L’assoluzione dell’ex sindaco di Lodi, dall’inizio
La storia delle accuse, della campagna mediatica e del processo contro Simone Uggetti, al centro di un gran dibattito politico
Lo scorso 25 maggio la Corte d’Appello di Milano ha assolto l’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti dall’accusa di turbativa d’asta, a cinque anni dal suo arresto nel maggio del 2016, con una sentenza molto chiara («il fatto non sussiste») che ha ribaltato completamente la sentenza di primo grado, a seguito della quale Uggetti era stato condannato a 10 mesi di reclusione e 300 euro di multa.
Della sentenza si è parlato molto sui giornali non tanto per il ribaltamento piuttosto importante, che scagiona Uggetti dopo una lunga vicenda giudiziaria, ma soprattutto per via dell’aggressiva campagna ai suoi danni che fece all’epoca il Movimento 5 Stelle. In una lettera al Foglio, l’ex capo politico del M5S Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, si è scusato pubblicamente degli attacchi contro l’allora sindaco nei giorni successivi all’arresto, definendoli «profondamente sbagliati» e condotti con modalità «grottesche e disdicevoli».
Uggetti, sindaco del Partito Democratico eletto nel 2013, fu arrestato dalla Guardia di finanza il 3 maggio del 2016 con l’accusa di aver manipolato il bando di gara per la gestione estiva di due piscine scoperte, una nel parco Belgiardino e una in via Ferrabini, allo scopo di affidarne la gestione alla società sportiva Sporting Lodi, partecipata al 45 per cento dal comune (tramite la società municipalizzata Astem).
L’indagine, che era cominciata nei mesi precedenti e a seguito della quale erano state disposte varie intercettazioni, era stata avviata dopo la denuncia di una dipendente del Comune, Caterina Uggè, responsabile del settore Sport e Turismo, che era la persona che avrebbe dovuto scrivere il bando per le piscine e che aveva sostenuto di essere stata oggetto di pressioni indebite da parte di Uggetti e di altri, tra cui l’avvocato Cristiano Marini, consigliere della Sporting Lodi che avrebbe, secondo l’accusa, collaborato con Uggetti per modificare il bando a favore della sua società.
Marini, come Uggetti, era stato condannato in primo grado ed è stato assolto con formula piena la settimana scorsa. Lo stesso vale per gli altri due imputati del processo: Giuseppe Demuro, allora vice segretario generale del Comune, e Luigi Pasquini, procuratore speciale di Sporting Lodi.
L’arresto di Uggetti fu un evento molto mediatico: fu prelevato dalla Guardia di finanza dalla sua abitazione, e fu portato dapprima nel suo ufficio in Comune, scortato da molti agenti e alla vista di passanti e giornalisti, e poi nel carcere di San Vittore. Il sindaco rimase in carcere per dieci giorni: il 13 maggio 2016 la giudice per le indagini preliminari (GIP) Isabella Ciriaco revocò la misura di custodia in carcere e dispose gli arresti domiciliari; 25 giorni dopo, l’8 giugno, fu rimesso definitivamente in libertà, in attesa di giudizio. Il primo agosto diede le sue dimissioni ufficiali da sindaco.
Furono molto vistose e sensazionalistiche anche le reazioni politiche: sia il Movimento 5 Stelle, con Di Maio, sia la Lega, con Roberto Calderoli, organizzarono manifestazioni a Lodi, con toni giustizialisti e molto aggressivi, assecondati da diversi media e dalla maggioranza degli altri partiti.
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Le accuse
Il caso della procura contro Uggetti e gli altri si basava sostanzialmente su due elementi: le accuse di Caterina Uggè e le intercettazioni telefoniche.
Uggè sosteneva che Uggetti le avrebbe fatto “pressioni indebite” per modificare i criteri del bando di assegnazione della gestione delle piscine, e in particolare per fare in modo che i punteggi attribuiti al criterio di “radicamento nel territorio” fossero gonfiati in maniera “spropositata”. Uggè aveva sostenuto, tra le altre cose, di aver partecipato a un incontro in cui Uggetti e Marini cercarono di convincerla a cambiare il bando in favore di Sporting Lodi, promettendo il coinvolgimento nell’affare di un’altra società sportiva di proprietà della sorella di Uggè, che non era riuscita a ottenere in gestione le piscine.
Uggè avrebbe registrato quest’incontro, e per molto tempo la registrazione fu considerata come una delle prove principali della colpevolezza di Uggetti e Marini; più di recente, invece, i giornali hanno scritto che la registrazione non proverebbe granché, e che anzi l’accusa si fosse opposta due volte a farla sentire in aula.
Le intercettazioni furono invece fondamentali per convincere la GIP a disporre l’arresto di Uggetti: nelle conversazioni del mese precedente all’arresto, infatti, il sindaco avrebbe parlato in alcune occasioni con Marini di «formattare hard disk» e cancellare messaggi in chat per evitare eventuali problemi giudiziari. La possibilità che i due inquinassero o distruggessero le prove, secondo la GIP, aveva reso necessaria la misura cautelare.
