Le condanne per la gestione dell’ex ILVA di Taranto
Tra gli altri sono stati condannati Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell'azienda, e Nichi Vendola, ex presidente della Puglia
La Corte d’Assise di Taranto ha emesso le sentenze di primo grado del processo chiamato “Ambiente svenduto”, sulle irregolarità nel controllo ambientale dello stabilimento ex ILVA di Taranto. In tutto erano sotto processo 47 indagati (44 persone e tre società), tra cui Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’azienda: questi ultimi sono stati condannati rispettivamente a 22 e 20 anni di carcere. I Riva erano accusati di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari e omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.
Tra gli imputati c’era anche l’ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, che è stato condannato a 3 anni e mezzo di carcere. Vendola era accusato di concussione aggravata in concorso, per aver esercitato pressioni su Giorgio Assennato, allora direttore generale di ARPA Puglia (l’agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell’ambiente) per ottenere una modifica delle analisi sulle emissioni dell’acciaieria.
Nel giugno del 2010 l’ARPA aveva pubblicato una nota in cui proponeva di ridurre e rimodulare il ciclo produttivo dello stabilimento a causa dei risultati preoccupanti dei campionamenti sulla qualità dell’aria che avevano evidenziato valori elevati di benzopirene. Vendola è stato condannato per avere fatto pressioni su Assennato per modificare la posizione dell’agenzia sull’ex ILVA, minacciandolo di non confermare il suo incarico alla direzione dell’ARPA (in scadenza nel febbraio 2011).
L’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, è stato condannato a 3 anni di carcere con l’accusa di aver fatto pressione sui dirigenti della sua amministrazione perché concedessero l’autorizzazione all’ILVA per l’utilizzo della discarica “Mater Gratiae” per rifiuti speciali. L’ex consulente della Procura Lorenzo Liberti è stato condannato a 15 anni con l’accusa di aver accettato una tangente di 10mila euro per modificare una perizia. Giorgio Assennato è stato invece condannato a 2 anni per favoreggiamento.
È stato condannato a 4 anni di carcere anche Adolfo Buffo, ex direttore dell’ILVA di Taranto e attuale direttore generale di Acciaierie d’Italia (la società di ArcelorMittal Italia e Invitalia che controlla l’ex ILVA). Il responsabile delle relazioni istituzionali dei Riva, Girolamo Archinà, è stato condannato a 21 anni e 6 mesi, mentre l’allora direttore dello stabilimento, Luigi Capogrosso, è stato condannato a 21 anni. La Corte d’Assise ha anche disposto la confisca degli impianti dell’area a caldo dell’ex ILVA di Taranto, che però resteranno operativi fino al giudizio della Corte di Cassazione.