Da dove salta fuori Enrico Michetti

L'avvocato candidato a sindaco di Roma per il centrodestra è un personaggio noto in città, soprattutto per i suoi interventi controversi in una radio locale

Enrico Michetti (ANSA)
Enrico Michetti (ANSA)
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Mercoledì il centrodestra ha annunciato di aver trovato un accordo sulla persona da candidare alle elezioni amministrative a Roma, che si terranno tra il 15 settembre e il 15 ottobre: sarà Enrico Michetti, avvocato 55enne, molto noto in città per i suoi interventi sull’emittente locale Radio Radio. Michetti sarà candidato in “ticket” con Simonetta Matone, magistrata 68enne che ha già lavorato in diversi ministeri: Matone, che era citata tra i nomi considerati dal centrodestra, sarà ufficialmente candidata come prosindaca (un’assessora che possa fare le veci del sindaco) e non vicesindaca.

La scelta è ricaduta su Michetti dopo che per settimane Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia avevano faticato da un lato a mettersi d’accordo, soprattutto a causa dei nuovi equilibri all’interno del centrodestra, che vedono il partito di Giorgia Meloni sempre più influente, ma anche a causa delle difficoltà di trovare persone adatte al ruolo, con possibilità di vittoria e anche disposte a candidarsi. Da molto tempo infatti governare Roma è considerata da molti una specie di impresa impossibile, e che può facilmente metter fine a una carriera politica. Alla fine sia a Roma che a Torino il centrodestra ha deciso di candidare personalità esterne alla politica, come chiedeva da tempo il leader leghista Matteo Salvini: a Torino il candidato sarà l’imprenditore Paolo Damilano.

– Leggi anche: Il centrodestra ha scelto chi candidare a Roma e Torino

Michetti è stato scelto dopo che per diverse settimane si era parlato della possibilità di candidare l’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, senza successo. Erano circolati anche altri nomi, da quello dell’ex ministro Maurizio Gasparri a quello della senatrice Giulia Buongiorno, ma alla fine si è scelto Michetti, la cui nomina è stata sostenuta principalmente da Fratelli d’Italia.

Michetti è un avvocato esperto di diritto amministrativo. È professore esterno di Diritto pubblico e dell’innovazione amministrativa al corso di Economia aziendale della sede di Frosinone dell’Università di Cassino. È anche fondatore e presidente della “Fondazione Gazzetta Amministrativa”, una piattaforma online che si occupa di pubblica amministrazione. In passato è stato anche consulente dell’Associazione nazionale comuni italiani (ANCI), del sindacato autonomo di Polizia (SAP), dell’Autorità garante per le comunicazioni (AGCOM), del commissario delegato alla gestione dell’emergenza idrica nel Lazio e dal 2005 al 2009 vicepresidente di ACEA, la società che gestisce il sistema idrico di Roma.

La “Gazzetta Amministrativa” offre anche servizi alle pubbliche amministrazioni, tra cui una rivista e un software con corsi di formazione per il personale degli enti pubblici: tra il 2008 e il 2014 vendette alcuni di questi servizi al Consiglio regionale del Lazio, prima con l’amministrazione di Piero Marrazzo e poi con quella di Renata Polverini presidente (il primo eletto con il centrosinistra e la seconda con il centrodestra). Su questi acquisti, che ammontano a circa un milione di euro, stanno indagando l’Autorità nazionale anticorruzione e la Corte dei Conti, per appurare se il Consiglio regionale avesse affidato gli appalti alla società di Michetti attraverso procedure corrette oppure no.

Ma non sono davvero questi i motivi per cui Michetti è stato scelto. Nonostante il suo nome sia sconosciuto nel resto d’Italia, a Roma gode di una certa notorietà, come opinionista di Radio Radio. Le radio locali a Roma sono un fenomeno estremamente popolare, e praticamente unico in Italia: ce ne sono decine, sono molto ascoltate e i programmi parlano soprattutto di calcio, o meglio delle due squadre di calcio della città, la Roma e la Lazio.

Non fa eccezione Radio Radio, dove i programmi si occupano principalmente di sport, con alcuni spazi dedicati alla cronaca e alla politica locale. In uno di questi programmi, condotto dal direttore della radio Ilario Di Giovambattista, uno degli opinionisti di punta è Michetti, che interviene sulle materie più varie, dalla politica alla sanità.

In alcuni di questi interventi ha espresso posizioni un po’ complottiste sulla pandemia da coronavirus, definendo la COVID-19 «un’influenza» su cui si starebbe facendo «una politica del terrore, perché il terrore è l’unico programma di questo governo: basta andare sul televideo e noterete che il 90 per cento dell’informazione è tutta sul COVID».

In un’altra occasione ha paragonato la vaccinazione di massa contro il coronavirus al doping degli sportivi dei paesi dell’Est quando c’era l’Unione Sovietica, dicendo che i cittadini italiani non sono «una persona da prendere e vaccinare come una vacca coattivamente contro la sua volontà o somministrargli qualsiasi altra cosa come facevano con le atlete del mondo dell’Est. E poi si sono visti i risultati ad anni di distanza, quelle povere ragazze che fine hanno fatto». Dopo le polemiche per questa frase, si era fatto fotografare mentre gli veniva somministrato il vaccino.

In un’altra puntata aveva difeso il saluto romano, dicendo che «se per qualcuno è rievocativo del nazismo o del fascismo, è un problema suo. I romani quando inventavano le cose rasentavano la perfezione. Salutavano in quel modo perché era il modo più igienico».

Nel suo primo intervento in radio dopo la candidatura ha detto: «Ho sentito la città che mi fermava, come si fa a dire di no a Roma? Da città eterna le restituirò il ruolo di Caput mundi, voglio spolverare questa città e riportarla agli antichi fasti», e ha aggiunto che riporterà la città a essere «la città dei Cesari, dei grandi papi, della cultura, della scienza, e questo ruolo Roma ce l’ha perché sta nell’humus della città eterna».

Sul Sole 24 Ore di giovedì, la giornalista politica Lina Palmerini ha spiegato come la Lega abbia faticato ad accettare la candidatura di Michetti, voluta da Fratelli d’Italia, nonostante Salvini abbia poi detto che di lui l’ha colpito «la concretezza». Secondo Palmerini, ci potrebbe essere una strategia controintuitiva dietro alla decisione di Salvini: Michetti non è infatti una candidatura particolarmente forte, e nonostante abbia concrete possibilità di vittoria potrebbe partire svantaggiato rispetto agli avversari principali, l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e la sindaca uscente Virginia Raggi del Movimento 5 Stelle. C’è poi pure il leader di Azione Carlo Calenda, un personaggio molto conosciuto e che gode di una stima abbastanza trasversale, nonostante i consensi molto bassi del suo partito.

Per questo, dice Palmerini, se Michetti non dovesse accedere al ballottaggio, la sfida sarebbe probabilmente tra Gualtieri e Raggi, situazione che potrebbe complicare notevolmente i rapporti tra PD e M5S, che da tempo discutono e trattano una delicata alleanza.