Le Olimpiadi hanno un problema coi preservativi
Il Comitato Olimpico ha raccomandato ad atlete e atleti di evitare i contatti non necessari, e la cosa sta creando danni ai produttori
Durante il lungo e faticoso processo di organizzazione delle Olimpiadi di Tokyo 2020, il Comitato Olimpico Internazionale ha sempre sottolineato di voler organizzare una manifestazione che fosse sicura sotto ogni punto di vista per tutti quelli che vi parteciperanno. Tra le altre cose, ha introdotto rigide linee guida sul distanziamento fisico che teoricamente proibiranno i contatti intimi tra atleti, e questo sarà un problema anche per un intero settore industriale: quello dei produttori di preservativi.
È dalle Olimpiadi di Seul del 1988 che durante i Giochi Olimpici sono distribuite centinaia di migliaia di preservativi gratis con l’obiettivo di incoraggiare il sesso sicuro tra persone che sono a stretto contatto nel Villaggio Olimpico per settimane, e altre migliaia vengono date in omaggio anche ai moltissimi spettatori che solitamente arrivano da tutto il mondo. Anche quest’anno ci si aspetta che gli organizzatori ne distribuiranno in totale 160mila, ma per via delle regole introdotte dal Comitato Olimpico per contenere la diffusione dei contagi è molto probabile che le interazioni intime tra atleti saranno molte meno del previsto, diciamo.
Nelle linee guida dedicate a chi parteciperà alle competizioni olimpiche viene raccomandato di «evitare ogni forma di contatto fisico non necessario», ma non solo: il Comitato Olimpico ha avvertito i circa 15mila atleti e atlete olimpici e paralimpici che parteciperanno a Tokyo 2020 che se non rispetteranno le restrizioni potrebbero incorrere in multe, squalifiche o addirittura rischiare di farsi ritirare eventuali medaglie o di essere rimpatriati.
Il Comitato Olimpico ha chiarito che i preservativi saranno distribuiti anche quest’anno ma non «con l’idea che vengano utilizzati al Villaggio Olimpico»: secondo gli organizzatori dovrebbero invece essere riportati dagli atleti e dalle atlete nei loro paesi, in modo che possano continuare a sostenere la campagna di sensibilizzazione nei confronti dell’HIV anche a casa.
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Le Olimpiadi sarebbero state un’occasione particolarmente importante per i produttori giapponesi di preservativi, che si erano attrezzati per produrre e distribuire centinaia di migliaia di preservativi durante gli eventi, ma le regole imposte dal Comitato Olimpico non sono il loro unico problema.
Come ha spiegato ad AFP una persona che lavora nel settore della produzione dei preservativi di cui non è stato diffuso il nome, le aziende giapponesi puntavano sulle Olimpiadi di Tokyo in particolare per offrire i loro modelli di profilattici più avanzati, cioè quelli ultrasottili, che sono fatti di poliuretano e sono spessi soltanto 0,01 millimetri. L’Associazione giapponese di produttori di preservativi però ha detto che durante i Giochi Olimpici si potranno distribuire soltanto i preservativi tradizionali realizzati in lattice, cosa che ha doppiamente colto di sorpresa i produttori, già allarmati dal fatto che l’affluenza di turisti e visitatori sarà molto più bassa rispetto alle Olimpiadi del passato.
Per dare l’idea, nel 2018 la Sagami Rubber Industries – una delle aziende leader del mercato in Giappone – aveva aperto un nuovo stabilimento in Malaysia appositamente per riuscire a soddisfare la domanda che ci si aspettava in occasione delle Olimpiadi di Tokyo. A suo tempo il portavoce dell’azienda Hiroshi Yamashita aveva detto ad AFP che soltanto le aziende giapponesi erano in grado di produrre preservativi così sottili, e che le Olimpiadi erano «un’opportunità davvero preziosa per far conoscere al mondo le sofisticate tecnologie giapponesi».
A circa cinque settimane dall’inizio delle Olimpiadi, giovedì il governo giapponese ha annunciato l’allentamento dello stato di emergenza che era stato proclamato per Tokyo e altre sei aree del paese, e al contempo ha deciso di aumentare la capienza degli eventi olimpici al 50 per cento di ciascuna struttura o comunque fino a un massimo di 10mila persone. Mentre molti critici stanno ancora chiedendo la cancellazione della manifestazione, altri si stanno domandando se e come l’evento potrà avere successo con tutte queste restrizioni: tra i settori più delusi dal possibile flop di Tokyo 2020 c’è sicuramente anche quello dei produttori di preservativi.
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