I calciatori giocano troppe partite
Decine sono arrivati agli Europei avendo già superato quelle raccomandate stagionalmente dal loro sindacato, che è preoccupato
Oltre a essere ritenuto da tempo un problema con cui il mondo del sport professionistico deve fare i conti, la frequenza di impegni e partite di calcio di alto livello disputate nell’ultimo anno potrebbe essere allo stesso tempo un fattore determinante e preoccupante agli Europei itineranti.
La sospensione per la pandemia tra l’inverno e la primavera della passata stagione ha infatti reso i calendari ancora più fitti e caotici del normale. Di conseguenza il riposo concesso ai giocatori è diminuito sensibilmente, come dimostra l’ultima analisi del centro studi svizzero CIES, che ha calcolato le presenze dei giocatori convocati agli Europei dal 16 maggio 2020 alla vigilia del torneo, fra club e nazionali.
Stando ai risultati, tanti fra i convocati agli Europei stanno giocando quasi ininterrottamente dallo scorso giugno, e fra le grandi nazionali e tutte le altre c’è un’ampia differenza.
FIFPro, il sindacato mondiale dei calciatori, raccomanda un numero massimo di 60 partite a stagione (di fatto all’anno), 14 giorni di riposo in inverno, dai 28 ai 42 giorni di riposo in estate, un numero limitato di trasferte lunghe e almeno cinque giorni tra un impegno e l’altro.
Questi limiti sono stati ampiamente superati da un centinaio di giocatori nei campionati europei di prima divisione, e per molti di loro il conteggio non si è ancora fermato, dato che in questi giorni sono impegnati agli Europei.
Bruno Fernandes, trequartista del Manchester United e del Portogallo, è il giocatore che in Europa conta più presenze (81) e più minuti giocati (6.472). Dopo di lui c’è Harry Maguire, compagno di squadra di Fernandes allo United e difensore della nazionale inglese, con 72 partite e 6.449 minuti giocati. Tra gli altri giocatori con più presenze stagionali ci sono naturalmente i portieri, e il primo di loro è l’italiano Gianluigi Donnarumma, che ha giocato le ultime stagioni nel Milan. Il loro dispendio fisico complessivo può dirsi minore di quello di un giocatore di movimento, ma il livello di stanchezza mentale è ritenuto lo stesso.
Dopo l’improvviso arresto cardiaco durante Danimarca-Finlandia di Christian Eriksen, un calciatore ventinovenne nel pieno della carriera, il sindacato FIFPro ha fatto notare che quella era la sua 66ma partita in un anno, 52 delle quali con l’Inter, con cui ha giocato regolarmente nella seconda parte di stagione. Il conteggio di 66 partite è confermato dal CIES, che gliene assegna 65 prima di quella contro la Finlandia: Eriksen risulta essere il quarto giocatore più usato dalla Danimarca, il terzo di movimento e l’undicesimo per minuti in campo. L’anno solare di impegni sarebbe inoltre iniziato dopo una pausa di appena qualche giorno, tra una partita della Danimarca l’otto settembre e l’inizio della Serie A il 26 dello stesso mese.
I motivi dell’arresto cardiaco di Eriksen sono attualmente sotto indagine da parte dei medici, e non ci sono comunque indicazioni che sia collegato a un eventuale affaticamento in questa stagione.
La scorsa settimana il segretario generale di FIFPro, Jonas Baer-Hoffmann, aveva detto: «Siamo preoccupati, a essere onesti. Questa situazione durava già da alcuni anni e la pandemia l’ha peggiorata. Alcuni dei giocatori di alto livello giocano fino all’80 per cento delle loro partite con tre o quattro giorni di riposo tra l’una e l’altra. Questi numeri devono diminuire».
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