Le città in cui si vive meglio non sono più quelle di una volta
Lo dice l'annuale classifica dell'Economist, e gli abitanti della città che è stata giudicata la migliore non sembrano essere d'accordo
Secondo il Global Liveability Index pubblicato dall’Economist, la città dove si vive meglio al mondo nel 2021 è Auckland, la città più popolosa della Nuova Zelanda. Quest’anno oltre ai consueti criteri con cui la Economist Intelligence Unit (che è una società di analisi e consulenza finanziaria di proprietà del gruppo editoriale del settimanale britannico) giudica la qualità della vita e dei servizi in decine di città di tutto il mondo sono stati tenuti in considerazione anche fattori legati alla gestione della pandemia da coronavirus: per questa ragione diverse città europee hanno perso molte posizioni rispetto alla classifica più recente – quella del 2019 – e otto delle prime dieci si trovano in paesi dell’Oceania e dell’Asia orientale, dove gli effetti dell’epidemia sono stati meno disastrosi che in altri continenti.
C’è però un aspetto ancora più interessante di questa classifica: gli abitanti di Auckland non sono poi così convinti di abitare nella città con la qualità della vita migliore del mondo.
Ogni anno gli esperti della Economist Intelligence Unit giudicano la “vivibilità” delle 140 città analizzate considerando più di 30 indicatori distribuiti in cinque categorie: la stabilità, la qualità del sistema sanitario, la vita culturale e le condizioni dell’ambiente, la qualità dell’istruzione e quella delle infrastrutture. A ciascun indicatore viene assegnato un punteggio da 1 a 100, che poi determina il punteggio generale di ciascuna città, espresso sempre in centesimi: con 96 punti Auckland è stata giudicata la città dove si vive meglio, mentre la peggiore è stata Damasco, la capitale della Siria, che ha ottenuto 26,5 punti.
Upasana Dutt, responsabile del progetto della Economist Intelligence Unit, ha spiegato al Financial Times che il punteggio di Auckland è stato determinato soprattutto dalla decisione del governo neozelandese di imporre subito rigide restrizioni contro la pandemia, che hanno impedito l’elevata circolazione del coronavirus nel paese. La gestione efficace del governo ha a sua volta permesso alle amministrazioni locali di allentare le restrizioni piuttosto presto e di fare in modo che salvo qualche sporadico lockdown la qualità della vita dei residenti non cambiasse particolarmente.
Ad Auckland, che nel 2019 era arrivata dodicesima, le scuole sono rimaste quasi sempre aperte: mentre in primavera in Europa erano ancora in vigore restrizioni piuttosto stringenti, la città neozelandese ospitava la Coppa America e concerti con decine di migliaia di persone, senza l’obbligo di mascherine o di distanziamento fisico.
Show do Six60 na noite passada, na Nova Zelândia.
50 mil pessoas.
Máscaras não mais obrigatórias. pic.twitter.com/xUuvwCfczs— José Norberto Flesch (@jnflesch) April 24, 2021
Per questi motivi anche la capitale neozelandese Wellington si è piazzata bene nella classifica, arrivando quarta a pari merito con Tokyo. Un altro paese che è riuscito a contenere la pandemia e ha visto migliorare la posizione in classifica delle proprie città è l’Australia, che ha ben quattro città tra le prime dieci: Adelaide, Perth, Brisbane e Melbourne, che era stata la prima in classifica per sette anni consecutivi. È andata bene anche al Giappone, dove dall’inizio dell’epidemia sono stati registrati circa 780mila casi di contagio e meno di 14mila morti per cause legate alla COVID-19 su una popolazione totale di più di 126 milioni di abitanti. Per fare un confronto, in Italia a oggi i contagi accertati sono più di 4 milioni e i morti oltre 126mila (in Italia vivono meno della metà delle persone).
In Nuova Zelanda non si hanno notizie di nuovi contagi dal 28 febbraio, cioè più di 100 giorni, e dall’inizio della pandemia i morti per cause legate alla COVID-19 sono stati 26: più o meno uno ogni 190mila abitanti.
Secondo le valutazioni dell’Economist, la qualità della vita è calata nella maggior parte delle città in tutto il mondo a causa della pandemia da coronavirus. Gli esperti hanno tenuto conto della capacità delle amministrazioni locali di gestire la grande richiesta di assistenza negli ospedali e nelle strutture mediche, ma anche della gestione delle chiusure e delle regole sul distanziamento fisico in scuole, ristoranti e luoghi di intrattenimento. In linea di massima, le città che hanno imposto norme poco stringenti sono state premiate con un giudizio molto alto, ma quando l’allentamento delle restrizioni ha comportato un grande aumento di contagi allora il giudizio attribuito è stato più basso.
Questo criterio ha fatto perdere molti punti a diverse città europee e le ha fatte scendere in classifica rispetto al 2019. Amburgo, Francoforte e Düsseldorf hanno perso oltre 8 punti e diverse posizioni, mentre Roma è arrivata 57ma, perdendo 6,5 punti rispetto al 2019. Vienna, che era stata la città dove si viveva meglio sia nel 2018 sia nel 2019, è arrivata dodicesima, scambiandosi per così dire d’ordine con Auckland.
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Malgrado gli eccellenti punteggi ottenuti dalla città neozelandese, il risultato sembra aver sorpreso i suoi residenti, che hanno segnalato svariati problemi, dal traffico intenso alla difficoltà di trovare una casa.
Auckland si trova nel nord della Nuova Zelanda, ha 1,7 milioni di abitanti ed è famosa per le sue spiagge, per il clima temperato e un’intensa vita culturale. Il tasso di disoccupazione è del 4,7 per cento (in Italia ad aprile era del 10,7 per cento) e si prevede che nel 2021 la sua economia crescerà del 2,9 per cento.
Il fatto che in Nuova Zelanda la pandemia sia stata largamente controllata ha convinto più di 40mila neozelandesi che abitavano all’estero a tornare a vivere nel paese. Una di queste è Jane Henley, esperta di programmi di sviluppo sostenibili alla Banca Mondiale, che ha deciso di lasciare il suo lavoro a Washington per tornare proprio a Auckland.
Henley ha raccontato al Financial Times che i prezzi delle case di Auckland sono paragonabili a quelli di Londra o di New York, ma che gli stipendi sono molto inferiori, soprattutto se comparati ai costi delle case. L’organizzazione che si occupa di sviluppo urbano Demographia ha messo Auckland al quarto posto al mondo tra le città dove comprare una casa costa di più, anche perché la richiesta è molto alta e le case sono poche. L’agenzia di valutazione di immobili neozelandese QV ha stimato che il prezzo medio di una casa in città è di 1,3 milioni di dollari neozelandesi (circa 760mila euro); tra le altre cose, nell’ultimo anno i prezzi sono aumentati del 20 per cento.
Secondo Jan Rutledge, che gestisce una struttura che offre alloggio alle persone che si trovano in difficoltà, Auckland «è una città bellissima per chi ha una casa e un lavoro sicuro, ma mette a dura prova quelli che non ce li hanno».
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