I guai del governo del Giappone con le Olimpiadi di Tokyo
La maggioranza della popolazione è contraria allo svolgimento dei Giochi per paura dei contagi, ma il governo ha puntato tutto sulla loro riuscita
A sei settimane dalla cerimonia d’inaugurazione dei Giochi olimpici estivi a Tokyo, in Giappone, c’è ancora molta incertezza attorno all’evento: da mesi nel paese è in corso un’ondata piuttosto grave di contagi da coronavirus, ma nonostante l’opposizione generalizzata il governo guidato dal primo ministro Yoshihide Suga non ha intenzione né di cancellare né di rimandare i Giochi olimpici, sulla cui buona riuscita si sta giocando gran parte della sua autorevolezza e dei suoi consensi.
Le Olimpiadi sono in programma dal 23 luglio all’8 agosto, dopo che a marzo dello scorso anno erano state rinviate a causa della pandemia da coronavirus.
La preoccupante ondata di contagi da coronavirus che ha colpito il paese a partire dallo scorso marzo e la lentissima campagna vaccinale sono i due principali fattori che hanno contribuito ad aumentare lo scetticismo della popolazione, che vede nelle Olimpiadi una possibile causa di diffusione delle infezioni. Gran parte della popolazione giapponese, secondo un recente sondaggio, sarebbe infatti favorevole a una cancellazione o a un rinvio delle Olimpiadi (quest’ultima ipotesi però non sembra possibile: se non si faranno quest’estate, saranno con ogni probabilità cancellate).
Yukio Edano, leader della coalizione di minoranza in Parlamento, ha chiesto che i Giochi siano cancellati, sostenendo che l’evento potrebbe portare a «un’esplosione» dei contagi ad agosto e settembre nel paese. Il primo ministro Suga finora però ha sempre negato che ci sia la possibilità di cancellare le Olimpiadi e ha detto che le misure predisposte dal governo ne permetteranno lo svolgimento in piena sicurezza.
Per Suga le Olimpiadi sono anche un banco di prova della sua stabilità politica. Per lui che era subentrato lo scorso settembre a Shinzo Abe (che alla fine di agosto aveva annunciato le sue dimissioni per motivi di salute) il successo nell’organizzazione delle Olimpiadi può voler dire la riconferma come leader del Partito Liberal Democratico alle primarie di settembre. Nel caso di vittoria sarebbe poi lui a condurre il partito alle successive elezioni generali di ottobre. I sondaggi però danno la sua popolarità ai minimi da quando ha preso il posto di Abe, benché i Liberal Democratici restino i favoriti alle elezioni.
Ma lo svolgimento o meno dei Giochi può avere ripercussioni sull’intera economia giapponese. Secondo il centro studi della banca d’affari Nomura, la cancellazione delle Olimpiadi potrebbe causare perdite economiche fino a 1.800 miliardi di yen (circa 13 miliardi di euro). Secondo Takahide Kiuchi, economista dell’istituto, la perdita dovuta alla cancellazione dei Giochi sarebbe comunque inferiore a quella causata dallo stato d’emergenza, che potrebbe andare dai 1.900 ai 3.000 miliardi di yen (dai 14 ai 23 miliardi di euro), a seconda di quanto a lungo verrà prorogato.
Secondo l’economista di Bloomberg Yuki Mishima, le ripercussioni di una cancellazione dei Giochi potrebbero essere anche peggiori: dopo il -4,7% di PIL registrato nel 2020 rispetto al 2019, ci si aspetta un miglioramento per il 2021, con una crescita dell’1,7% del PIL, ma secondo Mishima con la cancellazione delle Olimpiadi la crescita sarebbe solamente dello 0,6%.
Perché si chiede la cancellazione delle Olimpiadi
Nonostante le rassicurazioni del governo, sono diversi i motivi che destano preoccupazione. Innanzitutto la notevole ondata di contagi che ha colpito il Giappone, e in particolare Tokyo, negli ultimi mesi: proprio a causa di questa ondata il governo ha deciso di estendere lo stato d’emergenza fino al 20 giugno in nove province, tra cui quella di Tokyo: inizialmente sarebbe dovuto terminare il 31 maggio.
