Una canzone di K. D. Lang
Del timore di andare a mettersi nei guai in una storia d'amore
Le Canzoni è la newsletter serale che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. L’indomani – il martedì, mercoledì e venerdì – la pubblichiamo sul Post, ci si iscrive qui.
È morto B.J. Thomas, cantante americano che ebbe qualche fama mezzo secolo fa soprattutto con una versione di Hooked on a feeling (qui quella più sanguigna successiva) e con Raindrops keep falling on my head di Burt Bacharach, resa eterna dalla scena della bicicletta in Butch Cassidy.
Venerdì sera ho dormito in un alberghetto balneare della Versilia, di passaggio e diretto oltre. La colazione era di quelle con i secchielli di plastica per buttare la rumenta, insieme ad altri dettagli alberghieri di quelli che citai qui, ma le persone erano ospitali e si vedeva il mare: le conversazioni mattutine erano molto accorate su un famoso bagno di Forte dei Marmi andato a fuoco quella mattina, ma nelle pause emergeva sul silenzio una compilation di cover di classici italiani da pianobar, tutte canzoni molto note ma in una buffa esecuzione appunto da pianobar, al tempo stesso abbacchiata ma coinvolta. Siccome sono fonosquilibrato ho provato Shazam, ma non ha riconosciuto la registrazione: magari la ignorava, magari il rumore delle conversazioni attorno lo ingannava, va’ a sapere, quindi – siccome sono fonosquilibrato – ho chiesto alla giovane cameriera allegra, che allegramente mi ha risposto “Zucchero!”. Ah, certo, ho pensato io, siamo in Versilia: Zucchero, Panariello, Carlo Conti, Marco Columbro, Puccini. E però non c’entrava niente con Zucchero, a farci caso. E insomma, siccome sono fonosquilibrato ho googlato i nomi delle canzoni tutte insieme: ed era Umberto Smaila.
Help me
K. D. Lang
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Per giocarmi Joni Mitchell due volte, la canzone di oggi di Joni Mitchell ve la passo cantata da K.D. Lang, che peraltro fa un signor lavoro.
Help me, I think I’m fallin’ in love again
When I get that crazy feelin’, I know I’m in trouble again
Joni Mitchell è uno di quei nomi leggendari nel rock, riconosciuti anche dai meno appassionati, che però faticano a citare il titolo di una sua canzone. Ha insegnato a tutti, più di quello che ha lasciato nelle playlist; ha creato uno stile, più di quanto abbia messo nelle classifiche, e Help me, nel 1974, fu la sua sola canzone a entrare tra le prime dieci negli Stati Uniti. C’è anche una bella canzone di Prince, The ballad of Dorothy Parker, che la cita, Help me.
She said, “Sound like a real man to me
Mind if I turn on the radio?”
“Oh, my favorite song, ” she said
And it was Joni singing: “Help me, I think I’m falling”
Ma di Mitchell parleremo ancora, appunto.
K.D. Lang ha una popolarità a sua volta ancora più strettamente nordamericana: è canadese come Mitchell, sta per compiere sessant’anni, ha fatto cose raffinate e ammirate, ha recitato, si è impegnata spesso in cause progressiste e sui diritti civili. Sempre associata a un fascino “androgino”, come si diceva quando era anomalo che una cantante si presentasse con un taglio di capelli e un look di quel tipo. E con una gran voce, soprattutto.
A un certo punto fu coinvolta in una storia rara e lieta di plagio, che per questo vale la pena di raccontare: i Rolling Stones si accorsero che la loro Anybody seen my baby (gran bel pezzo tardivo, tra l’altro) somigliava molto alla sua Constant craving, e di averla forse copiata senza rendersi conto: così la aggiunsero agli autori e lei si disse sorpresa e onorata.
K.D. Lang tende a scrivere il suo nome con le minuscole, ma se non si offende io resto nei canoni convenzionali. Se si offende, correggo tutto, ci mancherebbe. Ha pubblicato spesso cover, e diverse di Joni Mitchell. Questa – che parla del timore di andare a mettersi nei guai in una storia d’amore, perché ne abbiamo viste di cotte e di crude – è la più bella, se chiedete a me.
Help me, I think I’m fallin’ in love with you
Are you gonna let me go there by myself?
That’s such a lonely thing to do
Both of us flirtin’ around
Flirtin’ and flirtin’, hurtin’ too
Because we love our lovin’ (lovin’)
But not like we love our freedom
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