La storia delle email di Anthony Fauci
Alcuni scambi risalenti alle prime settimane dell'epidemia diffusi dai giornali americani, sull'origine del coronavirus e le mascherine, sono stati usati per criticare il noto immunologo
Martedì il sito Buzzfeed News e il Washington Post hanno pubblicato migliaia di email ricevute e inviate da Anthony Fauci, tra i più rispettati immunologi statunitensi e direttore dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive degli Stati Uniti. A causa del contenuto di alcune di queste email, Fauci nei giorni scorsi è stato accusato, soprattutto dai Repubblicani, di essere a conoscenza da tempo della possibilità che il coronavirus potesse essere derivato da attività di laboratorio presso l’Istituto di virologia di Wuhan, in Cina, e di averlo tenuto nascosto; ed è stato inoltre accusato di avere messo in discussione l’efficacia delle mascherine nelle prime fasi della pandemia.
Le email sono state pubblicate sulla base del Freedom of Information Act (FOIA), la legge sulla trasparenza della pubblica amministrazione, e sono state molto commentate: sia perché Fauci è un personaggio che ha diviso parecchio l’opinione pubblica statunitense, soprattutto per i suoi disaccordi con l’ex presidente Donald Trump; sia perché il contenuto delle email – seppure per nulla compromettente, almeno per quanto riguarda le parti diffuse dalla stampa – è stato ripreso da molti complottisti per sostenere la teoria dell’origine del coronavirus in laboratorio.
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La teoria del virus da un laboratorio
L’origine del coronavirus è da tempo molto discussa e non si ha ancora una risposta certa al riguardo. Le principali teorie sono due: la prima è che sia passato naturalmente da alcuni animali selvatici – probabilmente pipistrelli – agli esseri umani facendosi forse dare un passaggio da una specie intermedia; la seconda, più controversa, è che un laboratorio stesse studiando il coronavirus – creato artificialmente oppure raccolto in natura – e che per qualche errore sia sfuggito, finendo con l’infettare la popolazione.
Questa seconda teoria è stata a lungo smentita da numerosi ed eminenti virologi e da Fauci, che però di recente ha detto di «non essere più molto convinto» dell’origine naturale del virus: ciò non vuol dire che Fauci abbia cambiato idea sulla teoria del laboratorio, ma solo che ritiene debbano essere svolti altri studi e approfondimenti.
Tra le email pubblicate in questi giorni ce n’è una inviata a Fauci da Peter Daszak, presidente di EcoHealth Alliance, un’organizzazione senza scopo di lucro statunitense che in passato aveva finanziato ricerche dell’Istituto di virologia di Wuhan. Nell’email Daszak ringraziava Fauci per aver sostenuto pubblicamente che non ci fossero prove scientifiche per dimostrare che il coronavirus fosse uscito da un laboratorio. Secondo alcuni, questa email proverebbe che Fauci avesse un rapporto di qualche tipo con l’istituto di Wuhan, e che quindi le sue dichiarazioni contro l’origine in laboratorio del virus fossero state condizionate.
Intervistato da CNN, Fauci ha detto di non capire come qualcuno possa arrivare a una tale conclusione semplicemente da un’email di ringraziamento. Ha anche ribadito di continuare a credere che l’origine naturale del coronavirus sia quella più plausibile, ma di mantenersi aperto ad altre teorie, anche quella dell’incidente in laboratorio.
In un’altra email del primo febbraio 2020 (quando l’epidemia era per lo più limitata alla Cina), l’immunologo Kristian G. Andersen scriveva a Fauci che dalle analisi sul coronavirus risultavano alcune limitate «caratteristiche insolite» che avrebbero potuto far pensare a un virus trattato in laboratorio; anche per questa email Fauci è stato criticato, perché accusato di avere avuto già allora gli elementi per considerare fin dall’inizio la teoria del laboratorio. In realtà nell’email non c’era altro che un’analisi della possibilità di questa origine, e peraltro lo stesso Andersen alcune settimane dopo aveva pubblicato uno studio in cui smentiva l’ipotesi della creazione artificiale del virus in laboratorio. All’epoca il tema era comunque dibattuto nella comunità scientifica, seppure con grandi cautele e senza perdere di vista gli effetti del virus da arginare il più possibile.
In un’altra email risalente all’aprile del 2020, diretta a Fauci e scritta da Francis S. Collins (direttore dei National Institutes of Health, l’agenzia del governo statunitense che si occupa di salute pubblica), era linkato un articolo del sito di Fox News in cui si parlava della possibilità che il virus derivasse da un laboratorio. Fox News è uno dei media più conservatori degli Stati Uniti, e all’epoca cercava di sostenere le teorie del presidente Trump secondo cui fosse stata la Cina a produrre il virus in laboratorio.
Nelle email ottenute e diffuse dai giornali, il testo accanto al link è oscurato, perché in base al FOIA non tutti i contenuti possono essere resi pubblici (sono esenti dalla pubblicazione, per esempio, i documenti che contengono discussioni interne tra enti governativi). Non si sa quindi cosa abbia detto Collins a Fauci; alcuni hanno sostenuto – senza fornire alcuna prova – che le parti oscurate potessero contenere elementi a favore della teoria del virus creato in laboratorio.
An April 2020 email from NIH Director Francis Collins to Fauci under the subject line: Conspiracy gains momentum. The email included a link to an article about Brett Baier saying on FOX News that covid outbreak started in Wuhan lab. Fauci’s response is redacted. pic.twitter.com/G8F7SUB23U
— Jason Leopold (@JasonLeopold) June 1, 2021
Fauci e le mascherine
Ha fatto discutere anche un’altra email in cui Fauci sminuiva l’importanza di indossare le mascherine per evitare contagi da coronavirus. Nell’email, inviata il 5 febbraio 2020 a Sylvia Mathews Burwell, segretaria della Salute durante la presidenza di Barack Obama, Fauci diceva che «le mascherine servono solo alle persone infette per impedire loro di diffondere l’infezione a persone che non sono infette, e non a proteggere le persone non infette dal contagio».
Anche in questo caso le critiche a Fauci sono pretestuose, dato che in quel periodo l’immunologo diceva le stesse cose pubblicamente. Da gennaio a marzo del 2020, quando la pandemia era ancora agli stadi iniziali e il virus poco conosciuto, Fauci e i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), il più importante organo di controllo sulla sanità pubblica negli Stati Uniti, sostenevano che non fosse necessario indossare la mascherina, così come l’OMS. Cambiarono indicazioni solo in un secondo momento, quando si iniziò a capire di più delle modalità di trasmissione del virus e quando i contagi cominciarono ad aumentare notevolmente nel paese. Nel giugno del 2020 Fauci riconobbe pubblicamente di aver sbagliato e spiegò che le linee guida iniziali contro l’uso della mascherina erano state condizionate dalle limitate conoscenze dell’epoca e dalla necessità di mantenere le scorte di mascherine per il personale sanitario.
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