolo Ciani, Stefano Fassina, Cristina Grancio, Roberto Gualtieri, Tobia Zevi. Il favorito, come detto, è Gualtieri, sostenuto dai principali dirigenti nazionali e locali del partito – cioè quelli che riescono ancora a mobilitare voti e militanti – ed è stato favorito dal ritiro degli avversari più temibili, come la senatrice Monica Cirinnà. Carlo Calenda, leader di Azione, aveva invece deciso di non partecipare alle primarie. L’unico che dovrebbe ottenere un risultato discreto è Giovanni Caudo, ex assessore all’Urbanistica di Ignazio Marino, il quale nei giorni scorsi ha tenuto un comizio attaccando duramente il PD e tornando sulla vicenda delle sue dimissioni, chieste proprio dal PD nel 2015.
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Gli altri candidati, con minori possibilità di vittoria, sono: Paolo Ciani consigliere regionale di Demos – Democrazia Solidale; Stefano Fassina, deputato di Liberi e Uguali; Tobia Zevi, che si presenta con una lista civica ma che ha un passato da militante nel PD. Le uniche due donne sono Imma Battaglia e Cristina Grancio, che provengono rispettivamente dagli ambienti della sinistra civica e dai socialisti.
Anche la scarsità di donne candidate alle primarie è stato un tema molto dibattuto nelle ultime settimane. A questo proposito la vicesegretaria del PD Irene Tinagli ha detto: «È un pensiero che mi tormenta. Il PD affida le scelte ai territori e alle federazioni locali del partito, evitando di imporre scelte dall’alto. In molti casi abbiamo raccomandato le primarie proprio per allargare la partecipazione e per favorire candidature nuove e femminili, ma questo strumento non è sufficiente».
Per quanto riguarda l’affluenza, fonti del PD romano hanno fatto sapere a Repubblica che l’obiettivo sarà raggiungere i 50mila votanti, cioè circa la metà di quelli che nel 2013 parteciparono alle primarie a cui si erano candidati oltre a Marino anche Paolo Gentiloni e David Sassoli (oggi rispettivamente commissario europeo all’Economia e presidente del Parlamento Europeo). Al Foglio risulta invece che per il PD l’obiettivo minimo sia di 60mila votanti. Alle ultime primarie del 2016, quando attorno al PD circolava scarso entusiasmo, si presentarono invece 43.607 persone: il vincitore fu Roberto Giachetti, oggi passato a Italia Viva, che perse sonoramente al ballottaggio contro l’attuale sindaca Virginia Raggi, candidata del Movimento 5 Stelle.
Le primarie a Bologna
I candidati alle primarie del centrosinistra a Bologna sono solo due: l’attuale assessore alla Cultura di Bologna Matteo Lepore, del PD, e la sindaca di San Lazzaro di Savena Isabella Conti, di Italia Viva.
Lepore ha dalla sua parte la sinistra guidata da Emily Clancy, che con la sua coalizione civica aveva ottenuto il 7 per cento dei voti alle precedenti elezioni, e che potrebbe superare questo risultato in autunno sulla spinta di Elly Schlein, candidata alla presidenza della regione nel 2020 e nominata poi vice presidente dal vincitore di quelle elezioni, Stefano Bonaccini del PD. La candidatura di Lepore è inoltre sostenuta da buona parte degli esponenti storici della sinistra in Emilia-Romagna, compresi l’ex presidente della regione Vasco Errani e l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi.
Lepore può inoltre contare sul sostegno di vari movimenti, compreso quello delle Sardine, che avevano contribuito all’elezione di Bonaccini e che, pur essendosi molto ridimensionato nell’ultimo anno, gode ancora di una certa influenza locale. Ha inoltre ricevuto apprezzamenti dall’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con il Movimento 5 Stelle che potrebbe sostenere la sua candidatura a sindaco, se vincesse le primarie.
Conti invece è la candidata di Italia Viva di Matteo Renzi, ma sostiene di non avere particolari legami con lui e di volersi proporre come indipendente. Secondo alcuni osservatori questa posizione sarebbe stata decisa per evitare che la presenza di Renzi possa condizionare negativamente il voto; lo stesso Renzi si è per ora mantenuto piuttosto defilato nella competizione per Bologna.
Conti ha ricevuto apprezzamenti e l’esplicito sostegno di alcuni esponenti locali del Partito Democratico che fanno parte dell’area riformista, o che sono rimasti in qualche modo legati alle idee sul partito che aveva Renzi prima che lo abbandonasse per formare Italia Viva. Nelle ultime settimane Conti ha anche ricevuto apprezzamenti da parte di esponenti del centrodestra, compresi alcuni della Lega. Vari comitati vicini alla destra, come quello “No tram” che contesta un piano di aggiornamento della mobilità cittadina, hanno dichiarato di essere a favore di Conti, dopo avere osteggiato per lungo tempo le iniziative del sindaco uscente Merola.
Nei giorni scorsi tra i due candidati ci sono stati diversi momenti di tensione, con diverbi ai banchetti e con reciproche accuse di «attacchi personali». In varie occasioni Lepore ha rimarcato gli apprezzamenti del centrodestra nei confronti di Conti, ricordando che le primarie sono del centrosinistra e non dovrebbero essere inquinate da chi abbia orientamenti politici diversi. Conti ha affrontato direttamente Lepore sul tema, pubblicando un video di un loro incontro in un mercato cittadino, dove chiedeva un chiarimento.
A differenza di Roma, a Bologna c’è meno preoccupazione per quanto riguarda l’affluenza: secondo Repubblica si potrebbero raggiungere i 20mila votanti. A far ben sperare è anche il numero di persone che si sono registrate per votare online, 4.728, mentre a Roma sono state solo 2.995.
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