In Italia sono aumentate le famiglie in povertà
Sono due milioni, il 7,7 per cento del totale, con un'alta incidenza nelle regioni del Sud, tra i giovani e gli stranieri
Due milioni di famiglie italiane, il 7,7 per cento del totale, sono in povertà assoluta: i dati Istat relativi al 2020 dicono che è il livello più alto mai raggiunto da quando l’istituto statistico ha iniziato a valutare questo indicatore, nel 2005. In totale sono 5,6 milioni le persone in povertà assoluta, il 9,4% di tutta la popolazione, in aumento rispetto al 7,7% del 2019. L’incidenza è più alta nelle regioni del Sud, ma rispetto all’anno precedente è cresciuta in modo significativo al Nord, è peggiorata nelle fasce giovani della popolazione ed è rimasta molto elevata tra gli stranieri.
Nella soglia di povertà assoluta rientrano le persone che non possono permettersi spese minime per beni e servizi considerati essenziali per le famiglie: la soglia di povertà assoluta è definita in base al numero e all’età dei componenti delle famiglie e varia da area geografica – Nord, Centro e Sud – e da dove si vive, se nel centro di una grande città, in periferia o in un piccolo comune. È possibile calcolare la soglia di povertà assoluta con questo strumento messo a disposizione dall’Istat.
Secondo l’Istat, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si è confermata più alta nelle regioni del Sud, dove è passata dall’8,6 al 9,6%, ma la crescita più ampia è stata nel Nord dove è salita al 7,6% rispetto al 5,8% del 2019. I dati che mostrano la distribuzione per fasce d’età dicono che l’incidenza di povertà assoluta ha raggiunto l’11,3% tra i 18 e i 34 anni ed è rimasta su un livello piuttosto elevato anche tra i 35 e i 64 anni, al 9,2%. L’incidenza tra le persone con più di 65 anni, il 5,4%, è rimasta sotto la media nazionale.
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Dal 2005 questa distribuzione è cambiata soprattutto a causa della crisi economica: 16 anni fa l’incidenza era più alta tra le persone anziane. Questa condizione è dimostrata analizzando anche la composizione delle famiglie: la povertà assoluta riguarda il 10,3% delle famiglie con una persona di riferimento tra i 18 e i 34 anni e il 5,3% di quelle con una persona di riferimento con più di 65 anni.
Per il 2020 l’Istat rileva invece un miglioramento dell’intensità della povertà assoluta, cioè quanto la spesa mensile delle famiglie povere è mediamente sotto la soglia di povertà: questo indicatore registra una diminuzione, dal 20,3 al 18,3 per cento. L’istituto di statistica spiega che il calo è dovuto alle «misure messe in campo a sostegno dei cittadini come il reddito di cittadinanza, il reddito di emergenza, l’estensione della cassa integrazione, che hanno consentito alle famiglie in difficoltà economica – sia quelle scivolate sotto la soglia di povertà nel 2020, sia quelle che erano già povere – di mantenere una spesa per consumi non molto distante dalla soglia di povertà».
Ci sono anche altri dati a cui fare attenzione e sono relativi all’incidenza misurata a seconda del titolo di studio e tra gli stranieri. I primi dati confermano che la diffusione della povertà diminuisce al crescere del titolo di studio: se la persona di riferimento ha almeno il diploma di scuola secondaria superiore l’incidenza di povertà assoluta è al 4,4% mentre è più alta, al 10,9%, se ha al massimo la licenza media.