La NATO ha cambiato posizione sulla Cina
Nel vertice di ieri l'ha identificata per la prima volta come avversario, su pressione di Joe Biden: ma non tutti sono d'accordo
Lunedì si è tenuto a Bruxelles un nuovo vertice della NATO, l’alleanza militare che comprende buona parte dei paesi dell’Occidente, programmato in coda al G7 che si è concluso domenica. E a differenza del G7, le cui conclusioni sono state piuttosto prevedibili, il comunicato finale del vertice NATO contiene una novità significativa: per la prima volta la Cina è stata identificata chiaramente come un avversario, dopo che per decenni la NATO si era concentrata soprattutto sulla Russia, scegliendo di non prendere una posizione comune sulla Cina.
«La crescente influenza e la politica estera della Cina possono presentare delle sfide di cui dobbiamo occuparci insieme», si legge nel comunicato: «Le sue ambizioni e il suo comportamento assertivo rappresentano una minaccia sistemica all’ordine internazionale e ad alcune aree geografiche significative per la sicurezza della NATO».
Tutti gli osservatori concordano sul fatto che la nuova attenzione nei confronti della Cina – citata per la prima volta in un documento NATO appena due anni fa, nel 2019 – sia stata adottata su pressione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che fin dall’inizio del suo mandato ha chiarito che considera la Cina un avversario potenzialmente più minaccioso della Russia, sotto vari punti di vista: commerciale, militare e persino ideologico, data la sua natura di regime autoritario. L’accenno agli investimenti cinesi nelle «aree significative» per la NATO si riferisce ai recenti tentativi della Cina di espandere la propria influenza in Medio Oriente e nell’Africa centro-settentrionale, ma anche in diversi paesi occidentali nell’ambito della Belt and Road Initiative, l’imponente rete di infrastrutture internazionali nota anche come Nuova via della seta.
Sono temi noti da anni agli analisti, ma che finora la NATO aveva scelto di trascurare per via di un approccio più prudente di una parte dei suoi membri europei, che ancora oggi mantengono un atteggiamento piuttosto ambivalente. Si nota soprattutto nelle posizioni dell’Unione Europea, che considera la Cina sia un avversario sia un partner importante in alcune aree, come la lotta al cambiamento climatico, ma anche nelle posizioni espresse ieri dal presidente francese Emmanuel Macron e soprattutto dalla cancelliera tedesca Angela Merkel.
«La Russia rappresenta una sfida enorme. La Cina sta giocando un ruolo sempre più grande, come l’intera area Indo-Pacifica. Ovviamente c’entra il fatto che gli Stati Uniti e alcuni partner della NATO si affacciano sul Pacifico», ha detto in maniera molto franca Angela Merkel. Diversi osservatori hanno suggerito che l’inasprimento della posizione sulla Cina sia stato il necessario prezzo da pagare per il riavvicinamento degli Stati Uniti alla NATO, dopo quattro anni di rapporti molto complessi con l’amministrazione di Donald Trump. Un funzionario europeo contattato da Politico ha raccontato che i paesi europei «capiscono bene che la Cina deve far parte di un “baratto transatlantico” per preservare l’importanza della NATO per gli Stati Uniti».
Poco dopo la pubblicazione del comunicato finale, l’ambasciata della Cina all’Unione Europea ha criticato la NATO accusandola di avere conservato «un approccio da Guerra fredda», si legge in un post sul social network cinese Weibo riportato dal New York Times.
I prossimi passaggi per rendere definitivo il nuovo approccio nei confronti della Cina saranno l’aggiornamento del programma strategico della NATO, la cui ultima versione risale ormai al 2010 e non contiene alcun riferimento al paese asiatico, e un aggiornamento del famoso articolo 5 del trattato fondante della NATO, cioè l’impegno alla mutua difesa, perché comprenda anche gli attacchi di tipo informatico. Non è chiaro però quanto tempo sarà necessario per entrambe le modifiche.
La visita di stato di Biden in Europa si concluderà mercoledì 16 con un incontro col presidente russo Vladimir Putin in programma a Ginevra, in Svizzera.