Maduro perde pezzi di Venezuela
Il regime del presidente venezuelano è in grande difficoltà, e non riesce più a controllare diverse parti della sua capitale Caracas
Il regime del presidente venezuelano Nicolás Maduro è in grossa difficoltà da diverso tempo, a causa soprattutto di una crisi gravissima che ha colpito quasi tutti i settori dell’economia nazionale e che ha portato il paese vicino al collasso. Negli ultimi mesi ai problemi dell’inflazione altissima, della diffusissima corruzione, della mancanza di beni primari e medicine e dei continui blackout, se n’è aggiunto un altro: la perdita di controllo da parte del regime di parti intere della capitale Caracas, dove Maduro non è più in grado di esercitare il suo potere. È successo per esempio nella zona della Cota 905, una baraccopoli che si sviluppa sul fianco ripido di una collina nell’ovest di Caracas, la cui storia è stata raccontata di recente da un articolo del New York Times.
Il caso della Cota 905 è piuttosto esemplare di quello che sta succedendo a Caracas e delle crescenti difficoltà di Maduro nel mantenere il controllo del territorio. La Cota 905, infatti, non è solo uno dei quartieri più pericolosi e problematici della capitale, la cui gestione in passato era già stata peraltro una specie di test per la capacità del regime di funzionare con efficienza; è anche un quartiere che si trova a soli tre chilometri di distanza dal palazzo presidenziale di Maduro, e che nonostante questo sta sfuggendo al controllo delle forze di sicurezza venezuelane.
Negli ultimi anni, e in particolare negli ultimi mesi, l’area che include la Cota 905 e le comunità vicine di El Cementerio e di La Vega, dove abitano circa 300mila persone, è finita sotto il completo controllo di una delle gang criminali più grandi della capitale, che di fatto si è sostituita allo stato. La gang ha iniziato a offrire cibo e medicinali ai più bisognosi, a sostenere le spese per i funerali, a fornire divise e altro materiale sportivo alle squadre locali e a sponsorizzare concerti, tra le altre cose.
I membri del gruppo criminale, che si presume sia comandato da Carlos Luis Revete (chiamato anche “El Coqui”), non si limitano solo a offrire servizi essenziali alla popolazione locale, ma esercitano anche un fortissimo controllo militare sul territorio, tanto da impedire di fatto l’entrata alle forze di sicurezza venezuelane.
La gang criminale – ha scritto il New York Times raccogliendo testimonianze di affiliati del gruppo, di funzionari di polizia e di semplici cittadini che vivono nell’area della Cota 905 – dispone di lanciagranate, droni e motociclette potenti: i criminali sono meglio armati e meglio pagati della maggior parte degli agenti di polizia del paese. Il fortissimo controllo del territorio ha permesso al gruppo di imporre un proprio sistema di regole e sanzioni che secondo il racconto di diversi residenti ha portato alla netta riduzione della microcriminalità, molto diffusa negli anni scorsi; allo stesso tempo ha imposto un regime di paura su chi è entrato nel gruppo criminale con l’obiettivo di ottenere un qualche tipo di impiego, e che però una volta dentro si è reso conto dell’impossibilità di uscirne.
Oggi la gang criminale di “El Coqui” controlla la Cota 905 con circa 400 uomini ben armati, che garantiscono tra le altre cose il funzionamento di diverse attività illecite, come il traffico di droga, i sequestri e le estorsioni. Al momento il regime di Maduro non sembra avere l’intenzione o le forze di cambiare la situazione: sia perché il caso della Cota 905 non è l’unico, e di recente gruppi armati hanno preso il controllo di diversi quartieri della capitale, sia perché il governo sembra avere concluso una specie di “patto” con i criminali che al momento soddisfa tutti.
Una specie di “accordo” tra le parti era già stato trovato nel 2013, quando le forze di sicurezza si erano ritirate da alcuni quartieri della capitale (tra cui la Cota 905) su cui non erano riusciti a imporre il proprio controllo: questi quartieri erano stati chiamati «zone di pace» – espressione che voleva nascondere il fallimento della strategia del regime – ma la tregua era durata solo un paio di anni. La polizia aveva avviato nuove operazioni per riprendere il controllo di questi territori, che però erano fallite nuovamente: la violenza degli agenti aveva attirato la rabbia delle comunità locali e aveva spinto l’ONU ad accusare Maduro di crimini contro l’umanità. A quel punto il regime aveva negoziato di nuovo un “patto” con i gruppi criminali, consegnando loro interi pezzi di città.
Il fatto di dover stringere accordi con delle gang criminali, e il fatto di doverlo fare per controllare un territorio distante tre chilometri dal centro di potere del Venezuela, è stato interpretato da esperti e analisti come un forte segno di debolezza del regime di Maduro, il quale negli ultimi anni aveva già perso il controllo di intere aree periferiche del paese. La situazione attuale rende estremamente vulnerabile il regime, oltre a mettere a rischio la sicurezza di Caracas: lo scorso aprile una sparatoria tra un’auto di pattuglia della polizia e alcuni membri della gang della Cota 905 aveva bloccato per diverse ore una delle principali strade che attraversano la capitale e aveva creato situazioni di panico tra le persone che si trovavano sul posto.
Per Maduro la perdita di controllo della capitale potrebbe diventare un enorme problema. Oltre a far fronte alla gravissima crisi economica iniziata anni fa, Maduro ha passato gli ultimi anni nel tentativo di rafforzare il proprio potere, rispondendo alla pressione politica delle opposizioni e alle critiche provenienti da molti governi stranieri: in parte c’è riuscito, ma senza trovare soluzioni ai problemi più gravi del paese, che ora ha 28 milioni di abitanti ma ne aveva più di 30 solo 5 anni fa.