L’Italia torna a giocare
Dopo cinque anni di assenza dai grandi tornei, la Nazionale di calcio si presenta agli Europei molto diversa da come ci aveva abituati
Il 2 luglio 2016 l’Italia giocò la sua ultima partita in un grande torneo internazionale. Venerdì, dopo 1.805 giorni — quasi cinque anni esatti — ci tornerà inaugurando a Roma la sedicesima edizione dei Campionati europei. In questo arco di tempo è cambiato tutto, più volte: tre allenatori, tre presidenti federali, oltre un centinaio di giocatori convocati, e soprattutto un Mondiale non disputato. Ora, agli Europei itineranti, l’Italia si presenta da outsider.
I risultati ottenuti negli ultimi quattro anni con Roberto Mancini, il commissario tecnico incaricato di risollevare il movimento dopo la mancata qualificazione ai Mondiali in Russia, sono stati più che positivi, rappresentati dal 71 per cento di vittorie in 32 partite e dal netto miglioramento nel ranking mondiale (da ventunesima a settima). Ma i difetti alla base del calcio italiano di questi anni si fanno ancora vedere.
Con 27,7 anni di età media dei suoi convocati, l’Italia si colloca a metà strada tra la squadra più giovane del torneo, la Turchia (24,9), e la più vecchia, la Svezia (29,2). Nonostante questo, i giocatori italiani hanno meno esperienza di tutte le avversarie dirette, se si guardano le presenze nei grandi campionati. I giocatori di Inghilterra, Portogallo, Olanda, Spagna, Francia e Germania — non a caso le grandi favorite — giocano tutti di più, e in contesti più competitivi.
In Francia e Portogallo, per prenderne due, si concentrano decine di giocatori che tra nazionali e club sono stati campioni del mondo e d’Europa più di una volta. Nell’Italia soltanto due convocati possono dire di aver vinto almeno una Champions League in carriera: Jorginho ed Emerson Palmieri, che peraltro l’hanno vinta soltanto qualche giorno fa con il Chelsea (il primo da titolare, il secondo da riserva).
Sono questi i motivi per cui l’Italia non può essere considerata tra le grandi favorite, ma appena dietro.
Per rimediare a queste mancanze, Mancini ha dato alla Nazionale un’identità ben precisa, come non si vedeva da tempo. L’Italia, universalmente riconosciuta per il suo stile di gioco difensivo che in oltre cent’anni di storia ha portato tanti successi, ma anche molti scompensi, ora vuole imporre alle partite il proprio gioco manovrato e organizzato, e non più accettare di subire quello degli avversari.
Nella storia della Nazionale, però, le volte in cui si scelse di proporre un gioco più propositivo non finì mai bene. L’ultima fu con Cesare Prandelli, il cui progetto, inizialmente promettente, si concluse con una finale europea persa malamente a Kiev contro la Spagna e poi con un Mondiale disastroso in Brasile.
Lo scontro tra le due filosofie di gioco dura da sempre, tanto che ancora oggi continuano le discussioni tra chi preferisce il cosiddetto calcio difensivo “all’italiana” e chi invece vorrebbe un gioco più offensivo, in linea con le tendenze europee di questi anni. Dopo l’esclusione dai Mondiali del 2018, la federazione gestita nella sua parte sportiva da ex calciatori — su tutti Alessandro Costacurta e Demetrio Albertini — ha sostenuto la necessità di un nuovo corso basato su un calcio diverso, offensivo. La realizzazione di questo progetto è stata affidata a Mancini e a un gruppo di ex giocatori tra i quali Gianluca Vialli, Lele Oriali e Daniele De Rossi.
La loro Nazionale ha convocato una settantina di giocatori diversi, fra stage, amichevoli e partite ufficiali, ma il gruppo principale è composto da una trentina di giocatori, 26 dei quali giocheranno gli Europei. La squadra è capitanata dai due esperti difensori della Juventus, Bonucci e Chiellini, e ha nel centrocampo dei titolari Jorginho, Verratti e Barella il suo miglior reparto. Ci sono poi under-23 di grande talento come Donnarumma, Chiesa, Locatelli e Bastoni, e altri nel pieno della loro maturità da cui ora ci si aspetta qualcosa in più, come Berardi e Bernardeschi. La coppia di centravanti è formata da Ciro Immobile e Andrea Belotti, che per caratteristiche e modulo usato si alterneranno nel ruolo, con il primo titolare in partenza. Nel complesso il livello dei convocati può dirsi omogeneo.
L’Italia inaugura il torneo venerdì sera contro la Turchia. Ai gironi giocherà sempre a Roma, davanti a circa 15mila spettatori: mercoledì 16 contro la Svizzera, domenica 20 contro il Galles. Se vincerà il girone A, agli ottavi giocherà contro la seconda classificata del gruppo C (Olanda, Ucraina, Austria, Macedonia del Nord), se finirà seconda troverà una fra Danimarca, Finlandia, Belgio e Russia. Se invece dovesse essere ripescata come una delle migliori terze andrà contro le prime classificate dei gruppi B, F o E. Qui il calendario giorno per giorno.
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