I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia
Continua il calo dei nuovi casi, dei ricoverati in terapia intensiva e dei morti, mentre la campagna vaccinale ha subìto un rallentamento
Nell’ultima settimana è stato confermato il calo dei nuovi contagi da coronavirus, in quattro regioni non ci sono stati ricoveri in terapia intensiva e anche il numero dei morti è diminuito rispetto ai sette giorni precedenti. La campagna vaccinale invece ha registrato un rallentamento principalmente a causa delle nuove limitazioni introdotte per le somministrazioni del vaccino sviluppato da AstraZeneca e all’introduzione della vaccinazione eterologa.
Anche negli ultimi sette giorni è stato confermato l’andamento degli ultimi due mesi, con il calo di molti degli indicatori che servono a monitorare l’epidemia. Sono stati trovati 10.643 nuovi casi, il 27,6 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. Questa settimana la pubblicazione del monitoraggio del Post è stata anticipata dal venerdì al giovedì, che rimarrà il giorno di aggiornamento durante l’estate: sono stati comunque analizzati gli ultimi sette giorni, con una sovrapposizione di un giorno rispetto al monitoraggio precedente, per avere un confronto settimanale coerente con il passato.
Negli ultimi giorni si è parlato molto della variante delta, che ha causato un nuovo aumento dei contagi nel Regno Unito. Al momento è difficile dire quanto sia diffusa in Italia, perché l’ultima indagine rapida pubblicata dall’Istituto superiore di sanità risale al 18 maggio. Secondo i risultati dell’indagine, in Italia è più diffusa la variante alfa, l’ex cosiddetta inglese, che è stata trovata nell’88.1% dei tamponi sequenziati. La variante delta, invece, è sotto l’1 per cento, ma solo con la prossima indagine pubblicata dall’ISS si potrà avere un monitoraggio più aggiornato e realistico.
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Oltre ai contagi, sono calati anche i decessi, che nell’ultima settimana sono stati 386 contro i 513 dell’ultimo monitoraggio. È un dato incoraggiante soprattutto se confrontato con il passato: l’ultima volta che il numero dei morti settimanali era rimasto sotto la soglia di 400 era la seconda settimana di ottobre 2020. Un anno fa, nella seconda settimana di giugno 2020, furono 347.
È diminuito il numero dei tamponi eseguiti: sono stati 1,2 milioni, mentre sono state testate per la prima volta 335 mila persone, in calo rispetto alle 389mila dei sette giorni precedenti.
Il numero contenuto di nuovi casi in rapporto alle persone testate ha portato a un nuovo calo dei positivi ogni cento tamponi: è un indicatore importante per capire la capacità del sistema sanitario di individuare i casi e tracciarli. Il tasso di positività è diminuito sia per i tamponi molecolari, sia per i test rapidi antigenici.
Da lunedì 14 giugno sono state inserite in zona bianca Emilia-Romagna, Lombardia, Lazio, Piemonte, Puglia e la provincia autonoma di Trento, dove per tre settimane consecutive è stata registrata un’incidenza settimanale dei contagi da coronavirus inferiore ai 50 casi per 100mila abitanti. Al momento sono rimaste in zona gialla solo Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Sicilia, Toscana, Valle d’Aosta e la provincia autonoma di Bolzano. Come si può vedere da questo grafico, i dati dicono che tutte le regioni hanno registrato un’incidenza al di sotto dei 50 casi ogni 100mila abitanti.
Questa mappa mostra l’incidenza dei casi settimanali ogni 100mila abitanti nelle province italiane. Il dato più alto è stato registrato a Enna, in Sicilia, dove sono stati trovati 73 casi ogni 100mila abitanti, mentre a Grosseto, in Toscana, l’incidenza è stata di 71 contagi settimanali ogni 100mila abitanti. L’unica altra provincia che ha raggiunto la soglia di 50 casi settimanali ogni 100mila abitanti è stata Caltanissetta, in Sicilia.
La percentuale dei posti letto in terapia intensiva occupati da malati di COVID-19 sul totale dei posti disponibili è bassa in tutte le regioni italiane. In tre regioni – Basilicata, Molise e Valle d’Aosta – non ci sono più ricoverati. Nelle ultime settimane l’età media delle persone in gravi condizioni si è abbassata perché molti anziani sono protetti grazie al vaccino.
Roberto Fumagalli, direttore del Dipartimento di Anestesia e rianimazione dell’Ospedale Niguarda di Milano, ha diffuso qualche dato sulla Lombardia: intervistato dal Corriere, Fumagalli ha spiegato che «le persone in terapia intensiva, oggi in Lombardia, hanno in media 61-62 anni. Direi che grazie alle vaccinazioni abbiamo protetto la fascia dei grandi anziani. L’età dei ricoveri per Covid infatti si è abbassata: l’identikit si colloca tra i 55 e i 70 anni».
Al momento in Italia poco più di 30 milioni di persone hanno ricevuto almeno la prima dose del vaccino contro il coronavirus, e di queste 14,6 milioni sono completamente vaccinate. Il 50,9 per cento della popolazione quindi ha ricevuto almeno una dose e il 24,7 per cento ha completato il ciclo vaccinale.
Negli ultimi sette giorni il ritmo delle vaccinazioni è calato a causa della decisione di limitare la somministrazioni del vaccino AstraZeneca esclusivamente a chi ha più di 60 anni. La decisione è stata presa la scorsa settimana dal comitato tecnico scientifico, che ha anche stabilito di ricorrere alla cosiddetta «vaccinazione eterologa» per le persone con meno di 60 anni che hanno già fatto la prima dose con il vaccino di AstraZeneca somministrando loro una seconda dose del vaccino di Pfizer o di Moderna, cioè quelli basati sull’RNA messaggero (mRNA).
Il commissario straordinario Francesco Figliuolo ha detto che la decisione di limitare il vaccino di AstraZeneca «avrà qualche minimo impatto» sull’andamento della campagna vaccinale. Figliuolo, in ogni caso, si è detto «sicuro che tra luglio e agosto riusciremo a mitigare se non azzerare questo impatto».
In questo grafico si può osservare l’andamento delle somministrazioni totali tra le persone con meno e più di 60 anni.
La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia: all’interno di ogni regione si trova la percentuale di persone che hanno ricevuto almeno una dose, mentre il colore indica la percentuale di persone che hanno completato il ciclo vaccinale.
In questo grafico si può osservare l’andamento delle somministrazioni nei vari stati del mondo.