La pandemia ha fatto diminuire il consumo di alcol in Europa
Secondo un recente studio c'entrano le difficoltà economiche e il diffuso stress, ma c'è un paese in controtendenza
Secondo uno studio pubblicato pochi giorni fa sulla rivista scientifica Addiction, nei mesi iniziali della cosiddetta prima ondata della pandemia da coronavirus il consumo di alcol è diminuito in quasi tutti i paesi europei. Lo studio, a cui hanno partecipato più di 20 istituti di ricerca di tutto il continente, ha evidenziato che fattori come le difficoltà economiche e l’aumento dei livelli di stress per cause legate all’epidemia sono stati cruciali nel determinare il calo dei consumi un po’ ovunque, ma tra tutti i paesi analizzati c’è stata anche una notevole eccezione.
Lo studio ha coinvolto quasi 32mila volontari distribuiti in 21 paesi in tutta Europa, tra cui l’Italia, ed è stato coordinato dalla ricercatrice di Psicologia clinica e Psicoterapia dell’Università tecnica di Dresda (Germania) Carolin Kilian, con la collaborazione dell’ospedale universitario Clínic di Barcellona. Le indagini si sono concentrate in particolare nel periodo tra il 24 aprile e il 22 luglio del 2020.
I ricercatori hanno chiesto ai partecipanti se in questo lasso di tempo avessero consumato alcol più o meno frequentemente, se in ciascuna occasione ne avessero consumato di più o di meno, e se fossero aumentate le occasioni in cui ne consumavano in grandi quantità (quello che viene definito “binge drinking”). Allo stesso tempo, ai volontari è stato chiesto quanto alcol avessero consumato nell’anno precedente, quale fosse il reddito netto della loro famiglia prima della pandemia e se nel periodo del 2020 in questione avessero avuto difficoltà economiche o subìto varie forme di stress per cause legate all’epidemia.
Ne è emerso che nei primi mesi della pandemia in una possibile scala da -1 a +1 il consumo medio di alcol è diminuito nella maggior parte dei paesi europei con una media dello 0,14, raggiungendo il -0,37 in Albania, il paese dove il calo è stato più marcato. In base alle valutazioni dei ricercatori in Irlanda e in Germania il consumo di alcol è rimasto piuttosto stabile, mentre l’unico paese in cui sia stato osservato un aumento è il Regno Unito, dove il consumo è cresciuto dello 0,10.
Secondo i ricercatori, nella maggior parte dei casi il calo dei consumi è stato determinato dalla quasi totale assenza di eventi in cui si consumano grandi quantità di alcol, a cui hanno contribuito in maniera importante la chiusura di pub e ristoranti e le altre restrizioni per impedire la circolazione del coronavirus.
Ci sono però anche altri fattori che secondo gli studiosi hanno influito sui consumi di alcol degli europei nel periodo iniziale della pandemia da coronavirus.
Una persona su cinque ha segnalato di aver attraversato difficoltà economiche più o meno gravi a causa della pandemia, e più della metà dei partecipanti ha detto di aver avuto livelli di stress più alti del solito nella vita di tutti i giorni. Secondo le analisi dei ricercatori, le persone che avevano un reddito alto e che non hanno subìto difficoltà economiche durante l’epidemia sono state quelle che hanno diminuito di più il consumo di alcol. Le persone che avevano un reddito medio-basso e quelle che hanno detto di essersi sentite più stressate rispetto al periodo pre-pandemia sembrano invece aver ridotto di meno il consumo rispetto a quelle che hanno detto di non aver vissuto particolari situazioni di stress.
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Per quanto riguarda l’aumento dei consumi di alcol nel Regno Unito e i dati stabili sul consumo in Irlanda, i ricercatori hanno fatto alcune ipotesi. Una delle spiegazioni possibili è il collegamento tra livelli di stress più alti del normale e l’abitudine di diverse fasce della popolazione di consumare alcol frequentemente proprio come rimedio per combattere lo stress: un dato che sembra essere confermato dal fatto che gli irlandesi e gli abitanti del Regno Unito che hanno partecipato allo studio fossero tra quelli che bevevano grandi quantità di alcol più di frequente.
Un’altra causa dell’aumento dei consumi potrebbe essere collegata alla disponibilità di alcol rispetto ad altri paesi. Gli studiosi infatti hanno segnalato che nel Regno Unito i negozi di vino, birra e superalcolici erano stati inclusi nelle liste delle attività essenziali che avevano potuto rimanere aperte nelle fasi più cruciali della pandemia, assieme per esempio a supermercati e farmacie: questo secondo i ricercatori potrebbe aver incoraggiato il consumo di alcol a casa, un fenomeno che durante la pandemia è stato riscontrato anche in altri paesi, come Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda.