La Procura di Potenza ha disposto misure cautelari nei confronti dell’avvocato Piero Amara e dell’ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo per presunte irregolarità nelle indagini sull’ex ILVA
La Procura di Potenza ha disposto l’arresto dell’avvocato Piero Amara e gli arresti domiciliari dell’ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo per presunte irregolarità nelle indagini sull’ex ILVA. Le misure cautelari sono state disposte nell’ambito di un nuovo filone di un’inchiesta che riguarda le pressioni che Capristo avrebbe esercitato su un magistrato di Trani poco dopo il suo trasferimento a Taranto, nel 2016. Capristo era stato arrestato nel maggio del 2020 e liberato dopo tre mesi, e il processo a suo carico è in corso presso il Tribunale di Potenza.
Nell’ambito della nuova inchiesta, la Procura di Potenza ha riscontrato presunte irregolarità compiute da Capristo, quando era procuratore di Taranto, nel corso di indagini sullo stabilimento siderurgico ex ILVA, e dall’avvocato Piero Amara, che in passato è stato consulente legale di ILVA, quando l’azienda era in amministrazione straordinaria. Nell’inchiesta sarebbero stati riscontrati presunti scambi di favori nell’ambito di procedimenti che riguardavano l’ex ILVA di Taranto.
Piero Amara è un personaggio molto noto alle cronache giudiziarie. Fu arrestato all’inizio del 2018 nell’ambito di un’inchiesta delle procure di Roma e Messina con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata, tra le altre cose, alla frode fiscale e alla corruzione in atti giudiziari. Amara, secondo gli investigatori, faceva parte di un’organizzazione che aveva lo scopo di influenzare le sentenze del Consiglio di stato, il più alto tribunale amministrativo italiano. Amara patteggiò una pena sotto i quattro anni che gli consentì di non andare in carcere, e cominciò a collaborare con la magistratura.
Fu coinvolto anche nel processo di corruzione internazionale contro ENI, di cui era stato consulente legale, quando accusò Marco Tremolada, il presidente del collegio del Tribunale che doveva giudicare il caso, di avere contatti con la dirigenza dell’azienda: in quel caso le accuse furono considerate infondate, il processo proseguì e di recente tutti gli imputati sono stati assolti perché «il fatto non sussiste». La procura di Milano ha poi indagato Amara per depistaggio.
Amara è stato coinvolto di recente anche nel caso dei verbali segreti nel Consiglio superiore della magistratura.