In un’intervista a Repubblica dopo l’assoluzione, Uggetti ha detto che quelle conversazioni sulla distruzione degli hard disk non erano una sua «iniziativa», ma che erano state pronunciate a seguito dell’intervento «di una figura che tecnicamente si chiama agente provocatore, altrimenti non mi sarei mai mosso». Gli agenti provocatori sono figure che incoraggiano e spingono altri a commettere un crimine, ma non è chiaro a cosa faccia riferimento Uggetti.
Secondo alcuni articoli di giornale pubblicati pochi giorni dopo l’arresto, negli interrogatori davanti alla GIP Uggetti ammise di essere intervenuto nella questione del bando ma di averlo fatto soltanto per il bene della città. Al tempo queste dichiarazioni furono definite dai giornali come una “confessione” (il Fatto Quotidiano ha continuato a definirla come tale anche negli scorsi giorni), anche se nemmeno l’accusa ha mai sostenuto che l’ex sindaco abbia confessato. Questa settimana Uggetti ha detto al Riformista che negli atti processuali non c’è «una sola riga che attesti una mia confessione».
I dubbi
Alcuni commentatori notarono fin dai primi tempi che l’accusa di turbativa d’asta nei confronti di Uggetti e degli altri aveva alcune caratteristiche peculiari. Anzitutto perché riguardava somme piuttosto piccole: il valore del bando per la gestione estiva delle due piscine era di 5.000 euro all’anno per sei anni (sulla cifra i giornali non sono concordi, alcuni dicono 4.000 e altri 3.000, ma si tratta comunque di cifre basse). In secondo luogo perché era difficile stabilire quali convenienze avesse il sindaco a manipolare il bando in favore di una società del comune.
Secondo l’accusa, la partecipata Sporting Lodi aveva perso molti soldi anni prima nella gestione di un’altra piscina, la Faustina Sporting, e affidandole la gestione delle piscine estive Uggetti avrebbe cercato di far quadrare i conti del Comune. Né per Uggetti né per altri erano previsti particolati vantaggi o riconoscimenti economici dall’affare: secondo l’accusa, il beneficio per il sindaco sarebbe stato d’immagine e in ultima istanza elettorale.
Non ci sarebbero stati danni nemmeno per il Comune, che dopo aver chiesto l’aiuto di una società di consulenze avrebbe deciso di non costituirsi parte civile nel processo, perché appunto non era stato penalizzato in nessun modo dalla presunta turbativa d’asta.
Pochi giorni dopo l’arresto del sindaco, su Repubblica Gianluca Di Feo scrisse che, considerando il merito dell’indagine, la misura cautelare della detenzione appariva ingiustificata, benché il reato contestato rimanesse grave.
Tutte queste circostanze contribuirono probabilmente a rendere piuttosto lieve la condanna di primo grado, emessa nel novembre del 2018 dopo un processo durato un paio d’anni con giudizio immediato. Nelle motivazioni della sentenza depositate nel marzo del 2019, la giudice Lorenza Pasquinelli sosteneva che i quattro imputati (Uggetti, Marini, Demuro e Pasquini) fossero colpevoli di turbativa d’asta, ma che il processo avesse «portato a un sostanziale ridimensionamento delle gravità della vicenda originariamente prospettata».
In particolar modo, la giudice notava «l’assenza di interessi di utilità economica reale e personale dalla turbativa d’asta» (cioè il fatto che né Uggetti né altri avrebbero guadagnato con il reato) e che nonostante la manipolazione del bando non era stato leso l’interesse pubblico. La giudice inoltre smentiva l’idea che le due piscine estive potessero rendere molti soldi alla Sporting Lodi: le due attività avevano infatti «una scarsa redditività».
In primo grado, benché la procura di Lodi avesse chiesto pene che arrivavano a due anni e 6 mesi di carcere, la giudice era stata molto più clemente: 10 mesi e 300 euro di multa per Uggetti, 8 mesi e 300 euro di multa per Marini, 6 mesi ciascuno per Demuro e Pasquini.
Dopo la sentenza, Uggetti e gli altri hanno fatto ricorso, e la settimana scorsa sono stati assolti perché «il fatto non sussiste». Non si sa ancora cosa abbia convinto la Corte d’appello a ribaltare del tutto la sentenza, le motivazioni saranno depositate nei prossimi mesi, ma la formula d’assoluzione dice chiaramente che secondo i giudici la turbativa d’asta non c’è stata.
Dopo le dimissioni di Uggetti, il Comune di Lodi fu retto per qualche settimana dalla vicesindaca Simonetta Pozzoli, poi la città fu affidata per un anno a un commissario prefettizio. Alle elezioni del 2017, per la prima volta in più di 20 anni, vinse la Lega.