Lo stato d’emergenza era stato proclamato a fine aprile, quando la nuova ondata di contagi era già in corso da diverse settimane. Il picco dei contagi era stato raggiunto il 13 maggio, con 6.367 casi di contagio tra i 126 milioni di abitanti e 854 a Tokyo. Le misure dello stato d’emergenza, tra cui la chiusura dei ristoranti e il fatto che i residenti possano uscire di casa solo per motivi di necessità, hanno contribuito a far calare i contagi, che al 10 giugno sono stati 2.004 in tutto il paese e 402 a Tokyo.
Il ritardo con cui era stato proclamato lo stato d’emergenza è stato però fortemente criticato, e ha condizionato il parere dell’opinione pubblica sulla necessità o meno di svolgere i Giochi. Nelle scorse settimane a Tokyo si sono tenute diverse proteste popolari contro le Olimpiadi e anche gruppi di esperti e medici si sono rivolti al governo con lettere e prese di posizione chiedendone la cancellazione. Tra chi si è schierato contro l’organizzazione delle Olimpiadi c’è anche Masayoshi Son, il presidente e CEO di SoftBank, una delle holding finanziarie più grandi e importanti al mondo.
Il Financial Times ha scritto anche che diversi sponsor dei Giochi Olimpici avrebbero chiesto agli organizzatori di rinviare l’evento, in modo da far sì che si svolga con più spettatori: una decisione sulla presenza o meno del pubblico alle gare sarà presa a giugno, ma ad ogni modo saranno solo spettatori giapponesi, visto che i viaggi in Giappone da altri paesi sono vietati. Sempre il Financial Times ha scritto che gli sponsor starebbero assumendo consulenti di marketing per valutare quanto l’associazione dei loro brand con le Olimpiadi potrebbe essere controproducente, vista la grande contrarietà di molti allo svolgimento dei Giochi.
A fine maggio, inoltre, il quotidiano Asahi Shimbun, il secondo più letto in Giappone, nonché uno dei partner ufficiali dei Giochi olimpici, aveva chiesto al primo ministro Yoshihide Suga di «esaminare in modo calmo e oggettivo le circostanze e poi annullare i Giochi olimpici questa estate». È stato il primo grande media giapponese a schierarsi apertamente contro le Olimpiadi a Tokyo
Oltre ai contagi, uno dei problemi principali è che il Giappone è molto indietro con le vaccinazioni contro il coronavirus: ha cominciato molto tardi, con le somministrazioni per le persone con più di 65 anni che sono iniziate solo a metà aprile. Il 24 maggio sono stati aperti due grandi centri vaccinali nelle città di Tokyo e Osaka, tra le più popolose del paese, per effettuare somministrazioni di massa contro il coronavirus. Al momento, grazie a queste vaccinazioni di massa, circa il 12 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino (in Italia siamo a più del 47 per cento).
Il grande sforzo fatto in queste settimane per contrastare l’ondata di contagi e vaccinare quante più persone è però allo stesso tempo un fattore che preoccupa chi chiede la cancellazione dei Giochi. Gli organizzatori avevano infatti inizialmente pianificato di poter disporre di circa 10mila medici, infermieri e personale medico durante le Olimpiadi, ma hanno dovuto ridurre questo numero a circa 7mila, proprio a causa della necessità di personale per contrastare l’ondata in corso.
Christophe Dubi, direttore esecutivo dei Giochi Olimpici nel Comitato Olimpico Internazionale (CIO), ha rassicurato che si farà di tutto perché non manchi personale sanitario: «Il CIO è molto chiaro sul fatto che aiuteremo a reperire risorse qualunque sia il numero necessario. Sarà un formidabile sforzo di solidarietà per rendere i Giochi sicuri e protetti, qualcosa che abbiamo sempre detto essere la nostra priorità numero uno».