Il movimento politico di Navalny è stato dichiarato illegale
Il tribunale di Mosca ha definito "estremiste" le fondazioni che fanno capo all'oppositore russo, con una decisione attesa ma che avrà grosse conseguenze
Mercoledì sera il tribunale di Mosca ha dichiarato formalmente illegali ed “estremiste” le organizzazioni che fanno capo all’oppositore russo Alexei Navalny, e in generale il suo movimento politico. In particolare sono interessate dalla sentenza la Fondazione anticorruzione FBK – la più celebre tra le organizzazioni fondate da Navalny, che ha pubblicato le note inchieste sulla corruzione della classe dirigente russa –, la Fondazione per la tutela dei diritti dei cittadini e le sedi territoriali attraverso cui Navalny porta avanti le sue campagne.
La sentenza di mercoledì ha come principale conseguenza quella di rendere immediatamente perseguibili le persone che fanno parte del movimento e che lavorano per le fondazioni, che non potranno più fare nessuna attività di raccolta fondi, nessuna campagna di informazione e non potranno più organizzare eventi pubblici.
Il tribunale ha preso questa decisione dopo una richiesta della procura di Mosca arrivata lo scorso aprile, e dopo un processo considerato da molti osservatori come non equo: le prove che hanno portato alla condanna non sono state rese pubbliche perché considerate segreto di stato, e il tribunale non ha accettato numerose richieste della difesa, come per esempio quella di far testimoniare Navalny. Secondo la procura, le organizzazioni di Navalny erano «impegnate a realizzare le condizioni per destabilizzare la situazione sociale e politica del paese con la scusa dei loro slogan liberali».
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La legge russa prevede fino a dieci anni di prigione per chi fa parte o finanzia organizzazioni ritenute “estremiste”, ed equipara agli occhi dello stato il movimento di Navalny con noti gruppi terroristici come al Qaida o i talebani: secondo il Washington Post, dopo la sentenza anche soltanto condividere online un video del movimento potrebbe avere conseguenze penali.
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Navalny attualmente è in carcere per scontare una condanna a tre anni e mezzo dovuta a una violazione della libertà vigilata che lui e i suoi sostenitori ritengono pretestuosa.
Ha commentato la sentenza in un lungo post su Instagram, in cui ha scritto che il processo è stato una farsa a cui lui non ha potuto partecipare e i cui atti sono stati secretati, e ha aggiunto che non importa se le fondazioni e le sedi territoriali sono state dichiarate illegali: «FBK non è FBK. Il quartier generale non è il quartier generale. Non siamo un nome o un pezzo di carta o un ufficio. Siamo un gruppo di persone che uniscono e organizzano quei cittadini russi che sono contro la corruzione, per tribunali più giusti e per l’uguaglianza di tutti davanti alla legge».
Navalny era stato arrestato lo scorso gennaio all’aeroporto di Mosca, di ritorno dalla Germania, dove si trovava per curarsi da un tentato avvelenamento ordinato secondo lui – e secondo molte ricostruzioni – dai servizi di sicurezza russi. In carcere si è poi ammalato e ha fatto per circa un mese uno sciopero della fame per protestare contro la mancanza di cure mediche adeguate.
La sentenza contro il movimento di Navalny è l’ultimo elemento di una lunga campagna del governo russo contro l’opposizione e contro la libertà d’espressione. Ivan Zhdanov, il direttore della Fondazione anticorruzione, ha detto in un’intervista ai media locali subito dopo la sentenza che «il team di Navalny non fermerà le sue attività». È probabile però che almeno parte di queste attività da adesso dovrà essere condotta clandestinamente.
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