La grossa operazione di polizia condotta con un’app
Più di 800 persone nel mondo sono state arrestate dopo che l'FBI si è infiltrata in un servizio di messaggistica usato da criminali
Martedì mattina l’Europol, l’agenzia di polizia dell’Unione Europea, ha annunciato in una conferenza stampa i risultato di una grande operazione di polizia contro il crimine organizzato che ha portato all’arresto di centinaia di persone in diverse parti del mondo.
L’operazione è stata eseguita grazie all’infiltrazione in un’app, chiamata ANoM, che era utilizzata dai presunti criminali per scambiarsi messaggi criptati. A guidare l’operazione è stata l’FBI, l’agenzia investigativa della polizia federale statunitense, con la cooperazione dei servizi di polizia di altri 15 paesi (Australia, Austria, Canada, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Ungheria, Lituania, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Norvegia, Scozia, Svezia e Regno Unito).
L’Europol ha definito l’operazione «una delle maggiori e più sofisticate operazioni di polizia di sempre». In tutto sono state arrestate più di 800 persone in tutto il mondo, sono state sequestrate più di 30 tonnellate di sostanze stupefacenti e 250 armi da fuoco, oltre che 48 milioni di dollari tra valute nazionali di vari paesi e criptovalute.
L’annuncio dell’Europol è stato anticipato alcune ore prima dal primo ministro australiano Scott Morrison, che ha detto nel suo paese le informazioni raccolte dai messaggi intercettati hanno portato all’arresto di 224 persone, al sequestro di 3,7 tonnellate di droga e di quasi 35 milioni di dollari in contanti. La Nuova Zelanda ha invece annunciato di aver arrestato 35 persone e sequestrato 2,7 milioni di dollari.
🚨Operation Trojan Shield delivers a major blow to organised crime worldwide 🚨#Europol supported 🇺🇸 @FBISanDiego @DEAHQ 🇳🇱 @Politie 🇸🇪 @Polisen_Sverige 🇦🇺 @AusFedPolice
🌏+16 countries involved in this international, multi-agency effort: https://t.co/HApkAkr4V3 #TrojanShield pic.twitter.com/hE20AFPcox
— Europol (@Europol) June 8, 2021
Come ha raccontato Vice, l’operazione di polizia è iniziata nel 2018, quando l’FBI ha avuto l’idea di prendere il controllo di ANoM, un’app al tempo poco nota, e di diffonderla nel mondo criminale. Di solito queste operazioni di sorveglianza avvengono tramite l’intercettazione di un’app già diffusa tra i presunti criminali; questa volta, invece, l’FBI ha deciso di gestire l’app fin dall’inizio, per controllare l’intero network.
Grazie ad ANoM, l’FBI ha potuto monitorare le comunicazioni dei presunti criminali che ne facevano utilizzo senza che questi se ne accorgessero, in collaborazione con le forze dell’ordine di altri paesi come la polizia federale australiana (AFP). L’app era installata solo su telefoni cellulari che venivano scambiati sul mercato nero dalle organizzazioni criminali: i telefoni erano modificati in modo tale da poter essere utilizzati solo per l’app, e non potevano quindi fare chiamate, mandare messaggi o email.
Grazie alla sorveglianza su ANoM, negli ultimi 3 anni le forze di polizia sono riuscite a raccogliere informazioni importanti sulle operazioni criminali organizzate tramite l’app.
La polizia australiana ha detto che la maggior parte delle persone arrestate fa parte di bande di criminali, della mafia australiana e di organizzazioni criminali asiatiche. Ha anche detto che l’operazione ha aiutato a prevenire omicidi, a intercettare grossi traffici di droga, a scoprire sei laboratori clandestini e a impedire operazioni di riciclaggio di denaro. Tra le operazioni criminali bloccate c’era anche un progetto della criminalità organizzata di uccidere una famiglia di cinque persone.
Reece Kershaw, capo della polizia australiana, ha detto che i telefoni con l’app ANoM installata erano molto diffusi tra i criminali, e che erano sicuri dell’anonimato dell’app perché «figure di alto profilo della criminalità organizzata garantivano per la sua integrità». Kershaw ha parlato di queste figure come di «influencer della criminalità». Ha aggiunto che i criminali non usavano messaggi in codice o pseudonimi su ANoM, e discutevano apertamente dei crimini, credendo che le loro comunicazioni fossero protette.