Il Perù sceglie il suo prossimo presidente
Il sesto degli ultimi 5 anni: al ballottaggio sono arrivati Pedro Castillo, attivista di estrema sinistra, e Keiko Fujimori, populista di destra
Domenica in Perù c’è il ballottaggio delle elezioni presidenziali: i due candidati sono Pedro Castillo, attivista di estrema sinistra che al primo turno aveva ottenuto il 19 per cento dei voti, e Keiko Fujimori, populista di destra che si era fermata al 13. Chiunque vincerà dovrà fare i conti con un parlamento molto frammentato e una crisi politica iniziata molto tempo fa: il Perù, infatti, ha avuto ben cinque presidenti negli ultimi cinque anni.
Castillo ha 51 anni, è un ex insegnante ed è a capo del partito Perù Libero, di ispirazione marxista. Ha impostato la sua campagna elettorale sostenendo che queste elezioni fossero una lotta di classe tra ricchi e poveri, e dicendo che se verrà eletto eliminerà le disuguaglianze nel paese. Tra i suoi obiettivi ci sono espandere il controllo statale sull’industria e nazionalizzare le attività di estrazione mineraria, tassando di più gli investitori stranieri e facendo investimenti nella scuola e nella sanità.
Fujimori, leader del partito populista di destra Forza Popolare, ha 46 anni ed è nota soprattutto per essere la figlia di Alberto Fujimori, che a sua volta fu presidente del Perù dal 1990 al 2000, governandolo in maniera estremamente autoritaria. È la terza volta che Keiko Fujimori si candida presidente: lo aveva già fatto nel 2011 e nel 2016, perdendo entrambe le volte. Fino al maggio del 2020 era stata in carcere con l’accusa di riciclaggio di denaro (lei si era definita una vittima di persecuzione politica): ha detto che se verrà eletta libererà il padre, che è in carcere con una condanna a 25 anni per corruzione e per sistematiche violazioni dei diritti umani compiute durante la sua presidenza.
Gli osservatori non si aspettavano che né Castillo né Fujimori sarebbero arrivati al ballottaggio. Fino a poche settimane fa i sondaggi davano Castillo in discreto vantaggio sulla rivale, ma secondo diversi sondaggi citati dal País, nell’ultimo mese Fujimori avrebbe recuperato il distacco e attirato gran parte degli elettori indecisi, soprattutto per via di un evento in particolare, successo il 23 maggio scorso in un piccolo centro circa 300 chilometri a est della capitale Lima.
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Quel giorno 16 persone sono state uccise in un attacco attribuito al gruppo terroristico di estrema sinistra Sendero Luminoso, un’organizzazione nata in Perù nel 1980, di ispirazione marxista, leninista e maoista, che vuole instaurare nel paese un regime rivoluzionario contadino comunista. Le forze armate peruviane hanno detto di aver trovato accanto ai corpi diversi opuscoli che diffidavano dall’andare a votare nel ballottaggio ed erano firmati dal Comitato centrale del Partito comunista militarizzato del Perù, che è una fazione di Sendero Luminoso.
Fujimori, che aveva incentrato il discorso della sua campagna elettorale sulla logica dell’ordine e della sicurezza, ha attaccato Castillo, accusandolo di avere legami coi militanti che sono stati ritenuti responsabili del massacro; inoltre ha sottolineato l’impegno del padre nella lotta contro Sendero Luminoso e incoraggiato gli elettori a non votare in favore del comunismo, sostenendo che Castillo porterebbe il caos in Perù. Castillo ha negato di avere alcun legame con Sendero Luminoso, mentre il parlamentare di Perù Libero Guillermo Bermejo, eletto di recente e indagato con l’accusa di aver collaborato con l’organizzazione terroristica 13 anni fa, ha respinto le accuse, definendole «pura fantasia».
La maggior parte dei sondaggi più recenti vede ancora Castillo avanti rispetto a Fujimori, ma i margini sono strettissimi.
Quello dell’istituto Ipsos Perù, per esempio, dà Castillo al 51,1 per cento e Fujimori al 48,9 per cento, mentre quello della società di ricerca e analisi di mercato Datum vede Castillo in vantaggio con un punto di scarto su Fujimori (50,5 per cento contro 49,5 per cento): soltanto una settimana fa, Castillo era in vantaggio di 6,4 punti (53,2 per cento contro 46,8 per cento). Secondo un sondaggio di Datum citato da Bloomberg, il 43 per cento degli intervistati ritiene che Perù Libero abbia connessioni con Sendero Luminoso; il 42 per cento ha risposto di no e il 15 per cento ha detto di non sapere.
New polling on Peru's presidential runoff has the race between Pedro Castillo and Keiko Fujimori tightening once again.
72% of voters say Fujimori has more experience, while 51% say Castillo represents change.
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— Americas Society/Council of the Americas (@ASCOA) June 1, 2021
Attualmente Perù Libero ha 37 seggi dei 130 disponibili nella Camera unica del Perù e Forza Popolare ne ha 24. Chi vincerà le elezioni presidenziali non dovrà soltanto ammorbidire i toni per cercare di stabilire nuove alleanze con altri partiti, ma dovrà anche fare i conti con un paese diviso e scontento. Come è accaduto in altri stati dell’America Latina, infatti, negli ultimi anni in Perù si è diffuso un grande malcontento nei confronti dei governi a causa della crescente disoccupazione, delle disuguaglianze tra la popolazione e della corruzione dilagante tra i politici e i funzionari pubblici.
La storia recente del Perù è particolarmente emblematica in questo senso, soprattutto per le vicissitudini che hanno colpito i vari presidenti che si sono susseguiti nel paese.
Nel 2017 Ollanta Humala, presidente del Perù dal 2011 al 2016, fu arrestato con l’accusa di corruzione nell’ambito dell’enorme scandalo Odebrecht, che riguardava la più grande società edile dell’America Latina e che arrivò a coinvolgere 14 paesi del continente. Nel 2019 Alan García, presidente dal 2006 al 2011, si suicidò poco dopo che la polizia era entrata nella sua casa a Lima per arrestarlo: anche lui era indagato per lo scandalo Odebrecht.
Nel novembre del 2020 il parlamento peruviano votò a favore dell’impeachment dell’allora presidente Martín Vizcarra, accusato tra le altre cose di aver accettato tangenti per l’equivalente di circa mezzo milione di euro quando era governatore della regione di Moquegua. Vizcarra, un centrista, era diventato presidente nel 2018 prendendo il posto di Pedro Pablo Kuczynski, che si era dimesso improvvisamente dopo essere stato a sua volta accusato di corruzione. Al posto di Vizcarra fu nominato Manuel Merino, che però si dimise nel giro di pochi giorni in seguito ad alcune proteste violente.
Il 17 novembre il parlamento del Perù elesse Francisco Sagasti nuovo presidente ad interim del paese, il terzo nel giro di una settimana.
La grande instabilità e il fatto che negli ultimi anni moltissimi funzionari siano stati accusati o condannati per corruzione hanno contribuito ad alimentare la sfiducia nei confronti della classe politica peruviana. In più, gli scarsi investimenti nella sanità, evidenziati dalla crisi dovuta alla pandemia da coronavirus, hanno fatto crescere ancora di più l’insoddisfazione della popolazione: problemi che difficilmente riusciranno a essere risolti dal prossimo o dalla prossima presidente.
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