Amsterdam avrà barche elettriche che si guidano da sole?
Per ora c'è soltanto un prototipo, ma da tempo l'amministrazione locale sta incentivando la riconversione dei veicoli inquinanti
Lo scorso 20 maggio nei pressi del Museo Marittimo Nazionale di Amsterdam, nei Paesi Bassi, si è vista un’imbarcazione particolare, che sembrava uscita da un altro tempo rispetto alla riproduzione della nave del Seicento East Indiaman, ormeggiata nel bacino di fronte allo spazio espositivo: era un prototipo di barca elettrica senza conducente, perfezionato dall’Amsterdam Institute for Advanced Metropolitan Solutions (AMS) in collaborazione col Massachusetts Institute of Technology (MIT) degli Stati Uniti.
Le barche sono da sempre tra i mezzi di trasporto più diffusi nei Paesi Bassi, e soprattutto in una città come Amsterdam, che ha più di 100 chilometri di canali. Per l’amministrazione locale sviluppare e incoraggiare l’utilizzo di barche elettriche, con o senza conducente, è una buona strategia per ridurre il traffico in città, ma soprattutto un’opportunità per ridurre l’inquinamento prodotto dai battelli turistici, che sono una delle attrazioni principali della città e viaggiano anche per 14 ore al giorno.
È già da qualche tempo che nei Paesi Bassi, come anche in Danimarca e in altri paesi, stanno cominciando a vedersi diversi modelli e prototipi di barche elettriche. Allo stesso tempo ad Amsterdam è iniziata la trasformazione dei battelli turistici alimentati a gasolio in veicoli elettrici: come la Gerarda Johanna, una barca del 1922 che sotto i suoi classici pannelli di legno nasconde 66 batterie al litio che alimentano la sua elica.
La Gerarda Johanna ha un ormeggio e una stazione di ricarica dedicati su un canale della città, ma i prototipi del progetto Roboat dell’Istituto AMS e del MIT, che prende il nome dalla fusione della parola “robot” col termine inglese che indica un’imbarcazione, “boat”, hanno un obiettivo ancora più ambizioso: quello di navigare nelle acque di tutto il mondo senza il bisogno di essere guidati dall’uomo.
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I prototipi del progetto Roboat hanno quattro propulsori alimentati da una batteria elettrica: viaggiano a una velocità massima di 6 chilometri orari e hanno un’autonomia dalle 12 alle 24 ore, in base al tipo di batteria montato e al peso del carico trasportato.
Sono comandati a distanza da un computer che raccoglie ed elabora le caratteristiche dello spazio attorno ai mezzi attraverso sensori e telecamere, che servono anche per osservare il movimento delle altre imbarcazioni. Sono dotati di speciali meccanismi che servono per gestire l’ormeggio e l’attracco e in più hanno alcuni elementi modulari che si possono adattare al trasporto di persone oppure al trasporto di merci o rifiuti, una cosa che li rende ancora più versatili: possono portare fino a 5 passeggeri o fino a 1500 chili di materiali. Quello che si è visto di recente davanti al Museo Marittimo Nazionale è il primo prototipo realizzato a grandezza naturale.
Stephan van Dijk, direttore del ramo Innovazione dell’Istituto AMS, ha spiegato ad Associated Press che l’utilizzo di tecnologie sofisticate è essenziale non soltanto per far viaggiare il prototipo in autonomia, ma soprattutto per fare in modo che la barca possa destreggiarsi con facilità nel grande traffico dei canali di Amsterdam, dove le manovre e le operazioni di attracco sono rese più complicate dalla presenza di moltissime imbarcazioni e di numerosi moli e banchine.
Secondo l’ingegnere meccatronico Rens Doornbusch, membro della squadra che sta lavorando al progetto, serviranno dai 2 ai 4 anni per perfezionare le tecnologie di manovra, più che altro perché l’Istituto vuole essere «assolutamente certo» che l’imbarcazione possa navigare in tutta sicurezza. Doornbusch ha detto che per quanto riguarda l’autonomia l’obiettivo è stato raggiunto e che adesso il prossimo passo è “insegnare” alle Roboat a gestire qualunque tipo di situazione che si potrebbe verificare nei canali.
Prima che i prototipi possano effettivamente entrare in funzione, in ogni caso, servirà chiarire anche diverse questioni burocratiche, sia in termini di permessi che in termini di privacy. Van Dijk ha detto che i ricercatori stanno collaborando con vari ministeri olandesi per fare in modo che le barche si possano spostare in maniera autonoma e anche per regolamentare l’utilizzo delle videocamere e dei sensori. Ha aggiunto che le videocamere montate sulle Roboat non identificano le persone che camminano in strada o che sono a bordo di altre imbarcazioni.
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Incoraggiare lo sviluppo e la circolazione di veicoli elettrici fa parte dell’iniziativa di vietare il transito dei mezzi alimentati a gasolio nel centro città entro il 2025, una proposta lanciata nel 2019 dall’amministrazione di Amsterdam, guidata dai Verdi. L’iniziativa servirebbe soprattutto per ridurre l’inquinamento prodotto dai veicoli, sia auto che imbarcazioni, nel tentativo di raggiungere gli obiettivi fissati a livello internazionale per contrastare il riscaldamento globale.
Secondo i dati forniti dall’amministrazione cittadina, tre quarti delle circa 550 imbarcazioni commerciali che navigano nelle acque della città sono già stati trasformati in veicoli elettrici e si possono quindi considerare a “zero emissioni”. Per fare un esempio, il proprietario della Gerarda Johanna, Rererij Kooij, sta trasformando a uno a uno i battelli della sua società man mano che hanno bisogno di manutenzione (al marzo scorso ne aveva modificati 13 su 29).
Il grosso problema sono le barche private, che secondo l’amministrazione cittadina sono circa 12mila e per il 95 per cento sono ancora alimentate a gasolio. Trasformare le imbarcazioni già esistenti in veicoli elettrici può costare dai 4mila ai 40mila euro, in base alle dimensioni, ma è probabile che con i futuri divieti molti proprietari di barche decideranno di venderle. Per incentivare la trasformazione delle barche in veicoli elettrici, o comunque per favorirne l’utilizzo, l’amministrazione di Amsterdam ha previsto di installare 100 nuove stazioni di ricarica lungo i canali della città nei prossimi mesi.