Centinaia di migliaia di persone sono a rischio carestia nel Tigrè
Più di 350mila persone si trovano in condizioni disperate nella regione dell’Etiopia dove da mesi si combatte tra governo e milizie
Tre agenzie delle Nazioni Unite hanno pubblicato un comunicato congiunto in cui denunciano la gravissima carestia che rischia il Tigrè, la regione dell’Etiopia dove negli scorsi mesi si è combattuta una guerra tra l’esercito etiope e le milizie legate al Fronte di liberazione del Tigrè (TPLF): l’Etiopia ha vinto la guerra contro il TPLF, ma i combattimenti non si sono mai davvero fermati. Secondo il Programma alimentare mondiale (WFP), il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), il rischio di una carestia generale in tutta la regione è imminente, e centinaia di migliaia di persone si trovano già in una situazione drammatica.
In base a un’analisi dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) – che si occupa di studiare i livelli di carestia nel mondo e a cui hanno partecipato 15 agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni regionali e organizzazioni non governative internazionali – più di 350mila persone stanno già affrontando condizioni catastrofiche di carestia nella regione del Tigrè. L’analisi colloca queste persone nel livello 5, il più alto nella scala che misura le condizioni di carestia, che è anche il più alto registrato nell’ultimo decennio in un singolo paese dalla carestia in Somalia del 2011.
L’analisi dice che circa 5,5 milioni di persone sono alle prese con gravi condizioni di insicurezza alimentare, in particolare nel Tigrè e nelle vicine regioni di Amhara e Afar. La situazione del Tigrè è però talmente grave che ci si aspetta che entro settembre più di 400mila persone affronteranno condizioni di carestia, se non verrà fatto qualcosa da subito.
Secondo l’analisi la causa principale della carestia nel Tigrè è il conflitto che ha costretto molte persone ad abbandonare le proprie case, la distruzione di mezzi di sostentamento e di infrastrutture e la perdita di posti di lavoro. Qu Dongyu, direttore generale della FAO, ha detto che «le comunità rurali del nord dell’Etiopia sono state particolarmente colpite dal conflitto. Molte fattorie sono state distrutte e beni che servono alla produzione alimentare, come semi e bestiame, sono andati perduti. È imperativo aiutare queste comunità a nutrire le loro famiglie e sostenere la produzione locale di cibo, aprendo la strada a una ripresa più rapida. Ma per aiutare queste persone sull’orlo della carestia, abbiamo bisogno di risorse e accesso, che rimangono entrambi un problema».
La guerra nel Tigrè era iniziata nella prima settimana di novembre 2020, dopo mesi di tensioni tra governo federale e governo regionale del Tigrè controllato dal Fronte di liberazione del Tigrè (TPLF), partito che per moltissimo tempo aveva dominato la politica nazionale dell’Etiopia e che aveva iniziato a perdere importanza dopo l’insediamento a capo del governo del primo ministro Abiy Ahmed, nel 2018. Al fianco dell’esercito etiope hanno avevano combattuto anche alcune truppe dell’esercito dell’Eritrea, come confermato solo di recente dalle autorità eritree.
Nelle settimane precedenti all’inizio degli scontri militari, il TPLF sembrava sicuro di poter vincere la guerra contro l’esercito etiope, ma a fine novembre l’esercito del governo centrale aveva preso il controllo della capitale del Tigrè, Macallé, dichiarando la fine della guerra.
Benché fortemente indebolito, tuttavia, il TPLF non ha mai davvero smesso di combattere, e la situazione nel Tigrè non si è ancora risolta: le forze del Tigrè controllano ancora alcune aree della regione, anche se fuori dai principali centri urbani, e dalla fine della guerra è iniziata una fase di guerriglia che è ancora in corso.
Secondo varie organizzazioni per la difesa dei diritti umani soltanto nelle prime tre settimane di guerra furono uccise migliaia di persone, e tantissimi abitanti della regione sono scappati verso il Sudan per il timore di subire violenze o ritorsioni da parte dell’esercito del governo centrale. Ci sono state numerose accuse di violenze etniche, di stupri, e in generale di violazioni dei diritti umani, anche se tutte difficili da confermare.
Di recente un’inchiesta di BBC ha accusato l’esercito etiope dell’uccisione di almeno 15 persone disarmate nel Tigrè. L’indagine si è sviluppata a partire dallo studio di alcuni video circolati online all’inizio di marzo che mostravano l’uccisione di un gruppo di persone in abiti civili da parte di soldati dell’esercito etiope. BBC è riuscita a confermare che i video erano stati girati nel Tigrè e che i soldati ripresi indossavano divise dell’esercito etiope: non è certo quando sia stato girato il video, ma altri elementi suggeriscono che possa essere del gennaio 2021.