Sul nuovo governo israeliano ci siamo quasi
Domenica si è tenuta la prima riunione dei leader della nuova eterogenea maggioranza, il voto di fiducia è previsto nei prossimi giorni
Domenica pomeriggio si è tenuta a Tel Aviv la prima riunione dei leader politici della maggioranza che a meno di enormi sorprese sosterrà il prossimo governo di Israele, il primo dopo dodici anni che non sarà guidato da Benjamin Netanyahu.
L’accordo per formare un nuovo governo era stato trovato la settimana scorsa dopo settimane di trattative iniziate dopo le elezioni dello scorso 23 marzo, che come le tre precedenti tenute negli ultimi due anni non avevano avuto un chiaro vincitore (in mezzo c’è stata anche una breve guerra con i gruppi armati palestinesi della Striscia di Gaza). Il nuovo governo sarà sostenuto da quasi tutte le forze di opposizione, dalla destra radicale alla sinistra laica, e nei primi due anni dovrebbe essere guidato da Naftali Bennett, uno dei più noti politici israeliani di destra e capo del piccolo partito Yamina.
La riunione di ieri è stata soprattutto l’occasione per discutere di ministeri e competenze. Secondo i giornali israeliani Bennett resterà primo ministro per due anni, poi sarà sostituito da Yair Lapid, leader del partito centrista Yesh Atid. L’ex capo dell’opposizione Benny Gantz rimarrà ministro della Difesa. Gideon Sa’ar, leader del partito di destra Nuova Speranza, sarà prima ministro della Giustizia e poi degli Esteri.
Alla sinistra sono stati assegnati ministeri discretamente pesanti come quello della Sanità, al leader di Meretz Nitzan Horowitz, e dei Trasporti, che sarà guidato dalla segretaria dei Laburisti Merav Michaeli. Faranno parte del governo anche altre due note figure della destra israeliana: il capo del partito laico di destra Casa Nostra, Avigdor Lieberman, sarà ministro delle Finanze, mentre Ayelet Shaked di Yamina sarà inizialmente ministra dell’Interno e poi ministra della Giustizia. Al momento sembra che il partito conservatore di arabo-israeliani Lista Araba Unita non otterrà ministeri.
NOW in Tel Aviv: the 1st meeting of leaders of the 8 parties that form the new coalition – Yesh Atid, Yemina, Meretz, Labour, Raam, and New Hope, Kahol Lavan, and Israel Beitenu. pic.twitter.com/QlJHRJfLSe
— Yonat Friling (Frühling) (@FrilingYonat) June 6, 2021
La nuova maggioranza dispone di circa 62 voti su 120 nella Knesset, il Parlamento israeliano. Potrà quindi fare a meno del Likud, il partito di destra di Netanyahu che alle ultime elezioni aveva ottenuto 30 seggi, quasi il doppio del secondo partito più votato, Yesh Atid.
Da giorni Netanyahu sta dicendo in pubblico e in privato che la nuova maggioranza è frutto della «più grande truffa elettorale nella storia della democrazia». Il primo ministro uscente si riferisce soprattutto al fatto che durante la campagna elettorale Bennett aveva promesso di non governare né con la sinistra né con i partiti che rappresentano gli interessi degli arabo-israeliani. Bennett, che in passato è stato capo di gabinetto di Netanyahu, ha risposto alle sue accuse chiedendo di «lasciare che il paese vada avanti».
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Netanyahu sta evidentemente cercando di guadagnare tempo, nella speranza che succeda qualcosa. Il presidente della Knesset, Yariv Levin, è uno stretto collaboratore di Netanyahu e al momento non ha ancora fissato una data per il voto di fiducia al nuovo governo. Ma Netanyahu non si sta limitando ad aspettare: qualche giorno fa il Likud ha twittato l’indirizzo di casa di Ayelet Shaked, incoraggiando gli attivisti di destra a manifestare sotto casa sua contro la formazione del nuovo governo, cosa che poi è effettivamente successa. Altri membri o funzionari dei partiti di destra da giorni ricevono critiche e minacce per l’annunciato appoggio al nuovo governo.
«Dietro le quinte il partito sta aumentando la pressione sugli anelli deboli» della nuova maggioranza, ha detto al New York Times un funzionario del Likud.
Non è ancora chiaro se questi espedienti avranno successo: lunedì la nuova maggioranza chiederà ufficialmente alla Knesset di tenere un voto di fiducia. A quel punto il presidente del Parlamento sarà obbligato per legge a programmarlo entro una settimana. Il Times of Israel prevede che Levin indirà il voto esattamente fra una settimana, cioè lunedì 14 giugno.