Luigi Di Maio si è scusato per gli attacchi del M5S all’ex sindaco di Lodi
Li ha definiti «grotteschi e disdicevoli», alla luce dell'assoluzione in appello di Simone Uggetti
Luigi Di Maio, ministro degli Esteri ed ex capo politico del Movimento 5 Stelle, ha scritto una lettera al Foglio in cui ha chiesto pubblicamente scusa per gli attacchi che nel 2016 il suo partito aveva rivolto a Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi, del PD.
Nel maggio del 2016 Uggetti era stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta sugli appalti di due piscine comunali; era poi stato condannato in primo grado a a 10 mesi di carcere, con l’accusa di turbativa d’asta. Il 25 maggio, però, la Corte d’Appello di Milano lo ha assolto perché “il fatto non sussiste”.
Dopo l’arresto, il M5S aveva organizzato alcuni sit-in a Lodi per spingere Uggetti alle dimissioni, a cui aveva partecipato lo stesso Di Maio, e aveva avviato una campagna molto aggressiva sui social network. Uggetti si era dimesso infine nell’agosto del 2016, dopo aver passato 25 giorni in carcere e 10 ai domiciliari.
Nella sua lettera al Foglio, Di Maio dice che l’assoluzione di Uggetti lo ha portato a riflettere sugli errori fatti in passato dal M5S, e in particolare «sull’utilizzo della gogna come strumento di campagna elettorale». Di Maio dice che tutti i partiti avevano il diritto di chiedere le dimissioni del sindaco, «ma campagne social, sit-in di piazza, insinuazioni, utilizzo di frasi al condizionale che suonano come indicative, con il senno di poi, credo siano stati profondamente sbagliati».
Con gli occhi di oggi ho guardato con molta attenzione ai fatti di cinque anni fa. L’arresto era senz’altro un fatto grave in sé, che allora portò tutte le forze politiche a dare battaglia contro l’ex sindaco, ma le modalità con cui lo abbiamo fatto, anche alla luce dell’assoluzione di questi giorni, appaiono adesso grottesche e disdicevoli.
Le scuse sono arrivate in un periodo di grandi cambiamenti all’interno del M5S, con Di Maio che si sta progressivamente allontanando dalla linea aggressiva adottata dal partito negli anni scorsi, per avere un profilo più istituzionale. Inoltre, dopo la fine del secondo governo Conte e l’ingresso del M5S nella maggioranza che sostiene il governo Draghi, si è concretizzata in modo evidente una spaccatura tra un’ala più governista e moderata del partito, quella di Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Vito Crimi e Beppe Grillo, e un’ala più radicale, di cui fa parte Davide Casaleggio, amministratore dell’associazione Rousseau, che gestisce la piattaforma omonima usata dal partito per le consultazioni online.
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